Un freddo intenso ha inaugurato il mese di Febbraio 2010, segnando il culmine di un'irruzione di aria artica marittima che ha fatto letteralmente precipitare la colonnina di mercurio su gran parte delle nostre regioni italiane. Il grande gelo è toccato questa volta alle pianure del Mantovano, con valori minimi negativi a due cifre che hanno segnato un record di questi ultimi anni: -12.7°C a Poggio Rusco, -12.4°C a Sermide, -12.3°C a Borgofranco sul Po. Valori significativi sicuramente per la nostra Pianura Padana e soprattutto inusuali sui settori orientali, in genere soggetti ad afflussi più miti di aria marittima che rimuovono più rapidamente il freddo nei bassi strati. Il più delle volte infatti è il Pavese Occidentale a registrare minime record, ma questa volta non è accaduto così. Perchè? L'elemento cruciale è stato l'effetto albedo dovuto alla presenza della neve al suolo, che respingendo buona parte della radiazione solare durante il giorno, permette al contrario un rapido ed inarrestabile calo termico per irraggiamento notturno, con temperature "in picchiata" fino alle luci dell'alba. Ebbene, nel corso dei "Giorni della Merla" tradizionalmente molto freddi, la colata di aria artica in discesa dalla Groenlandia e dalle Svalbard ha raggiunto la nostra Penisola da Ovest attraverso la "Porta del Rodano", in seno ad un minimo di pressione che si è approfondito sul Golfo di Genova. Questo tipo di configurazione perturbata in genere non apporta molte precipitazioni sui settori occidentali della Pianura Padana, che invece tendono ad essere interessati da venti più o meno freddi in caduta dalle Alpi. La neve puntualmente è caduta sulla Toscana, in Emilia-Romagna fino alla Costa, sul Veneto ed in Lombardia, spiccatamente nel Mantovano, Basso Bresciano e Cremonese. I settori che hanno goduto di un manto nevoso fresco e regolare sono quindi i medesimi che hanno registrato le punte minime più basse, allorquando con l'allontanamento della depressione il tempo si è stabilizzato ed ha permesso alla massa d'aria di stratificarsi al suolo, trasformando la pianura in una vera e propria ghiacciaia. Gelo ovunque, ma più contenuto sui settori pianeggianti centro-occidentali, specialmente nelle zone più riparate dai venti di caduta, come le Brughiere del Varesotto e del Comasco, la Lomellina e l'Oltrepo, dove le temperature minime hanno mediamente raggiunto valori di -5/-7°C. Le zone meno fredde sono come spesso accade quelle a ridosso delle Prealpi, dove il persistere di raffiche favoniche piuttosto irregolari non ha permesso ai nostri termometri di sprofondare al di sotto dei -2/-4°C, con l'eccezione delle città lacustri che ancora una volta si sono disinte con valori addirittura vicini allo zero. Aria gelida in pianura, ma non ancora inversione termica! I -20/-21°C registrati a circa 2000 metri sulle Alpi testimoniano infatti una residua azione fredda in quota, dovuta per l'appunto alle correnti settentrionali che hanno sorvolato il catino padano, interessando sottoforma di venti di caduta marginalmente solo l'Alta Pianura. |