Premessa Non è facile elaborare una statistica del fenomeno nebbia quando la sua segnalazione è affidata alla valutazione soggettiva dell’osservatore. Secondo le convenzioni internazionali, la nebbia è presente quando la visibilità in almeno una direzione dal punto di osservazione è inferiore a 1000 metri. E’ evidente che questa norma, utile ai fini aeroportuali, non corrisponde necessariamente a quello che un comune osservatore può considerare come nebbia; è per questo che nelle statistiche aeroportuali i “giorni con nebbia” sono molti di più rispetto a quelli segnalati dalle nostre stazioni. Va anche detto che non tutti gli osservatori della nostra rete si attengono a regole precise: il fenomeno nebbia, anche se si verifica per pochi minuti in un giorno, andrebbe sempre segnalato. Fig. 1 (Galgiana di Casatenovo, 20 gennaio sera) Ricordiamo anche che la nebbia può essere un fenomeno molto localizzato; in particolare ci sono avvallamenti del terreno o zone particolarmente umide dove l’aria fredda ristagna e si condensa facilmente al primo raffreddamento notturno, mentre a pochi metri di distanza l’aria rimane limpida: ciò rende molto incerta la delimitazione statistica del fenomeno. Nella foto e nella piantina seguenti, si fa l’esempio del pratone della Villa Reale nel Parco di Monza: Fig. 2 (Formazione di banchi di nebbia nel Parco di Monza) L’aria fredda, generatasi per irraggiamento e incanalata lungo l’alveo del fiume Lambro, si accumula e ristagna nell’avvallamento evidenziato in verde (notate le quote del terreno, evidenziate in rosso), e rimane imprigionata dal muro di recinzione del Parco (in rosso); qui l’umidità si condensa in banchi di nebbia, spessi pochi metri, che prima dell’alba tendono a debordare oltre il muro di cinta invadendo la via Lecco (nella foto). Pochi metri prima e pochi metri dopo, il fenomeno è del tutto assente. Fig. 3 (Monza, via Lecco, 1 aprile alba) Lo spessore della nebbia è anch’esso un dato che rende incerta la sua segnalazione: se una nebbia, pur con cielo visibile, riduce la visibilità ad altezza d’uomo sarà senz’altro segnalata; ma i banchi di nebbia alti uno o due metri dal suolo (“shallow fog”), che nelle osservazioni dell’Aeronautica valgono come nebbia, li dobbiamo conteggiare o no? Fig. 4 (Cusago, 29 gennaio, alba) Fig. 5 (Parco Nord Milano, 25 febbraio, alba) Giorni con nebbia Nella cartina che segue, sono riportati, in blu, i giorni con nebbia segnalati dalle stazioni della rete CML nel trimestre invernale; in rosso sono indicati i giorni con nebbia riportati ufficialmente dalle stazioni dell’Aeronautica Militare. Fig.6 (Giorni con nebbia) Tenuto conto della non omogeneità di giudizio da parte degli osservatori, si può desumere che i giorni con nebbia significativi siano stati circa 18-22 su tutte le pianure, diradandosi rapidamente a nord di Milano dove oscillano fra i 5 e i 10. Le osservazioni di nebbia da parte delle Stazioni dell’Aeronautica Militare sono invece fra i 37 e i 44 nelle pianure centrali, scendendo a 27 verso Orio al Serio ed a 28-30 nelle stazioni aeroportuali emiliane. I dati non sono in contraddizione fra loro, tenendo presente quanto detto prima riguardo al parametro ufficiale della visibilità. Le ferie del sottufficiale Una curiosità. Il dato di Novara Cameri è stimato, in quanto nella serie storica ufficiale (vedi ad esempio la raccolta in www.tutiempo.net) risultano parecchi “non pervenuto”. Dalla tabella che segue, relativa ai giorni con nebbia nel trimestre in questione, si noterà che per Novara Cameri sono mancanti i dati di tutti i sabati e domeniche, nonché quelli dal 22 dicembre al 1 gennaio… Fig. 7 (Giorni con nebbia nelle stazioni dell’A.M.) Frequenza delle nebbie nell’arco del trimestre Le osservazioni “a vista” della rete CML, comunque, pur non essendo rigorose dal punto di vista parametrico, sono indicative dell’intensità ed estensione del fenomeno in ciascuna giornata. Il grafico seguente riporta il numero di stazioni che segnalano nebbia in ciascun giorno del trimestre. Fig. 8 (Numero di stazioni CML con nebbia) Si notano quindi i periodi di maggior persistenza ed estensione del fenomeno, corrispondenti al più elevato numero di stazioni che lo hanno segnalato. Trascurando gli episodi locali, si sono avuti i seguenti periodi di grandi nebbie: -
dal 10 al 12 dicembre, periodo breve e con andamento decrescente dopo l’improvvisa comparsa (da 80 stazioni a 40 il terzo giorno); -
dal 14 dicembre al 1 gennaio: il periodo più lungo, ma con diffusione mediamente meno estesa (massimo 70 stazioni in un giorno), in lento ritiro dopo la metà del periodo; -
il 7 e 8 gennaio, improvvisa e molto estesa (oltre 90 stazioni), ma di breve durata; -
dal 18 al 22 gennaio, con un picco di due giorni simile al precedente; -
dal 21 al 27 febbraio, con una lenta espansione che raggiunge il massimo al 5° giorno per poi ritirarsi gradualmente. Le osservazioni da satellite Le nebbie persistenti, estese ad un’ampia superficie della regione e che permangono anche durante il giorno, sono facilmente osservabili dai satelliti meteorologici. Osservando tutte le riprese effettuate dai satelliti Modis della Nasa (http://rapidfire.sci.gsfc.nasa.gov/subsets/), si può rilevare l’estensione geografica delle nebbie persistenti nei vari giorni dell’anno. Si noti che in corrispondenza dei grandi centri urbani la nebbia “scavalca” il cosiddetto canopy layer, ossia la bolla di calore della città, in cui non vi è inversione termica, e lo strato nebbioso si presenta qui spesso come cielo coperto: dal satellite non vi è invece distinzione fra le aree urbane e quelle rurali in cui la nebbia tocca il suolo. Dalla sovrapposizione delle osservazioni satellitari di nebbie persistenti, si ricava la cartina seguente: Fig. 9 (Frequenza relativa delle nebbie persistenti nelle ore diurne) Da qui si ricava immediatamente la distribuzione geografica delle nebbie “diurne”, con un massimo lungo il corso del Po per tutta la sua lunghezza dal pavese all’estremo mantovano, e che vanno diradandosi in prossimità dei rilievi. Decisa la diminuzione anche nelle aree collinari della Brianza, in coerenza con le osservazioni delle nostre stazioni. Singolare invece appare la recrudescenza sui bacini meridionali dei laghi, in particolare quelli più ampi di Garda e Maggiore: ne osserveremo il significato più avanti. Alcuni casi tipici di nebbia Le condizioni atmosferiche in cui si formano le nebbie non sono sempre le stesse. Nel trimestre preso in esame, abbiamo scelto quattro diverse giornate con nebbie particolarmente estese e persistenti, per valutarne le caratteristiche. 10 dicembre 2007 Fig.10 (Foto da satellite Modis) Quasi 80 stazioni del CML segnalano nebbia. Dalla immagine satellitare si nota l’estensione della nebbia su tutta la pianura padana ad eccezione del Piemonte occidentale; in larghezza la nebbia va dall’appennino piacentino fino alle prealpi bergamasche, ma con un vistoso arretramento in corrispondenza della Brianza. Fig. 11 (Radiosondaggio su Milano Linate) Dal radiosondaggio di Milano Linate (rielaborato tracciando in scala lineare la temperatura e il punto di rugiada nei primi 3-4000 metri), si osserva alla mezzanotte uno strato di inversione sollevato dal suolo e che termina a quota 309 metri: lo spessore dello strato di aria satura (quindi l’eventuale spessore della nebbia) è, a quell’ora, di appena 75 metri. L’aria rimane comunque piuttosto umida fino a 882 metri di quota, mentre da qui fino a quota 1353 si inserisce un ulteriore strato di inversione per il sovrapporsi di aria calda e secca. La temperatura nello strato nebbioso va da 0,8 a 3,6 gradi, lo zero termico è intorno ai 1700 metri. Fig. 12 (Sinottica al suolo e a 500 mb - Wetterzentrale) Dalla carta sinottica (www.wetterzentrale.com) si nota che non siamo in una tipica situazione da nebbia anticiclonica, bensì in una sella tra due depressioni con correnti mediamente nordoccidentali che convogliano aria relativamente calda stabilizzante sul cuscino freddo padano (nella foto satellitare si vede l’estesa copertura nuvolosa a ovest delle Alpi). 28 dicembre 2007 Fig. 13 (Foto da satellite Modis) All’interno del lungo periodo nebbioso di fine anno, questo è il giorno con maggior numero di stazioni che hanno segnalato il fenomeno, circa 70. La nebbia però non è estesa come nel primo caso, concentrandosi sulla parte centrale della pianura; nei giorni seguenti andrà gradualmente riducendosi e ritirandosi verso l’Adriatico. Fig. 14 (Radiosondaggio su Milano Linate) Anche in questo caso lo strato di inversione è estremamente ridotto: la saturazione dell’aria cessa già a 184 metri, mentre l’inversione continua fino a 439, seguita poi da uno strato isotermico fino a quota 908: l’umidità però è già rapidamente diminuita. A mezzanotte, la temperatura al suolo è inferiore allo zero (-2,7) mentre appena 50 metri più in alto (sommità dello strato nebbioso) è già di 3 gradi sopra zero. Zero termico anche questa volta intorno a 1700 metri. Fig. 15 (Sinottica al suolo e a 500 mb - Wetterzentrale) In questo caso ci troviamo in pieno regime anticiclonico con una leggera componente di correnti da est a tutte le quote. 20 gennaio 2008 Fig. 16 (Foto da satellite Modis) Si tratta del giorno con maggior numero di segnalazioni (oltre 90), e anche l’estensione della nebbia nelle ore diurne, vista dal satellite, è massima, occupando l’intero catino padano, Piemonte compreso, ed anche tutto il versante dell’alto Adriatico. La Brianza lecchese e l’alta pianura bergamasca sono sgombre, mentre si vede allungarsi la nebbia sul basso lago Maggiore e sul bacino meridionale del lago di Garda. Fig. 17 (Radiosondaggio su Milano Linate) Lo strato di inversione saturo di umidità si spinge questa volta fino a 411 metri (sondaggio di mezzogiorno); l’aria rimane molto umida e isotermica ancora fino a quota 674, poi si inserisce un forte strato di inversione fino a quota 1572 cui è sovrapposta una massa di aria calda e secca: la temperatura, che nello strato nebbioso va da 1,6 (quota 231) a 5,8 (quota 411) raggiunge poi i 13,2 gradi alla sommità dell’inversione. Lo zero termico è addirittura a 3400 metri. La nebbia sui bacini lacustri è favorita probabilmente dalla temperatura alla superficie dell’acqua, relativamente bassa rispetto all’aria sovrastante, cosa che non avviene nel pieno della stagione invernale. Fig. 18 (Sinottica al suolo e a 500 mb - Wetterzentrale) La situazione sinottica mostra un forte anticiclone di matrice africana: ciò spiega le elevate temperature dello strato d’aria soprastante il cuscino padano. 23 febbraio 2008 Fig. 19 (Foto da satellite Modis) La nebbia qui occupa la parte meridionale della regione, allargandosi poi sul Veneto e l’alto Adriatico; tuttavia il resto del catino padano è visibilmente immerso in una densa foschia. Nei giorni seguenti le nebbie si estenderanno ulteriormente fino a raggiungere il massimo il giorno 25. Sono presenti comunque formazioni nebbiose sul basso Verbano e sul basso Garda come nella situazione precedente. Fig. 20 (Radiosondaggio su Milano Linate) Le condizioni degli strati d’aria sono simili a quelle viste per il 20 gennaio. In questo caso, a Linate alle ore 12 non c’è nebbia, ma lo strato di inversione prossimo al suolo occupa lo spessore tra 120 e 354 metri, probabilmente saturo nelle zone più meridionali della regione. La temperatura in questo strato va da 7 a 8,2 gradi, mentre fino a quota 906 ridiscende. Qui incontriamo un secondo strato di inversione che raggiunge quota 1443 dove la temperatura è di 12 gradi; in questa fascia l’aria è molto secca. Zero termico a 3100 metri. Fig. 21 (Sinottica al suolo e a 500 mb - Wetterzentrale) Situazione sinottica simile a quella precedente: anticiclone di origine subtropicale con avvezione di aria calda in quota. Conclusioni Abbiamo posto le basi per una analisi statistica del fenomeno nebbia; con i dati a disposizione è possibile fare un quadro della distribuzione della nebbia nel trimestre esaminato, osservandola secondo parametri diversi. Questo ci consentirà nei prossimi anni di effettuare dei confronti per capire la variabilità del fenomeno nel tempo, in mancanza di una serie storica completa e attendibile a cui fare riferimento. |