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.: Giovedì 21 novembre 2024
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Roberto Meda - SMI - |
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Qui di seguito vengono citate le principali condizioni meteorologiche che consentono cadute di neve sulle zone pianeggianti della Lombardia occidentale (diciamo dall’Adda verso W). In generale si deve premettere che la classica nevicata che colpisce queste zone è quella da “scorrimento caldo sopra cuscinetto freddo”. Precipitazioni significative si verificano solo se è presente una circolazione in quota a componente meridionale (in altri casi il NW è riparato dalla catena Alpina e rimane in “ombra pluviometrica”) e l’aria umida marittima, scavalcando la catena appenninica, scorre sopra quella fredda che ristagna nei bassi strati. Il tipico “cuscinetto freddo” del NW si forma grazie alla particolare orografia del territorio, chiuso su tre lati dalla catena alpina ed appenninica: l’aria fredda tende a rimanere “intrappolata” ed ad essere sostituita da quella più mite molto più lentamente di altre zone del nord. Il NW risulta generalmente riparato dal richiamo mite al suolo che si attiva quando la perturbazione è intensa e la depressione è caratterizzata da un forte gradiente barico. Ma come si può stabilire se è presente il “cuscino freddo” al suolo? In caso di giornate serene bisogna fare riferimento alle T massime e non alle minime: se le prime non superano i 4/5 °C le condizioni sono propizie alle nevicate, altrimenti la situazione è sfavorevole o “al limite”, ed un ruolo importante lo gioca l’orario in cui il cielo si copre, e l’umidità relativa dell’aria. E’ importante però che Ia situazione termica e igrometrica di tutta la colonna d’aria sia favorevole: bisogna perciò verificare i sondaggi termodinamici con particolare attenzione alla quota “critica” dai 400 ai 1200 mt ca. in cui la T è più elevata in certe situazioni anticicloniche causa inversioni termiche. In assenza di “cuscinetto” la neve può cadere in pianura solo in caso di avvezioni intense di aria fredda in quota. Riguardo alla sinottica più propizia, bisogna sottolineare che le nevicate più abbondanti nella pianura lombarda avvengono quando vi è la formazione di una bassa pressione con minimo al suolo in corrispondenza del golfo di Genova : la cosiddetta “Genoa low”.
Perturbazione atlantica dopo fhoen. Dopo afflusso da N-NW di aria polare o artica in quota provocato generalmente da un promontorio anticiclonico mobile, si forma uno strato di aria fredda e secca causata da fhoen, mentre in quota a 850 hPa la T si abbassa fino a –2C°/-3°C (trattasi quindi di “fhoen freddo”). Se al suo seguito sopraggiunge una perturbazione atlantica accompagnata da correnti sud-occidentali cicloniche, aria molto più umida e instabile viene trasportata verso il nord Italia. La colonna d’aria si umidifica rapidamente e, causa punto di rugiada molto basso, si raffredda molto anche la T al suolo, innalzata dal precedente fhoen. Accumuli variabili da 5 a 15 cm generalmente. Esempio recente: nevicata del 2/1/2001. Perturbazione dopo fase anticiclonica. Il “cuscino freddo” si forma ovviamente con la presenza per più giorni di un anticiclone freddo termico di matrice russa con T minime molto basse e tempo nebbioso, ma può crearsi anche, caso più frequente degli ultimi inverni, con un anticiclone “europeo” di tipo misto e cioè dinamico ma con una componente termica fino alle medie quote, con il nord-Italia che si trova in corrispondenza della parte orientale dell’HP, quella più fredda. In pianura le minime sono di diversi gradi sotto zero e le max. non oltre i 5 gradi, mentre le T in quota non devono essere troppo elevate (circa 0°C a 850 hPa) e le inversioni termiche non troppo intense alle quote medio-alte. Al sopraggiungere della perturbazione atlantica si crea uno stato di isotermia fino al suolo che consente nevicate fino al piano. Molto difficile invece che si formi il “cuscinetto” con l’HP dinamico delle Azzorre, in quanto, nonostante le fredde T al suolo, esso provoca significativi riscaldamenti in quota.
Perturbazione atlantica bassa di latitudine. Nevicata anche questa da “cuscino” ma con situazione sinottica particolare. Quando è presente un’area anticiclonica sull’atlantico settentrionale, generalmente con i massimi a NW della Scozia, il flusso perturbato si abbassa di latitudine. Questo blocco anticiclonico permette all’Europa orientale di raffreddarsi notevolmente e sovente si creano massimi anticiclonici termici che, spingendosi verso ovest, fanno affluire masse di aria fredda continentale verso il nord Italia. Il flusso atlantico basso di latitudine è caratterizzato da scarsi gradienti barici per cui le sue perturbazioni non richiamano al suolo correnti miti sciroccali. Le nevicate possono risultare significative nella zona milanese con apporti anche di 10-15 cm. Tale situazione sinottica si è verificata nel caso delle nevicate di Natale 2000 e del 17/1/01.
Fronte atlantico con avvezione di aria artica. Generalmente è presente un anticiclone “di blocco” in atlantico con asse ad W delle isole britanniche che si espande a N fino alla Groenlandia. Un vortice depressionario freddo, caratterizzato da geopotenziali molto bassi, con annesso fronte cala da N seguendo la traiettoria Gran Bretagna – Francia meridionale, avvettando aria molto fredda in quota (con T a 500 hPa di –30°C ca o meno.) di origine artica, e approfondendosi con un minimo principale o anche secondario sul golfo del leone o mar Ligure. Esempio: nevicata del 28/2/01. Accumuli possibili sui 10-15 cm, ma legati alla posizione del minimo e la sua velocità di spostamento. Sovente, in queste situazioni, o in quelle da classica “irruzione dalla valle del Rodano” (e cioè con l’asse dell’HP più a E) il minimo barico si forma più a S o SE e la Lombardia occidentale risulta esclusa o sfiorata dalle precipitazioni che si concentrano su Emilia, Toscana e parte del Triveneto (caso del 28/2/04). Nevicata da afflusso freddo in quota. Quando l’HP atlantico si sposta verso NE stabilendo il suo asse in direzione SW-NE ed i suoi massimi sul nord Europa, generalmente si “scava” una depressione sul bacino occidentale del mediterraneo. Tale depressione, approfondendosi, tende a risucchiare aria, via via più fredda in quota, di origine artica, che spesso predomina sul richiamo più mite da S. Sono i casi in cui talvolta la precipitazione inizia piovosa in quanto vi è assenza di cuscinetto freddo nei bassi strati. L’afflusso di aria fredda alle medie quote riesce a modificare il profilo termico di tutta la colonna d’aria. Nel caso la T a 850 hPa sia almeno di –5°C e le precipitazioni intense, l’aria fredda viene trascinata verso il basso provocando una repentina diminuzione delle T negli strati prossimi al suolo, e la caduta di neve fino a quote pianeggianti. L’accumulo risulta comunque limitato: 5-10 cm anche perché le nevicate si verificano verso la fine dell’episodio. Tipici esempi recenti le nevicate del 15/2/02, 19/2/04, e 11/3/04. Retrogressioni da Est. Queste rare configurazioni vedono sempre una forte presenza anticiclonica tra Russia e Scandinavia che provoca un afflusso di aria fredda continentale a tutte le quote. Un vortice depressionario spinto da forti correnti orientali si muove con moto “retrogrado” dai balcani verso l’Italia settentrionale, e spostandosi fino ad W delle alpi, inizia a richiamare forti correnti sud-occidentali cicloniche in direzione dell’Italia. Sul NW persiste un forte cuscinetto di aria fredda , creatosi con l’aria gelida da Est dei giorni precedenti e che difficilmente può venire scalzato dagli afflussi miti al suolo che invece trasformano la neve in pioggia in altre zone. Con questa situazione le nevicate posso risultare abbondanti con 20-25 cm. L’ultima volta che si è presentata una simile situazione è stato nel Febbraio 1991. Decisamente diverso il caso del 13/12/01 che so può catalogare come rarissimo FF da E-NE con goccia freddissima in quota, e breve nevicata da sollevamento forzato dell’aria umida presente in PP. Ciclogenesi mediterranea da afflusso freddo. E’ il caso dell’85 ma anche dei 2 inverni successivi. Questa è in assoluto la più estrema, ma anche la più rara delle situazioni favorevoli alla neve a Milano e su tutta la pianura padana. In seguito allo sviluppo di un potente ponte anticiclonico tra l’atlantico e la Russia, vengono richiamate dall’Europa orientale masse d’aria continentale o artica che si muovono di moto retrogrado verso W in direzione dell’Europa centrale e occidentale. Le masse d’aria gelida continentale possono incontrare infiltrazioni di aria più mite, ma molto umida, di origine atlantica e lo scontro, che avviene sempre nel mediterraneo, mare piuttosto caldo anche d’inverno, crea una ciclogenesi ampia e poderosa, alimentata da aria molto fredda, che di solito colloca il proprio minimo sulla Francia meridionale. Le nevicate cadono abbondanti su tutto il nord ed in Lombardia si possono registrare accumuli anche fino a 30-40 cm e oltre. Configurazione simile, anche se un po’ attenuata il 30-31/12/96 con 25-30 cm in città. Bibliografia Breviario Meteo di Nicola Gelfi, Ed. Starrylink.
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