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.: Venerdì 22 novembre 2024
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Matteo Dei Cas |
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Una nevicata in condizioni "al limite" è una condizione difficile per un previsore e non rare volte conduce ad insuccessi. La battaglia corre sul filo di pochi decimi di grado di temperatura o di alcune decine di metri di altitudine. Altre volte è l'esposizione alle correnti ad avere un peso determinante, per cui due località in un fondovalle o in collina distanti anche pochi chilometri possono manifestare una fenomenologia differente. Insomma riusicre a stabilire con precisione se e dove nevicherà è un'impresa difficile quando le condizioni termoigrometriche della colonna d'aria si trovano "in bilico". Gli stessi modelli ad area limitata (LAM) devono essere interpretati avvalendosi dell'esperienza arricchita con lunghi anni di osservazione del fenomeno. Può risultare utile talvolta cercare similitudini e diversità con episodi del passato, come ad esempio quello descritto in questo articolo. L'approccio di previsione dell'evento nevoso in pianura deve sempre prendere in considerazione le condzioni del binomio temperatura-umidità e la disposizione dei vettori vento nello strato compreso tra la superficie di 850 hPa (1300-1500 metri) ed il livello del mare. Questa analisi non è sufficiente ed occorre valutare le condizioni degli strati intermedi della colonna d'aria, ovvero nelle superficie di 925 e 950 hPa che in questo caso specifico corrispondevano rispettivamente alle quote di circa 750 e 550 metri. In questo modo riusciamo a "sezionare" la colonna in più punti critici, ma anche questo non sempre conduce a risultati soddisfacenti. Occorre infatti valutare l'intensità delle precipitazioni previste, potendo queste raffreddare l'aria fino a conservare il fiocco di neve anche 800-1000 metri al di sotto dello zero termico. Ho seguito questa procedura per proporre un mio prospetto di previsione della quota neve a 48 ore di distanza dall'evento. La seguente immagine evidenzia la mia ipotesi di neve in pianura su tutto il Piemonte con limite sul Centro-Ovest Lombardia lungo l'asse del Ticino e del Seveso. Sui rimanenti settori ho definito una nevicata altimetrica con quote crescenti procedendo verso le Orobie, escludendo la neve in pianura anche nelle prime fasi del peggioramento ad Est della linea Como-Milano-Piacenza. Di fatto la nevicata, pur rispettando questo orientamento, ha sconfinato nelle zone pianeggianti del Bergamasco a cavallo della linea dell'Adda superando così le mie aspettative. | 10 Dicembre 2008, ore 03Z - 15Z - WRF: Previsione temperature e vento ad 850, 925 e 950 hPa La neve ha raggiunto il Capoluogo Lombardo sconfiggendo l'isola di calore urbano. Possiamo addirittura osservare a distanza di oltre 12 ore dalla nevicata ancora un discreto accumulo di neve sui tetti e nei prati in pieno centro, in prossimità del Castello Sforzesco. | 10 Dicembre 2008, Ore 23:36 - Milano, Castello Sforzesco - FONTE: www.milanocam.it Milano imbiancata non era certamente nella mia immaginazione. Quali fattori avrebbero trasformato la prevista nevicata altimetrica consentendo addirittura ai fiocchi di attecchire tra il calore emanato dai palazzi e dalle strade della metropoli? | La configurazione barica sull'Europa evidenzia un importante scambio meridiano con aria artica marittima che irrompe nel Mediterraneo evocando una risposta ciclonica subtropicale dall'Entroterra Libico. Una situazione, questa, foriera di un pesante guasto delle condizioni del tempo, più tipica del tardo autunno. La seguente mappa rievoca l'arrivo di abbondanti piogge sopsinte da forti correnti meridionali. Con il 10 Dicembre è infatti iniziata un'ondata di forte maltempo su tutta l'Italia. La nevicata sulla Pianura Padana Centro-Occidentale ha rappresentato soltanto il "primo atto" dello scena perturbata. | 10 Dicembre 2008 - Analisi GFS pressione al suolo e geopotenziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de La seguente animazione relativa al peggioramento nevoso rappresenta il fronteggiarsi tra masse d'aria nei bassi strati, in particolare l'intensa risposta meridionale evocata dalla discesa fredda. E' evidente la risalita del fronte caldo verso la Pianura Padana nella mattinata del 10 Dicembre, seguito a sua volta da una linea frontale "quasi stazionaria". E' notevole la risalita di un canale di aria umida ed instabile lungo il Tirreno, sede dei temporali rigeneranti che hanno flagellato per molte ore le coste del Lazio. L'evoluzione sinottica nel bacino del Mediterraneo sembra assomigliare più ad una fase perturbata autunnale in "vecchio stile" che non ad un peggioramento prettamente invernale. | Le condizioni sinottiche a scala continentale a prima vista non deponevano all'arrivo della neve a quote di pianura, tanto più sapendo che il peggioramento non seguiva un'irruzione fredda di rilievo. Le condizioni esistenti prima dell'arrivo della perturbazione provenivano da un paio di giorni di tempo stabile caratterizzato da nebbie ed inversioni termiche sulla Bassa Pianura. Sulle Prealpi invece un lieve flusso di aria fresca nordatlantica (mPk) aveva sostenuto qualche ora di Föhn limitato solamente alla Fascia Pedemontana. | A quanto pare l'effetto del vento di caduta, tra l'altro accompagnato da qualche modesto picco termico, ha seccato la colonna d'aria di quel tanto che è bastato per creare le condizioni favorevoli alle nevicate a bassa quota. | Era mattina presto quando gran parte della nostra Regione si è risvegliata sotto una coltre di neve che ha letteralmente trasformato il paesaggio. Un colpo d'occhio alle carta delle temperature in Real Time mi ha subito permesso di rendermi conto che la neve aveva imbiancato più di metà della Lombardia, spingendosi forse oltre le attese con i suoi valori vicini allo 0°C fino alle porte di Bergamo. Vedendo le temperature già nettamente positive nel Bresciano pensavo al "verde aspetto" della Pianura Padana Sudorientale, dove chi si recava al lavoro non avrebbe dovuto fare i conti quella mattina con i disagi arrecati dalla praticabilità delle strade, resa difficoltosa soprattutto dagli automobilisti sempre meno abituati a vedere la "Dama Bianca" in città. | I dati raccolti dai Collaboratori del CML nelle misurazioni su tavoletta dell'accumulo nevoso caduto nelle 24 ore sono stati rielaborati da Bruno Grillini nella seguente mappa, che ricostruisce la distribuzione della neve sulla nostra Regione. Il primo colpo d'occhio rende l'idea della differenza climatologica tra l'Ovest e l'Est della Lombardia con il consueto accumulo decrescente, tipico delle nevicate "al limite" e "da raddolcimento". La neve si è addirittura spinta verso oriente oltre le mie attese, superando di alcuni chilometri la linea dell'Adda, pur senza accumuli al suolo. In sede previsionale credevo che la "striscia gialla" si sarebbe collocata all'incirca attorno al fiume Seveso, tagliando in due la Brianza ed il Milanese con un primo avamposto nevoso sul Comasco. Quanto di fatto accaduto indica invece che il cuscino freddo si è sviluppato e ben conservato più del previsto, grazie all'assenza del richiamo mite da SudEst e del ritardo del vento di gradiente in discesa dalle Prealpi. Mentre sul Mantovano e Bresciano è piovuto fin dall'inizio dell'evento, la precipitazione si è presentata subito con i suoi connotati nevosi nel Pavese e nelle zone limitrofe al Piemonte. In queste zone i primi fiocchi caduti nella sera precedente su un suolo ancora gelido sono subito attecchiti accumulando un manto nevoso di oltre 20 cm. Nella tarda serata le prime pioviggini hanno in meno di un'ora ceduto il passo alla neve che è caduta tutta notte sul Varesotto, Comasco, Milanese e Lecchese e Lodigiano. L'altezza dell'accumulo è decresciuta ovviamente da Ovest verso Est con accumuli che dai 10-20 cm sono scesi sotto i 5 cm, fatta eccezione per i microclimi particolari come quello varesotto in risalto come sempre grazie all'elevata nevosità della Valganna. Si è potuto osservare il relativo influsso mitigatore dei Laghi Maggiore e di Como, mentre è risultata di particolare rilievo l'altimetria. Le zone collinari (Pedemontana Comasca e Brianza Lecchese) si sono infatti distinte per accumuli leggermente maggiori, mentre ovviamente la neve è sovrastata in montagna con accumuli superiori ai 50 cm caduti nella sola giornata di Mercoledì 10 Dicembre. Come era nella logica la nevicata, pur avendo essa stessa creato un cuscinetto freddo relativamente valido, si è presentata nelle zone "più al limite" con un taglio altimetrico. Infatti la conservazione del fiocco di neve è maggiormente avvantaggiata nell'attraversare spessori omotermici debolmente positivi resi più sottili dall'elevazione del suolo. Ovviamente l'altimetria non è stata una variabile di rilievo nelle pianure e nelle conche dei settori Ovest e SudOvest della Lombardia che, essendo tradizionalmente "produttrici di freddo", hanno beneficiato di una nevicata "da raddolcimento". | 10 Dicembre 2008 - Accumuli di neve in Lombardia - Elaborazione di Bruno Grillini sulla base dei dati della rete stazioni CML La seguente mappa ha riportato in via del tutto eccezionale, data l'omotermia nei bassi strati, le temperature massime su tutta la regione senza escludere le aree montuose, che invece di solito sono "oscurate" per l'impossibilità di rappresentare i valori che diminuiscono rapidamente con l'altezza. La distribuzione delle temperature più elevate raggiunte nel corso della giornata descrive significativamente lo sviluppo o meglio ancora la resistenza del cuscino freddo che si era formato, per l'appunto grazie alla caduta stessa della neve. L'andamento dell'isoterma di 2°C ha ricalcato grossolanamente la linea di confine della massa d'aria che ha consentito le nevicate sulle zone di pianura. E' alquanto evidente l'ingresso dello scirocco, presente tra l'altro fin dall'inizio del peggioramento, nel settore orientale della Lombardia condiviso dalle provincie di Brescia, Cremona e Mantova. In queste zone, pienamente coinvolte dal richiamo da SudEst, la via di raffreddamento ad opera delle precipitazioni si è dimostrata del tutto insufficiente, per cui la temperatura ha raggiunto nel corso della serata valori addirittura prossimi agli 8°C. Una situazione radicalmente opposta si è verificata tra il Pavese e le zone limitrofe all'Alessandrino che, essendo protette dall'Appennino, hanno conservato temperature prossime allo 0°C per tutta la giornata. Ancora una volta le condizioni di riparo o di esposizione al richiamo mite offerte della morfologia del Catino Padano, hanno diviso in due la Lombardia, rappresentando così il parametro decisivo di una nevicata "al limite" che ha privilegiato i settori occidentali. | 10 Dicembre 2008 - Temperature massime in Lombardia - Elaborazione di Bruno Grillini sulla base dei dati della rete stazioni CML Il ruolo principale della termodinamica di una situazione nevosa al limite è giocato dalla quota della Temperatura di Bulbo Bagnato o Wet Bulb. Questa grandezza indica il massimo raffreddamento dello strato d'aria dovuto all'evaporazione delle precipitazioni fino alla completa saturazione di vapore e quindi tutto il calore latente sottratto all'ambiente durante il passaggio di stato da liquido a gassoso. In una colonna d'aria il Wet Bulb pari a 0°C rappresenta lo Zero Termico Potenziale raggiungibile con l'arrivo delle prime "serie" precipitazioni. Ma non finisce qui: anche una volta raggiunta la saturazione della colonna d'aria, la neve può continuare a cadere in uno strato d'aria a temperatura compresa tra 0 e 0,5°C anche dello spessore di alcune centinania di metri. Questo dipende dall'intensità delle precipitazioni e quindi dal calore latente di fusione della neve che raffredda ulteriormente una colonna d'aria ormai satura di vapore. In altre parole quando ormai la saturazione dell'aria non consente più l'evaporazione delle precipitazioni, l'unico processo di raffreddamento adiabatico è rappresentato dall'assorbimento del calore latente di fusione. Inoltre una maggiore quantità di ghiaccio fuso in un determinato lasso di tempo richiede una quantità di calore proporzionalmente più elevata. Questo spiega l'alternarsi delle precipitazioni solide e liquide: quando aumenta il rateo di piovosità (Rain Rate) la neve può raggiungere il suolo ed "attecchire" mentre quando diminuisce prevalgono la pioggia o la pioviggine. L'intensificazione delle precipitazioni permette al fiocco di neve di superare un maggiore spessore d'aria con Wet Bulb positivo, e di raggiungere il suolo prima della sua completa fusione. Nel nostro caso le precipitazioni non sono certamente mancate: possiamo osservare nella seguente animazione Radar i nuclei nevosi risalire per tutta la notte dal Mar Ligure sospinti dalle "correnti portanti" in media troposfera (Level Guide)pienamente meridionali. Si è trattato di una precipitazione moderata ma continua che, pur essendo iniziata in diversi casi sottoforma di pioggia, ha permesso rapidamente un buon raffreddamento dei bassi strati fino a formare al momento stesso della nevicata "una sorta" di cuscino freddo. | Entriamo ora ad esaminare nei dettagli le condizioni della colonna d'aria avvalendoci del Radiosondaggio di Milano Linate, raffigurato nella successiva animazione relativa al periodo 9 Dicembre ore 12Z - 10 Dicembre 12Z. La situazione di partenza evidenzia una colonna d'aria complessivamente secca, sia pure in misura minore nei bassi strati. Possiamo osservare due inversioni termiche che sormontano aria più umida, di cui la più consistente a circa 1800 metri di quota testimonia l'aumento della nuvolosità stratocumuliforme innocua che ha caratterizzato il pomeriggio della vigilia della nevicata. Una seconda inversione, meno marcata, era collocata invece attorno ai 600 metri ed era quella che destava qualche dubbio circa l'integrità termoigrometrica della colonna per la conservazione della neve fino al suolo. Attorno alla mezzanotte, con l'arrivo delle prime importanti precipitazioni, il profilo è radicalmente cambiato per rimanere quasi inalterato fino al primo pomeriggio del giorno successivo. Quasi tutta la colonna si è raffreddata per sottrazione del calore latente di evaporazione dall'ambiente: un processo che è proseguito fino alla completa saturazione di vapore. Le curve di stato della Temperatura e del Dew Point si sono avvicinate fino a coincidere con il Wet Bulb seguendo un profilo quasi parallelo alle isoterme. Si è quindi creato uno strato d'aria in condizioni di omotermia con temperature prossime a 0°C, condizione che ha permesso alla neve di cadere fino in pianura. | I seguenti tabulati del Radiosondaggio espongono in dettaglio l'andamento delle condizioni termoigrometriche con la quota. Si osserva nello stato iniziale una quota di Zero Termico effettivo a circa 800 metri ed uno potenziale (Wet Bulb 0°C) collocabile a circa 500 metri. Nel corso della notte si è invece creato uno spessore omotermico di oltre 1000 metri con discesa dello Zero Termico al di sotto dei 500 metri, cioè della "quota potenziale" calcolata 12 ore prima. Questo fatto si spiega con l'aggiunta di un raffreddamento ulteriore a quello ottenuto con l'evaporazione delle prime precipitazione, avvalorando l'ipotesi di una discesa del potenziale correlata alla massa dei fiocchi di neve che si sono fusi durante la caduta. Il calore latente di fusione ha proseguito il raffreddamento iniziato ad opera del calore latente di evaporazione, permettendo così alla neve di vincere uno strato spesso strato omotermico fino a livelli di qualche centinaio di metri inferiore allo stesso Zero Termico Potenziale (WB0). Un fatto questo che è noto nell'osservazione diretta del fenomeno: quando le precipitazioni si intensificano la neve cade a larghe falde, mentre quando si indeboliscono la neve diventa mista a pioggia o addirittura si riduce ad una pioviggine. A questo punto possiamo affermare che le condizioni della colonna d'aria erano davvero "in bilico", così come testimoniato in effetti dal frequente passaggio neve/pioggia correlato all'intensità dei fenomeni. Ovviamente elevandosi anche poche centinaia di metri, a quote collinari ad esempio, si riduceva lo strato omotermico favorendo la nevicata anche con precipitazioni meno intense. Questo spiega la crescita del manto nevoso con la quota altimetrica, un effetto sempre presente nelle nevicate "al limite". | Il raggiungimento e soprattutto il mantenimento di un equilibrio termoigrometrico così precario può essere rapidamente sconvolto da una minima corrente d'aria mite nei bassi strati. Oltre all'importante effetto dello scirocco si aggiunge talvolta, a ridosso delle Prealpi, un richiamo settentrionale (soprannominato "Borino") che per caduta riscalda adiabaticamente l'aria con effetto altrettanto deleterio sull'integrità della colonna d'aria. Al contario, le correnti sudoccidentali provenienti dall'Oltrepo e dal Basso Piemonte avvettano aria più fredda e non inibiscono le precipitazioni, consentendo quindi accumuli nevosi apprezzabili sull'Alta Pianura. Possiamo a questo punto comprendere quanto sia importante nella previsione anche lo studio della dinamica nei bassi strati, in particolare la distribuzione della pressione e quindi l'orientamento e l'intensità dei vettori del vento. | Il primo scatto della seguente animazione evidenzia la ciclogenesi sui mari circostanti le Baleari nel pomeriggio di Martedì 9 Dicembre. La depressione si è quindi approfondita raggiungendo la Costa Azzurra, per fermarsi quindi sullo stesso posto nel corso della giornata. La posizione costante e piuttosto occidentale del minimo, tra l'altro non molto profondo, ha comunque evocato una risposta delle correnti di scirocco sui settori orientali della Pianura Padana. Il flusso sudorientale comunque non è riuscito a sfondare ad Ovest del corridoio compreso tra l'Adda e l'Oglio e questo ha certamente "giocato a favore" per le nevicate sui settori centro-occidentali. L'assenza di "uno scirocco spinto" non ha creato un riempimento di massa entro la chiostra alpina, per cui nel corso della giornata la pressione è calata costantemente sulla Pianura Padana. In questo modo si è attenuato il dislivello barico ed anche l'intensità dei vettori del vento nei bassi strati, per cui tra Varesotto e NordOvest-Milanese si è spento il "Borino" che durante la mattinata aveva riscaldato l'aria nei bassi strati tramutando a tratti la neve in pioggia. Nel primo pomeriggio la stessa variazione del campo di pressione ha invece richiamato una mite ventilazione di caduta dall'Alto Lario proprio mentre le precipitazioni calavano di intensità per l'allontanamento del fronte caldo. Il "Borino" ha quindi conquistato, dopo un'alternanza di neve e pioggia, anche parte delle provincie di Como e di Lecco ponendo definitivamente fine alla fugace visita della "Dama Bianca". In questi settori, durante la mattinata, la ventilazione era rimasta invece costantemente debole e di direzione variabile con qualche refolo da SudOvest che aveva lasciato affluire aria più fresca dalla Bassa Pianura Piemontese. Riassumendo quanto descritto, il complesso quadro dei fenomeni a scala regionale è stato tracciato non solo dall' attenuazione del dislivello barico, ma anche dall'evoluzione del minimo che questa volta non è riuscito a spingersi nel braccio di mare compreso tra la Liguria e la Corsica. | Il seguente quadro evidenzia la circolazione delle masse d'aria nei bassi strati durante le fasi principali del peggioramento. La grandezza presa in esame è la temperatura equivalente potenziale (THETA) in quanto essa, oltre standardizzare la condzione termica in quota al livello della pianura, esprime il contenuto di vapore specifico presente alla superficie di 850 hPa. Le condizioni che favoriscono le nevicate sono quelle di THETA "più basso" evidenziate dalle mappe in colore violetto. Possiamo notare prima dell'arrivo delle precipitazioni un canale mite "prefrontale" sulla Pianura Padana centro-occidentale che è stato sostituito nel corso della nottata da un potenziale più basso in entrata da SudEst. Questo ingresso potrebbe trarre in inganno lasciando intuire ad un richiamo di aria fredda proveniente dalla Pianura Orientale. In realtà durante l'evento non si è verificata assolutamente alcuna avvezione fredda, ma al contrario uno scorrimento di aria più umida e mite annessa ad un fronte caldo. La caduta del potenziale è solamente attribuile all'arrivo delle prime precipitazioni che per l'appunto hanno raffreddato per evaporazione i bassi strati consentendo quindi la formazione di un "cuscino" di aria fredda. L'invasione di aria mite si è invece fatta sentire già nelle prime ore del mattino sui settori orientali della Pianura Padana tra Est Lombardia, Veneto ed Emilia con temperature che si sono rapidamente innalzate ostacolando le nevicate fin dalla prima fase del peggioramento. La corrente sudorientale non è comunque riuscita a spingersi oltre la linea dell'Adda e questo ha consentito una relativa conservazione del cuscino freddo, specialmente sui settori ad Ovest del Ticino. In queste zone tuttavia nel corso del pomeriggio le precipitazioni si sono attenuate grazie ad una lieve corrente settentrionale richiamata dal minimo depressionario. Il vento di caduta dalle Prealpi, pur essendo di intensità molto debole, ha rimescolato leggermente l'aria nei bassi strati a partire da Nord, lasciando come di consueto le "sacche di aria più fredda" sul Piemonte Sudoccidentale. In queste zone le condizioni termodinamiche favorevoli alle nevicate in pianura si sono conservate per l'intera giornata. | 9-10 Dicembre 2008, ore 21Z - 15Z - BOLAM: Previsione vento e THETA ad 850 hPa Concludiamo la reanalisi della dinamica in bassa troposfera commentando brevemente le condizioni potenziali di vorticità. I nuclei vorticosi ciclonici infatti, non sono solo centri di convergenza che richiamano masse d'aria nei bassi strati, ma soprattutto zone di innesco dinamico dei moti verticali ascendenti. La nuvolosità, le precipitazioni ed il vento tendono infatti ad intensificarsi in corrispondenza di questi centri di convergenza a mesoscala. Il quadro rappresenta infatti una condizione potenzialmente vorticosa su tutta la Pianura Padana del tutto coerente con lo sviluppo dei fenomeni che hanno interessato in particolar modo le terre d'Oltrepo. E' quanto mai evidente la presenza nel corso della mattinata di un intenso nucleo vorticoso sull'Appennino Ligure, alle spalle di Genova. Questo spiegherebbe la nevicata che ha coinvolto i quartieri alti del Capoluogo Ligure sia per il richiamo da Nord dell'aria fredda presente nell'entroterra che per l'intensità delle precipitazioni, due variabili sicuramente favorite dalla potenziale vorticità nei bassi strati. | 9-10 Dicembre 2008, ore 21Z - 15Z - BOLAM: Previsione Temperature e Vorticità Potenziale ad 850 hPa La dinamica nei bassi strati è stata certamente più complessa di quella che ho delineato sopra. Ogni località infatti è diversamente soggetta all'esposizione delle correnti, per cui soprattutto in queste condizioni si può osservare il passaggio da pioggia a neve anche a distanza di pochi chilometri. In sede di previsione è utile avvalersi di Modelli ad Area Limitata (LAM) caratterizzati dal minore passo di griglia possibile e quindi maggiore risoluzione. Nonostante la disponibilità dei più sofisticati modelli matematici, assume sempre maggiore importanza l'esperienza acquisita dalla persona che vive sul posto ed osserva i fenomeni creando una casistica del proprio microclima. A questo scopo risulta quasi indispensabile il riesame dei parametri tracciati da una Rete di stazioni meteorologiche il più possibile capillare sul nostro Territorio. | Il riesame strumentale dell'andamento termico nel Lecchese si è rivelato particolarmente interessante proprio perchè in queste condizioni di omotermia e di scarsissimo irraggiamento avremmo in teoria dovuto riscontrare tracciati sovrapponibili e simile comportamento della nevosità. Ciò nonostante l'andamento della temperatura si è dimostrato differente, in quanto influenzato dalla microcircolazione. La stazione di Lecco è installata nel centro cittadino ad una quota di 20 metri, quindi al margine superiore della bolla urbana di calore. Possiamo subito notare una temperatura altalenante sempre positiva coerente con l'accumulo nevoso che, disturbato dalle frequenti fase piovose, è riuscito a mala pena a raggiungere il centimetro. | 9-10 Dicembre 2008 - Temperatura e Dew Point - Lecco Centro - rete CML Stazione meteo di meteolecco.it - Elaborazione di Matteo Negri Il capoluogo lecchese conserva un clima particolarmente mite, sia nel rapporto con le aree urbane di capoluoghi ben più densamente popolati come Milano, ma anche nel confronto con le vicine zone limitrofe adagiate sulle sponde del Lago. Per questa ragione ho scelto il confronto con Valmadrera, un punto di osservazione semi-urbano che dista poco più di 3 km in linea d'aria dalla stazione meteo di Lecco centro. Possiamo osservare nel seguente tracciato un calo importante a partire dall'una di notte con l'arrivo delle prime serie precipitazioni fino a valori prossimi allo 0°C che si sono conservati per tutta la mattinata, consentendo un modesto accumulo nevoso di 3-4 cm. Ebbene la diminuzione della temperatura a Lecco si è manifestata più gradualmente e comunque in maniera meno consistente, dati i valori costantemente positivi. | 9-10 Dicembre 2008 - Temperatura e Dew Point - Valmadrera (LC) - rete CML Stazione meteo di Matteo Dei Cas - Elaborazione di Matteo Negri L'unico punto comune ai due tracciati riguarda l'altalena dei minimi relativi delle temperature, dovuti per l'appunto al passaggio a precipitazioni più intense e al maggior raffreddamento "da fusione" che ha consentito alla neve di prendere temporaneamente il sopravvento sulla pioggia. Rimane quindi da comprendere lo "scostamento medio" della temperatura, il cui significato è ricercabile nella diversa esposizione orografica delle due stazioni alla ventilazione. Il caso di Lecco rappresenta pienamente una condizione di equilibrio termico precario dei bassi strati della colonna d'aria. Possiamo infatti notare un richiamo settentrionale con effetto di riscaldamento adiabatico quasi sempre presente, intervallato da alcune ore di ventilazione meridionale che ha favorito una fugace visita della neve in città. Gli attimi di relativa calma sono davvero rari e comunque anche la debole ventilazione da SudSudest ha in qualche modo contribuito a rimescolare l'aria impedendo una piena stratificazione del freddo al suolo. La mitigazione causata del vento è risultata particolarmente vistosa a partire dalla tarda mattinata quando le raffiche da Nord oltre i 30 km/h hanno definitivamente risollevato la temperatura, scovolgendo il precario equilibrio dell'omotermia. La pioggia ha quindi preso il sopravvento cancellando ogni accumulo di neve al suolo. | 9-10 Dicembre 2008 - Direzione ed intensità del vento - Lecco Centro - rete CML Stazione meteo di meteolecco.it - Elaborazione di Matteo Negri Una situazione del tutto differente si è invece presentata a Valmadrera, adagiata in un canale orografico che ostacola in modo importante o meglio costringe la microcircolazione a seguire un percorso obbligato. Si osserva infatti la totale assenza del richiamo settentrionale, al contrario sostituita da una debole brezza da SudOvest intervallata da momenti di calma. Valmadrera è stata quindi non solo protetta dalle correnti miti in caduta dai monti circostanti il Bacino del Lario, ma ha beneficiato di una lieve avvezione fredda proveniente dalle vicine ed innevate località della Brianza. | 9-10 Dicembre 2008 - Direzione ed intensità del vento - Valmadrera (LC) - rete CML Stazione meteo di Matteo Dei Cas - Elaborazione di Matteo Negri La reanalisi del "caso lecchese" rende bene l'idea della complessità di un microclima, particolarmente evidente in condizioni di così fragile equilibrio. Possiamo immaginare quanto possano essere numerose nell'ambito di una sola Regione le situazioni microclimatiche simili a quella sopra descritta. Queste realtà locali emergeranno di volta in volta in condizioni meterologiche "particolarmente delicate" attraverso un'accresciuta esperienza sulla base di osservazioni a vista e soprattutto strumentali. | Questo evento nevoso è sopraggiunto senza una precedente e significativa irruzione di aria fredda, per cui le condizioni termiche al suolo sembravano apparentemente limitate, fatta ovviamente eccezioni dei casi di freddo tradizionalmente autoprodotto dalle inversioni termiche in alcune localita della Lombardia occidentale e delle zone limitrofe. In realtà un debole e limitato "effetto favonico" è riuscito ad abbassare l'umidità in alcuni strati della colonna d'aria consentendo di raggiungere un profilo di omotermia con l'avvento delle prime precipitazioni. In queste condizioni tuttavia è piuttosto difficile comprendere a priori dove si potrà collocare il confine della nevicata a quote di pianura, risultando questo influenzato dalla conservazione di un equilibrio termodinamico delicato. Le variabili più importanti da considerare anche alla luce di una futura "nevicata al limite" sono essenzialmente due. - L'esposizione o il riparo alle correnti miti nella colonna d'aria compreso tra il suolo e le superficie di 950, 925 ed 850 hPa. Nelle condizioni più precarie, come per l'appunto quella descritta in questo articolo, è sufficiente un lieve e temporaneo richiamo mite per deteriorare rapidamente ed in modo significativo la colonna d'aria. Tutto questo può avvenire come vuole la tradizione sui settori orientali della Lombardia, essendo pienamente esposti allo Scirocco. D'altra parte anche diverse zone della Pedemontana Prealpina possono risultare soggette ad un richiamo settentrionale - mitigato per caduta e riscaldamento adiabatico - in direzione di un minimo orografico posizionato sul Mar Ligure. E' quindi essenziale verificare sempre l'andamento della distribuzione della pressione al suolo, avvalendosi anche della conoscenza del comportamento del micrcolima in ciascuna condizione barica. - La presenza di precipitazioni significative potenzia il raffreddamento nei bassi strati ed autoesalta la conservazione del fiocco di neve fino a raggiungere il suolo. Da questo studio è comunque emerso che l'intensità delle precipitazioni non raffredda sempre in modo del tutto sufficiente i bassi strati, essendo questo processo talvolta vanificato dall'ingresso di correnti miti. L'arrivo di nuclei precipitativi intensi garantisce pertanto una buona nevicata in "condizioni limite" solo qualora la ventilazione sia molto debole o comunque proveniente da territori caratterizzati dal ristagno di aria più fredda. |
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