Fig.1- Distribuzione temporale delle glaciazioni pleistoceniche L’ attenzione di questo articolo sarà posto alla fase finale dell’età glaciale Wurmiana che può essere a sua volta distinta in 3 periodi di espansione (Würm I° , Würm II° , Würm III°) Nelle restanti regione del pianeta tale classificazione non è più valida; per semplicità di lettura sarà citato il solo nome Wurm da intendersi unicamente con il significato cronologico quale: “ultimo episodio glaciale prima della fase post-glaciale ( Olocene )”. Distribuzione dei ghiacci | Nel periodo finale del Wurmiano ( Würm III° ) al momento della massima espansione ( tra i 25-18 mila anni addietro ) il ghiaccio ricopriva all’ incirca il 12% dell’intera superficie terrestre, pari a 40 milioni di Km2. Nella Figura 2 è rappresentata la distribuzione dei ghiacci continentali e marini nell’emisfero settentrionale dal quale si evince che: · In Europa i ghiacci continentali ricoprivano le regioni scandinave, l’ Inghilterra e la Germania settentrionale. Il limite, posizionato al 50° parallelo nord proseguiva fino al mar Bianco per poi innalzarsi progressivamente al 65°N nella direzioni degli Urali subpolari ( gli Urali erano ricoperti dai ghiacci fino alle zone centrali 55°N ); più a oriente, la copertura glaciale siberiana era poco estesa in quanto data la bassa umidità della regione la possibilità di alimentazione era scarsa. · Il nord America aveva una massa continua di ghiaccio continentale dalla zona occidentale a quella orientale. Nella parte orientale ( regione dei Grandi Laghi ) la calotta arrivava fino al 40°N, mentre nella parte occidentale 49°N, più a sud erano presenti unicamente sulle aree montuose masse minori verso nord, nella zona centrale dei “Territori del Nordovest” il ghiaccio si univa con quello della Groenlandia. · I ghiacci marini nel periodo invernale si spingevano nell’ Oceano Atlantico fino alla latitudine di circa 48-49°N mentre nella parte del mar glaciale Artico verso lo stretto di Bering erano confinati al 72°N. Fig.2 - Distribuzione dei ghiacci in inverno nel Wurmiano ( da Pinna, 1996 ) · Nel particolare della regione italiana i ghiacci sulle Alpi avevano un’estensione di 150 Km2 e arrivando fino allo sbocco delle valli alpine nella pianura padana ( Fig.3 ). Il limite delle nevi perenni era a circa 1.300 metri di altitudine e lo spessore massimo del ghiaccio stimato dai ricercatori era di 1.800 metri nelle valli maggiori. Nella zona appenninica erano presenti dei ghiacciai di estensione limitata ( qualche chilometro ); le tracce più meridionali del glacialismo wurmiano in Italia sono state rinvenute sul Monte Pollino e sulla Sila. Fig.3- Estensione dei ghiacci nelle Alpi nel Wurmiano (verde); in nero i ghiacciai attuali ( da Casati 1994 ) La distribuzione delle regioni climatiche era naturalmente ben diverso dall’ attuale con diminuzioni della temperatura media di 1°-2°C all’equatore, 3°-4°C nelle zone tropicali, 12°-14°C nelle zone temperate boreali. In Europa centrale, ad esempio, le temperature medie nei mesi più caldi erano di circa 5°C e in periodi invernali particolarmente rigidi si raggiungevano e superavano i –40°C, mentre la media era di –20°C. Le varie zone climatiche del Wurmiano nell’area Europea erano traslate più a sud con la seguente distribuzione: · Le aree che nella Fig.1 erano coperte dai ghiacci sono da considerarsi le regioni dal clima del gelo perenne · L L’ Europa centro occidentale aveva un clima freddo della tundra ( T estive massime di 9°C e T invernali medie di –20°C ). · Il clima temperato freddo ( ora in Finlandia ) era presente nelle regioni tra l’ Ungheria e la Romania. I Il clima temperato fresco delle foreste di latifoglie si posizionava in quelle aree che ora godono del clima Mediterraneo · Il clima Mediterraneo interessava le regioni Nord Africane, la Sicilia, e la parte più meridionale della penisola Iberica. Secondo le ipotesi sviluppate dai ricercatori le precipitazioni sul pianeta sarebbero diminuite di circa il 5-10% probabilmente determinato dalla formazione di anticicloni freddi e alla diminuzione dell’ evaporazione. L’ aumento del grado di aridità si pensa che si sia verificato nei seguenti territori: Germania centrale, Polonia, Russia centrale, Francia centro-settentrionale, Pianura Padana ( molto più vasta dell’ attuale a causa dell’ abbassamento del livello del mare ) e la fascia tra il 36-38° parallelo del nord America. Al contrario, le regioni che attualmente ricevono scarse precipitazioni come Africa settentrionale e America sud-occidentale, nel Wurmiano godevano di frequenti periodi piovosi. Naturalmente a risentire della diminuzione della temperatura del pianeta sono stati anche i mari e gli oceani; in particolare nella Figura 4 è rappresentata la distribuzione delle temperature delle acque superficiali nel mediterraneo ed in grigio le terre emerse ( da notare l’ ampliamento verso SE della pianura Padana ). Fig.4 Le temperature dei mari nel 16.000 a.C. (Thiede, 1974) Quando si sente parlare della “fine dell’era glaciale” il primo pensiero che si materializza nella mente è di identificarla come la fine freddo e l’ inizio di un periodo mite. In effetti, la fine del periodo glaciale non è stato così netto e uniforme in tutto il globo, ed è stato caratterizzato da alternanze di fasi di avanzamento e regressione dei ghiacciai determinati da cambiamenti climatici a breve periodo; tali mutazioni climatiche sono state individuate dagli scienziati grazie all’uso combinato delle conoscenze geologiche e biologiche acquisite nelle diverse ricerche in alcune aree campione del pianeta terra. La fase di regresso dei ghiacciai non è avvenuta contemporaneamente in tutto l’emisfero boreale ma, ha assunto modalità differenti in funzione delle caratteristiche peculiari presenti nelle varie regioni ( estensione dei ghiacci, latitudine, presenza di catene montuose, distanza dal mare, etc). Infatti, il riscaldamento dell’ atmosfera portò alla graduale scomparsa dei ghiacci continentali, ad esclusione di quello groenlandese, secondo le seguenti scadenze: · Cordilleran Ice Complex scomparve circa 10 mila anni a.C. · La calotta europea 8.300 anni a.C. · La calotta della Laurentide nel 6.500 anni a.C. I periodi di ritorno dei ghiacci e del freddo nel periodo successivo al massimo glaciale Wurm III° (18.000 B.P.) sono riassunte dalla Figura 5. Anni a.C. | Caratteri Climatici | Fase evoluzione umana | 8.800-8.300 | Freddo | Paleolitico Superiore | 9.800-8.800 | Caldo | 10.300-9.800 | Freddo | 11.300-10.300 | Caldo | 14.000-11.300 | Freddo | 16.000-14.000 | Mite | 23.000-16.000 | Glaciale | Fig.5 |