Si nota come, prendendo come riferimento una certa latitudine, salendo di quota il Vortice Polare non assume le stesse caratteristiche (che poi si possono riassumere in un unico parametro -
i geopotenziali).
Bisogna quindi partire sempre dal presupposto che i comportamenti e le sfaccettature del VP quasi mai combaciano lungo tutta la sua estensione verticale, anzi è proprio il contrario: spesso una modifica, per esempio, alla quota di 100hPa non la si ritrova alla quota di 30 hPa, o quantomeno non la si ritrova con le stesse modalità.
Nell'analisi del VP, come accennato poco fa, si usano quasi esclusivamente le mappe relative un singolo livello isobarico, le si mette assieme tutte in modo tale da cercare di inquadrare il meglio possibile tutta la "massa gelatinosa" per poi trarre le dovute conclusioni.
Un secondo punto fondamentale che vorrei ricordare è il seguente: per capire o prevedere i comportamenti del VP bisogna
sempre considerare il tutto sotto un'aspetto dinamico; non serve a nulla trarre conclusioni da una singola mappa riferita ad un giorno x, all'ora y; bisogna per forza di cose aggiungere all'insieme anche la mappa del giorno x+1, del giorno x+2, e così via...una volta messe assieme tutte allora la comprensione dei movimenti del grande VP risulta più chiara.
Terzo punto, non fondamentale - sempre secondo me - come gli altri ma altrettanto importante. Dunque, noi ci troviamo nell'emisfero Nord e come tutti sanno le correnti atmosferiche hanno una componente Ovest --> Est. Ebbene, limitarsi ad osservare le caratteristiche del Vortice Polare solo sulla nostra testa, ossia l'Europa, è sbagliato:
uno sguardo verso Ovest bisogna sempre darlo, perchè è da lì che "tutto arriva"; non che ad Est non si debba guardare, ma l'Est è dove "tutto và"...e quindi ci potrà sempre condizionare (l'atmosfera non è un sistema a compartimenti stagni...tutto è collegato) ma in ogni caso in modo minore rispetto a ciò che succede ad Ovest.
Quest'oggi voglio proprio concentrare l'attenzione su quest'ultimo punto...
Prendiamo la mappa per dopodomani, alla quota di 100hPa:
Una sommaria analisi potrebbe essere questa: "il Vortice Polare mostra una struttura modestamente allungata con il mantenimento del suo lobo principale sulla Groenlandia". Detto questo, proviamo a tentare di formulare una previsione su come potrebbe evolvere la struttra del VP nei giorni seguenti.
E qui salta fuori il nostro "sguardo ad Ovest"...dove? Sugli
Stati Uniti. Sugli USA si nota la presenza di
correnti estremamente forti con direttrice Ovest--Est e su quelle stesse zone si assiste una situazione tipica da NAO++ europea, ossia rinforzo del VP in concomitanza ad un rinforzo dell'alta pressione alle medie latitudini: questo fenomeno è visibile sia sulla mappa postata sopra (notare la "gobba" della 16500, ma anche da altre mappe riferite ad altre quote, per esempio 500hPa - quindi in piena Troposfera.
Per una buona fetta verticale di atmosfera si registra una forte accelerazione del getto sugli USA con traiettoria Ovest-Est...
tesa, senza oscillazioni. Questo fenomeno, anche solo guardando la mappa sopra postata, tende a far "sprofondare" una parte del VP sull'area tra Terranova e Quebec, attirato anche da quella sorta di palude barica presente in pieno Atlantico. Insomma, appare chiaro che è proprio lì che si ha "la via di fuga" del Vortice Polare.
Ma questo cosa comportarebbe? Beh, l'ovvia conseguenza è una spinta meridiana in sede europea.
Provate ad immaginare il tutto come un
grosso ingranaggio, nel quale si ha da un lato il VP e dall'altro le alte pressioni della fascia sub-tropicale: quando si verificano le condizioni per le quali in un punto dell'emisfero Nord l'ingranaggio si rafforza (ossia che si rafforza la pressione di ognuna delle due "ruote" che spingono una sull'altra) i venti che scorrono tra le due ruote aumentano di velocità...e una volta raggiunto il punto nel quale cala drasticamente la pressione, per la forza di inerzia le correnti tendono a mantenere la componente che hanno avuto fino a quel punto, senza poter curvare; nel nostro caso si nota come le forti correnti occidentali americane "non hanno la forza" per curvare e disporsi nuovamente da Ovest anche sull'Europa, ma
tendono a "gettarsi" in pieno Atlantico scavando una sorta di bassa pressione o comunque un'area di deficit, seppur lieve, di pressione che non fa altro che fungere da calamita agli impulsi successivi che compiono lo stesso percorso.
Osserviamo adesso il tutto sotto l'aspetto dinamico...per vedere se effettivamente ciò che ho detto è corretto oppure no.
E' lampante la tendenza delle correnti tese e veloci negli USA di "lanciarsi" in pieno Atlantico per inerzia del loro moto; ovviamente, in pieno oceano non si possono raggiungere i geopotenziali tipici del Vortice Polare perchè ci si allontana dalle latitudini polari e sub-polari dove il VP agisce...ma nonostante questo "la conca barica" si genera e non fa altro che determinare delle onde meridiane in sede europea.
Ecco perchè ritengo che bisogna
sempre dare uno sguardo ai comportamenti del Vortice Polare anche lontano da noi, soprattutto verso Ovest, per capire al meglio le sue dinamiche.