Le grandi nevicate della seconda metà del ‘900
Il giro di boa del XX secolo fu contraddistinto da un Inverno piuttosto anonimo, il 1950/1951, il quale offrì pochi spunti d’interesse, se non una breve ondata di gelo sul finire della seconda decade di Dicembre, con una minima assoluta di -7.8°C in città.
Anche le due stagioni successive trascorsero senza colpi ferire, mentre nel 1953/1954 tornò una circolazione barica che era divenuta piuttosto frequente negli anni ’30.
Tutto iniziò con la solita meridianizzazione dell’Anticiclone delle Azzorre in pieno Atlantico, con una propaggine sull’Europa settentrionale, lungo il cui bordo meridionale scorsero gelide correnti artico-continentali. Esse diedero la spinta per una ciclogenesi sul Mediterraneo centro-occidentale, con un minimo ad ampio raggio che il 5 Febbraio trovò perno poco a NE delle Baleari.
La mattina del 4 Febbraio 1954, Pavia si risvegliò con -3.5°C, mentre la massima salì solo a -0.6°C. Il giorno 5 la minima crollò a -7.4°C, mentre la massima fu quella di mezzanotte, -2.6°C: a fine giornata l’altezza del manto raggiunse i 47cm: ecco 3 testimonianze dell'epoca:
L'inverno 1954/1955 trascorse tranquillo, senza i grandi scossoni indotti dalle gelide discese artico o polari continentali.
Nella stagione 1955/1956, invece, si presentò un’altra, poderosa ondata di gelo artico-continentale, la quale andò a raggiungere per intensità quella terribile del 1929.
Maggiormente in dettaglio, l’Inverno partì con un Novembre già piuttosto freddo, che registrò la sua prima minima negativa il giorno 17: l’apice dell’ondata si verificò la mattina del 27, con -4.7°C in città.
Dicembre 1955 trascorse con una temperatura media superiore alla norma di quasi un grado e mezzo, con poche gelate, tutte confinate alla terza decade: idem Gennaio 1956 che, pur mostrando più frequentemente una colonnina sottozero, chiuse i battenti con un gap positivo di quasi 1°C.
Ed ecco giungere al mese della grandiosa ondata di gelo del ’56: Febbraio.
Essa fu caratterizzata dalla pressoché totale mancanza di un episodio di “Stratwarming”, fenomeno che invece andò ad innescare la grande ondata di freddo del 1985 (come vedremo nella terza parte).
La circolazione sull’Europa assunse tutti i caratteri dell’eccezionalità: l’Anticiclone Russo-Siberiano si presentò in forma smagliante, così come volenterosa fu la tendenza dell’alta pressione azzorriana a spingersi fino alle latitudini polari.
Già durante i primi giorni di Febbraio molte località italiane batterono i denti, a causa dell’erezione di una stretta area anticiclonica che si distese lungo i meridiani tra Scandinavia ed Azzorre, con perno sulla Norvegia settentrionale: un potente nucleo d’aria artica-continentale poté allora scendere lungo il bordo orientale dell’alta pressione, ed abbattersi sull’Italia: il giorno 2 l’isoterma di -16°C ad 850hPa avvolse tutto il nord-Italia: il 3 Febbraio Dobbiaco toccò i -27.4°C.
Il gelo continuò ad assediare il nostro bel paese, e trovò l’apice a metà mese: il 12 Febbraio, mentre caddero 12cm a Roma, si toccarono i -21.2°C a Torino: il giorno successivo -17.8°C a Milano Malpensa, ed il giorno 15 -20.1°C a Bergamo, -18.6°C a Vicenza, -18.4°C a Verona.
A Milano Linate la minima si toccò il 16 Febbraio, con -15.6°C, mentre Pavia la raggiunse la mattinata del 15, con -15.0°C.
Tutto questo freddo venne sfruttato a dovere, con molte nevicate che tra il 17 ed il 21 Febbraio imbiancarono tutte le regioni del centro-sud Italia fino a quote di pianura! Per il nord-Italia, come spesso accade, il momento di vestirsi di bianco giunse qualche giorno dopo, ed infatti tra il 24 ed il 25 Febbraio 1956 Pavia registrò un’abbondante nevicata, che le diede in mano altri 48cm.
Si trattò di un evento di sicura eccezionalità, che andò a pareggiare, in termini termici, la precedente ondata di gelo del 1929: ecco la tabella riprendente le temperature di Pavia nel Febbraio 1956:
Dunque, le eccezionali ondate di gelo del 1929 e del 1956 colpirono la nostra provincia con una tempistica simile: le minime assolute si registrarono infatti il giorno 16 nel ’29, con -15.7°C, ed il giorno 15 nel ’56, con 7 decimi in più.
Risulta quindi non verosimile la testimonianza di alcuni articoli che uguaglierebbero le punte minime del 1929 e del 1956.
Mettendo a confronto le medie mensili, risulta più freddo per 1 solo decimo il Febbraio 1929 (-3.1°C) rispetto a quello del 1956 (-3.0°C): per Pavia si tratta in ogni caso dei 2 mesi di Febbraio più freddi degli ultimi 150 anni, davanti anche al famoso Febbraio 1895, che chiuse con una media di -2.9°C.
L’Inverno del 1956/1957 non destò particolari emozioni, ed il mese di Febbraio si rivelò l’opposto di quello precedente, con appena 4 minime negative, la più importante delle quali a -1.2°C il giorno 2. Addirittura, la media mensile del Febbraio 1957 risultò oltre 8°C maggiore rispetto a quella del 1956. Evidentemente gli “eccessi termici” erano frequenti anche molti anni fa..
Le stagioni invernali successive furono tutte piuttosto fredde, e caratterizzate da qualche nevicata di moderata intensità, ma non di portata rilevante al fine di venir pubblicata su testate giornalistiche.
Di particolare interesse, invece, fu l’Inverno 1962/1963: tra il 18 ed il 19 Novembre la nostra città fu interessata da una breve spolverata: dal 20 le minime si affermarono sotto lo 0°C, con una punta a -3.5°C il giorno di Santa Caterina.
A Dicembre tornarono ad affacciarsi configurazioni “antiche”, simili a quelle che avevano caratterizzato la “PEG” o Piccola Era Glaciale: continue irruzioni siberiane si mescolarono ad infiltrazioni atlantiche, le quali arrecarono strepitose nevicate sul centro-Italia.
A Pavia nevicò debolmente il 12 ed alla vigilia di Natale, con raffiche sostenute da EST: poi il giorno 29, un buon afflusso umido regalò circa 10cm, racimolati tutti con una temperatura abbondantemente sottozero (-8.0°C la minima).
A Gennaio la dama bianca si presentò altre due volte, ma anche in queste occasioni sfiorò solo il nord-ovest italiano, e si concentrò al centro Italia: il 13 una spolverata regalò 2.0cm, mentre il 19 nevicò in modo un po’ più incisivo, con un accumulo al suolo che raggiunse i10cm. Il manto riuscì a massimizzare il raffreddamento notturno, con una colonnina che precipitò a -11.5°C il 23 e -11.3°C il 25.
Anche Febbraio partì forte, con minime che tra l’1 ed il 2 scesero sotto i -10°C: il giorno 3 una blanda nevicata apportò circa 7.0cm, ed il giorno 4 mezzo centimetro.
Poi ancora il giorno 11, con 8.0cm, ed altre, brevi spolverate il 15 ed il 22 Febbraio.
In linea generale, i 3 mesi invernali trascorsero con medie mensili sottozero, a parte Dicembre con +0.1°C: tuttavia, non si posero le basi per le grandi nevicate sul nord-ovest italiano, in quanto Pavia accumulò circa 40cm in tutta la stagione. Discorso nettamente diverso, come detto, per i luoghi di villeggiatura estiva della Romagna, con oltre 130cm di neve a Rimini!
L’Inverno 1963/1964 fu piuttosto freddo, specialmente il mese di Gennaio, quando le minime riuscirono a scendere attorno ai -10°C.
Più in generale, gran parte degli Inverni pavesi degli anni ’60 trascorse con temperature medie inferiori alla norma, specie i mesi di Gennaio: le nevicate furono frequenti, ma non di grande rilevanza. Diciamo che era la consuetudine veder nevicare durante i 3 mesi invernali, ma che nessuna grande nevicata interessò la nostra bassa pianura padana occidentale.
Per tornare a fare i conti con una nevicata “massiccia”, dobbiamo spingerci all’inizio degli anni settanta.
La stagione 1970/71 presentò ancora un notevole numero di nevicate, ma stavolta piuttosto abbondanti. Dal 9 Dicembre le minime scesero quasi continuativamente sottozero, raggiungendo punte inferiori ai -8°C a Santo Stefano.
Meritevole di essere ricordato è il periodo compreso tra il 26 ed il 31 Dicembre 1970.
Ancora una volta fu determinante l’elevazione di latitudine dell’Anticiclone delle Azzorre, con massimi barici sull’Islanda: lungo il suo bordo orientale discese un nucleo d’aria artico-continentale, il quale invase tutta l’Europa centro-meridionale.
Esso innescò una ciclogenesi sul Mediterraneo occidentale, la quale sfornò due perturbazioni per le nostre terre: la prima giunse tra il 26 ed il 27 Dicembre, e regalò un post-Natale con 44cm al suolo. Dopo una breve pausa il giorno 28, il 29 arrivò il secondo sistema frontale, il quale apportò altri 16cm di neve fresca: il totale giunse a quota 60.0cm.
Come spesso accade in seno a tali configurazioni bariche, i giorni seguenti alla nevicata risultarono sereni, e di notte il raffreddamento per irraggiamento poté sfoggiare il meglio di sé. Così, il 3 Gennaio 1971 la minima scese a -10.4°C, ed il 4 addirittura a -12.1°C.
I primi 3 mesi del 1971 furono piuttosto freddi, specie Marzo, le cui minime sfiorarono i -8°C tra il 4 ed il 7, e le cui massime rimasero sempre inferiori ai 18°C. Se ci pensiamo, oggi i nostri mesi di Marzo sono contraddistinti, quasi sempre, da almeno 1 massima over 20°C..
Durante gli Inverni degli anni settanta, si assistette ad un incremento termico medio piuttosto sostenuto, specie se paragonato a quello dei decenni precedenti: ad esempio, a parte il 1979, nessun mese di Gennaio chiuse con una media negativa, o nessun mese di Febbraio chiuse con una media inferiore al grado. Anche i mesi di Dicembre risultarono particolarmente miti, specie quello del 1974, quando fu insolitamente frequente superare i 10°C di massima (addirittura 15.4°C l’8 Dicembre 1974).
Tuttavia, dopo una manciata di anni dall’ultima, grande nevicata che si abbatté sul centro-Italia (1963), si andava preparando una stagione d’oro per il nord-ovest italiano, caratterizzata da frequenti ingressi atlantici schietti e limpidi: si arriva allora alla stagione1977/1978.
Dopo un’Estate ’77 piuttosto fresca, con nessuna massima over 30°C ad Agosto, seguì un Autunno sostanzialmente variabile, contraddistinto da un’alternanza tra fronti perturbati e periodi anticiclonici.
A Novembre, dopo una prima metà abbastanza mite, seguì un’irruzione favonica che pose le basi per una certa diminuzione delle temperature: la mattina del 20 la minima scese a -2.6°C in città, mentre la massima raggiunse i 5°C. Il giorno successivo arrivò la prima neve stagionale, con circa 11cm al suolo.
Nella terza decade di Novembre diverse località dell’Emilia poterono assaporare l’antipasto di una stagione invernale che sarebbe risultata davvero emozionante: a Bologna, il giorno 26, caddero quasi 40cm!
Dicembre ’77 si aprì all’insegna delle inversioni termiche, con il gelo e la nebbia che regalarono un’atmosfera pienamente invernale su tutte le pianure del pavese: il giorno 6, tornò la dama bianca, ed accumulò altri 14cm di neve fresca. Seguirono giornate di nebbia e gelo, con minime anche attorno ai -5°C. Poi arrivò il Natale, e fu caratterizzato da un’incursione di miti e secche correnti nord-occidentali, le quali imposero un pomeriggio dal sapore primaverile, con una massima che a Pavia toccò i 16.0°C!
Gennaio ’78 si aprì con temperature leggermente superiori alle medie, specie nelle massime, che superarono i 10°C il giorno 4, complice un nuovo effetto favonico indotto dalle correnti ruotate a NW. Una settimana dopo, invece, una nuova spinta atlantica, molto ben organizzata, riuscì ad innescare una ciclogenesi sul golfo Ligure, con richiamo di miti ed umide correnti sciroccali: la conseguenza fu l’arrivo di copiose nevicate su gran parte del nord-ovest italiano: Pavia accumulò quasi 33cm! In seguito prevalsero le piogge, e poi Gennaio trascorse sotto condizioni relativamente anticicloniche, con massime nuovamente superiori ai 10°C. Tra il 28 ed il 29 Gennaio, però, una nuova ondulazione meridiana con perno della depressione sulle isole Britanniche, riuscì ad arrecare un nuovo peggioramento sul nord-ovest italiano: dopo una mattinata del 28 con piogge sparse, localmente già miste a neve, l’intensificarsi della precipitazione diede modo all’aria fredda di scendere verso il basso, promuovendo le basi per un’altra, spettacolare nevicata, che accumulò a Pavia circa15cm.
Tra fine Gennaio ed inizio Febbraio l’effetto albedo garantì temperature minime vicine ai -10°C, con l’apice raggiunto il 31 Gennaio con-9.8°C: furono giorni di grande gelo, nebbia e galaverna.
A parer di molti, si era ripresentato un inverno piuttosto ricco di eventi nevosi, pur non contraddistinto da temperature molto basse: il bello è che il clou stagionale sarebbe dovuto ancora arrivare..
Tra il 9 ed il 10 Febbraio, la collocazione di una vasta area alto-pressoria sul compartimento nord-occidentale del Continente, promosse la discesa di fredde correnti artiche, le quali vennero raggiunte da un respiro più mite dal medio Atlantico. Con una configurazione barica ormai divenuta rara, la neve tornò a conquistare le pianure del nord in modo sontuoso.
Verso le 19 del 9 Febbraio 1978, timidi fiocchi iniziarono a vivacizzare l’atmosfera e a rendere più allegra la luce sotto i lampioni: nevicò moderatamente durante la notte, e poi intensificò il pomeriggio del 10. La grande nevicata terminò solo il pomeriggio dell’11 Febbraio, quando Pavia si ritrovò ammantata da 50cm di neve fresca!
Dopo questa grandiosa nevicata, i fiocchi tornarono il giorno 16, ma senza accumulare al suolo.
Nel complesso, l’intera stagione invernale 1977/1978 chiuse i battenti con quasi 130cm di neve cumulata. Davvero un’enormità, che, come vedremo, rimarrà in prima posizione negli accumuli stagionali da qui ai giorni nostri.
La stagione 1978/1979 subì una modesta frenata, ma riuscì comunque a nevicare diverse volte: Novembre fu contraddistinto da molte nebbie, con la 1° minima negativa che si registrò il giorno 9. Dicembre partì forte, con il freddo che portò le minime attorno ai -5°C. Il giorno 9 una leggera nevicata interessò anche Pavia, apportando poco più di una spolverata.
Nella notte del Capodanno 1979, una profonda depressione artica con perno poco lontano dall’Austria, pose le basi per lo sviluppo di una furiosa tempesta di vento, con le raffiche da NNE che superano i 75km/h anche in centro città: tale irruzione porterà dritto ad un clima decisamente più emozionante.
Il 4 Gennaio tornarono modesti fiocchi bianchi, mentre tra il 9 ed il 10, una moderata ondulazione atlantica permise la caduta di una nevicata piuttosto convincente, capace di regalare a Pavia 25cm.
In seguito Febbraio e Marzo non destarono particolari emozioni, e trascorsero anzi con temperature un po’ superiori alle medie del periodo (ben 10.2°C di minima il 14 Marzo).
Il 1979/1980 risultò sulla stessa lunghezza d’onda: poca vivacità tra Novembre e Dicembre, grande gelo a Gennaio, con nuovi spunti nevosi tra il 10 ed il 18, con Pavia che globalmente apprezzò 35cm al suolo.
In seguito, l’Inverno 1980-1981 risultò piuttosto anonimo, con 2 brevi nevicate, la più intensa delle quali estremamente in anticipo sulla tabella di marcia, con 8.0cm il 4 Novembre.
Nell’Inverno 1981-1982, la neve tornò a registrare un ruolo da protagonista: nevicò molto in Dicembre, con oltre 30cm accumulati tra il 18 e la Vigilia di Natale. Tra il 28 ed il 29 Dicembre 1981 andò in scena un maestoso temporale di neve, con fulmini e tuoni che colorarono la discesa dei fiocchi in città.
Solamente in quella circostanza, caddero a Pavia 37cm!
Dopo l’Inverno prolifico, ci fu un inverno disastroso, quello del 1982-1983, durante il quale non riuscì a cadere un solo fiocco sulle nostre aree di pianura.
Evidentemente, la Natura volle giocare con la circolazione atmosferica, per mostrare come, da un anno all’altro, le cose potessero cambiare assai radicalmente (in termini un po’ più scientifici, la combinazione dei vari indici teleconnettivi unita all’attività solare può radicalmente mutare da una stagione all’altra).
In effetti si trattò di una stagione invernale con un Vortice Polare a palla, e con un conseguente Anticiclone delle Azzorre ben stirato sull’Europa meridionale:
Al contrario, la stagione 1983-1984 regalò numerose nevicate, la più importante delle quali investì la città tra il 14 ed il 17 Dicembre, con oltre 30cm.
A Gennaio nevicò altre 5 volte: dopo una breve spolverata attorno al 12, imbiancò copiosamente tra il 19 ed il 20, con oltre 15cm. Poi ancora il 21, con pochi centimetri, ed infine il 23.
A Febbraio s'impose un clima più mite, che però non impedì alla dama bianca di tornare a visitare la città: il giorno 21 caddero 2cm di neve piuttosto bagnata.
L'Inverno 1983/1984 terminò dunque senza grandi scossoni.
Ma a far parlare di sé fu senz’altro l’Inverno 1984-1985, del quale non possiamo far altro che aprire un’ampia parentesi: probabilmente molti di voi ricorderanno quella stagione, nella quale la neve fermò le attività quotidiane per diversi giorni.
Grazie al notevole contributo dell'amico e regista RAI Roberto Valdata, avremo modo di scoprire, martedì prossimo, l'esatta e dettagliata descrizione di quella storica ondata di gelo, seguita da un'altrettanta nevicata dai connotati..."supremi".
Appuntamento allora alla terza parte del reportage, interamente dedicata all'Inverno 1985!