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Il clima di Carbonara Po (MN)   Inserito il› 01/01/2006
Aggiornato il› 01/01/2006
Situata nella zona centro-orientale della Pianura Padana sulle rive del fiume Po, Carbonara gode di un clima continentale temperato. La particolare conformazione del territorio padano, protetto a nord dall’arco alpino ed esposto invece verso est, esercita un’influenza notevole sull’ambiente della zona. Il riparo dalle fredde correnti provenienti dall’Europa settentrionale fa sì che le temperature medie si mantengano al di sopra degli 0°C anche d’inverno e superino abbondantemente i 20°C d’estate, con escursioni termiche talvolta notevoli. La presenza dei rilievi alpini e appenninici su tre lati tende inoltre a favorire un ristagno dell’aria e a limitare la ventilazione; di conseguenza gli inverni sono caratterizzati da frequenti ed intense nebbie, in particolare nelle zone più basse, come quella in cui si trova il territorio carbonarese. Le precipitazioni, nel complesso non abbondantissime (intorno ai 700-800 mm annui), si concentrano soprattutto nel tardo autunno e all’inizio della primavera, mentre i mesi estivi e quelli invernali sono decisamente più secchi.

L'INVERNO

Mangio nebbia come pane…” dice il cantautore nogarese Maler nella sua Bianca, canzone ispirata a Carbonara. Effettivamente la nebbia è la regina dell’inverno carbonarese. Il ristagno atmosferico dovuto all’assenza di ventilazione nei periodi di alta pressione e il raffreddamento per radiazione nelle zone prossime al suolo, favorisce intense e persistenti formazioni nebbiose. Spesso i banchi di nebbia insistono anche per dieci giorni consecutivi, a volte con brevi pause nelle ore centrali della giornata. Nei periodi più freddi, le temperature sotto lo zero fanno sì che la nebbia ghiacci creando il suggestivo fenomeno della galaverna.

Il termometro, in genere, scende gradualmente per tutto dicembre e le giornate più rigide sono di solito collocate nel corso di gennaio. È questo il periodo più freddo dell’anno sia in base alle rilevazioni scientifiche sia secondo la tradizione popolare, che vi situa i famosi “giorni della merla”.

Anche se sempre più rara, la neve fa la sua comparsa nella zona quasi ogni anno. La tipica situazione nevosa prevede un’irruzione fredda da nord-est (la classica bora) o da nord-ovest (attraverso la valle del Rodano) seguita da una perturbazione proveniente da ovest e accompagnata da aria calda che, da sud, scorre su quella fredda ristagnante in prossimità del suolo. Questa configurazione assicura nevicate talvolta notevoli sull’Italia nord-occidentale mentre invece a Carbonara, posta più ad est e quindi più esposta ai venti meridionali, la neve tende spesso a trasformarsi in pioggia.

Con il mese di febbraio iniziano a manifestarsi le prime avvisaglie della primavera e la colonnina di mercurio torna a salire. In ogni caso, le temperature possono mantenersi rigide ancora per diverse settimane e qualche nevicata non è insolita sino ai primi giorni di Marzo


LA PRIMAVERA

Primavera è sinonimo di variabilità. Tra giorni gradevoli e assolati che fanno pensare all’arrivo dell’estate e improvvisi colpi di coda dell’inverno, il periodo compreso fra la fine di marzo e l’inizio di giugno è uno dei più movimentati dell’anno. Mentre le temperature, fra alti e bassi, tendono sempre più ad innalzarsi, le precipitazioni sono frequenti e talvolta intense.

Favorite dalla posizione instabile dell’anticiclone delle Azzorre, le perturbazioni atlantiche fanno il loro ingresso sulla Pianura Padana apportando pioggie utili a rigenerare le falde idriche in vista del periodo estivo. Con il passare delle settimane, l’instabilità atmosferica aumenta e alle depressioni dall’Atlantico si sostituiscono i primi temporali generati da impulsi freschi provenienti da nord.

Spesso si parla di fine delle mezze stagioni facendo riferimento a periodi ideali, caratterizzati da temperature gradevoli e piovosità nella media, che sarebbero stati la norma in passato mentre ora non si verificherebbero più. La memoria però è spesso ingannatrice e le mezze stagioni sono più un mito che una realtà effettivamente verificatasi. La primavera (così come l’autunno) è un periodo di transizione che porta dall’inverno all’estate. Non si tratta però di un processo lineare come spesso si tende a credere ma di un’alternanza di periodi più o meno freddi e più o meno piovosi. Gli episodi che si discostano dalle medie (in difetto o in eccesso) perciò non sono delle eccezioni ma la regola vera e propria e, in genere, si bilanciano fra loro


L'ESTATE

Caldo, zanzare e afa. L’estate padana non è certo tra le più gradevoli. Nei mesi estivi gli anticicloni sono i veri padroni della situazione. Le precipitazioni sono molto scarse e spesso portate solo da qualche temporale. La scarsa circolazione provoca un ristagno dell’aria con progressivo aumento dell’umidità. Il fenomeno della subsidenza, il progressivo abbassarsi degli strati d’aria superiori con compressione e conseguente riscaldamento di quelli sottostanti, genera un graduale aumento delle temperature. L’assenza di nubi e l’altezza del Sole sull’orizzonte fanno il resto e così la colonnina di mercurio si innalza inesorabilmente. Il periodo più caldo è alla fine di luglio ma le massime si mantengono mediamente intorno ai 30°C dall’inizio del mese sino alla fine della seconda decade di agosto.

Non tutti gli anticicloni, però, sono uguali. In questo periodo, la Pianura Padana può essere interessata principalmente da due tipi di alta pressione. La prima, detta comunemente “Anticiclone delle Azzorre”, si forma sull’Atlantico ed è caratterizzata da un clima caldo ma senza picchi insopportabili. La seconda, l’”Anticiclone africano”, è invece peggiore e porta ondate di caldo torrido e molto intenso.

Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, invece, si verificano di solito infiltrazioni di aria più fresca e i temporali rendono la temperatura più sopportabile. Sono le avvisaglie del cedimento dell’estate, che inizia a perdere colpi lasciando spazio alle piogge autunnali.


L'AUTUNNO

Dagli ultimi sprazzi di sole alle prime brine passando attraverso uggiosi giorni di pioggia e qualche parentesi nebbiosa. Da fine settembre ai primi di dicembre, il paesaggio carbonarese cambia notevolmente. Mentre i colori virano rapidamente dal verde al giallo, le temperature si abbassano e le giornate si accorciano con decisione.

L’arrentramento degli anticicloni consente alle depressioni di spingersi sul Mediterraneo e i contrasti spesso intensi fra masse d’aria di origine diversa possono rendere le precipitazioni abbondanti. L’autunno è infatti la stagione più piovosa dell’anno. Le giornate perturbate sono frequenti, soprattutto nei mesi di ottobre e novembre, e solitamente in questo periodo si verificano le principali piene del Po. Se la prima metà di settembre presenta temperature praticamente estive, dalla fine di novembre il clima si avvicina molto a quello invernale e nebbie e brine si fanno insidiose e sempre più frequenti.

Stagione di transizione, l'autunno carbonarese è talvolta poco generoso nel regalare giornate gradevoli ma non manca di offrire qualche sorpresa. E' questo, ad esempio, il periodo di maturazione di funghi e tartufi, ingredienti alla base di molti piatti tipici della zona.


LE TEMPERATURE

Il clima continentale temperato è caratterizzato da un’escursione termica annuale significativa ma non eccessiva. Le temperature perciò, pur variando molto dall’estate all’inverno, non raggiungono mai valori estremi.

Nel periodo 1981-2001, all'osservatorio di Mantova Borgo Pompilio (circa 40 Km a nord-ovest di Carbonara in linea d’aria) il mese più freddo è stato gennaio, con una temperatura media di 2,2°C, mentre il più caldo è stato luglio, con una temperatura media di 24,9°C. Le minime sono state mediamente più basse nella prima decade di gennaio (-0,9°C) mentre le massime più elevate si sono raggiunte nell’ultima decade di luglio (31,0°C). Il record di freddo è stato registrato l’11 gennaio 1985, quando la minima è stata di addirittura –15,0°C mentre la giornata più calda è stata il 27 luglio 1998 con 37,0°C.

Si tratta ovviamente di dati rilevati su un arco di tempo considerevole ma, scientificamente parlando, non lunghissimo. Questi dati, perciò, vanno intesi come significativi ma sempre tenendo conto che le medie “reali” potrebbero discostarsene lievemente. Anche per quanto riguarda le temperature estreme, è indubbio che, addirittura a memoria d’uomo, si siano verificati episodi ben più freddi o caldi. Nella storia, ad esempio, è rimasto l’inverno del 1929, quando fece talmente freddo da far gelare il Po (il fenomeno si verificò almeno altre quattro volte: 1235, 1461, 1709 e 1788). Venendo invece più vicini ai nostri giorni, l’estate 2003 ha sicuramente battuto i 37,0°C del 1998 segnalandosi come uno dei periodi più caldi mai verificatisi nella zona.

Ben più significativi sono i dati sul clima mantovano forniti dalla Specola Virgilio, registrati a partire dal 1828. Le medie rilevate confermano sostanzialmente quanto emerso nel periodo 1981-2001 ma evidenziano come l'ultimo ventennio sia stato nel complesso più caldo della norma. La media delle minime nell'intero mese di gennaio, ad esempio, negli ultimi 176 anni è stata di -1,15°C e cioè più bassa di quella della sola decade mediamente più fredda nell'ultimo ventennio (-0.9°C). La differenza può essere in parte imputata alla diversa localizzazione dei due osservatori (comunque vicini e posti alla stessa altitudine) ma resta comunque un chiaro indice del riscaldamento globale in atto.

LE TEMPERATURE REGISTRATE A MANTOVA NEL PERIODO 1981-2000

Link› http://www.carbonara.net/Html/Clima/indiceclima.htm
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