La prima decade di Gennaio 2009: Pianura Padana protagonista - 2a parte
Inserito il› 15/03/2009 7.02.56
Matteo Dei Cas & Fulvio Piazza
LE GALAVERNE DI INIZIO ANNO
I primi giorni del 2009 sono stati caratterizzati da un clima freddo e relativamente stabile. La nebbia, un fenomeno sempre più raro in queste ultime annate invernali, è comparsa in "grande stile" su gran parte della Pianura Padana ancora innevata.
In alcuni casi la nebbia, grazie ad una debole ventilazione meridionale, è riuscita ad avvettare fino alla Fascia Pedemontana creando una spesso strato che non si è dissolto nemmeno nelle ore più calde della giornata. Questo è quanto accaduto ad esempio il 2 Gennaio: l'immagine sottostante evidenzia in effetti quella coltre nuvolosa fortemente riflettente (elevato albedo) che ha invaso tutto il Catino Padano. L'immagine nel canale del visibile elaborata a falsi colori distingue la neve, colorata in rosso, dai "territori spogli" colorati in verde.
La scansione satellitare non riesce a discernere la nebbia dagli strati nuvolosi bassi che non raggiungono il suolo, per cui devo limitarmi a riferire la sua effettiva presenza sulla base dei dati raccolti "a vista" dai nostri collaboratori. Le loro testimonianze riportano uno strato nebbioso non del tutto uniforme: alcune zone del Pavese non sono state ad esempio avvolte della nebbia, che invece si ripresentava in modo consistente a soli pochi chilometri di distanza.
Lo strato nebbioso si è comunque espanso per avvezione fino ad entrare nelle vallate dell'Appennino, laddove il colpo d'occhio dall'alto è attratto dal manto bianco che sembra ricamare i solchi vallivi.
Circa la situazione in quota è invece interessante osservare la formazione delle numerose e persistenti scie degli aerei, favorite dalla presenza di aria fredda ed umida.
2 Gennaio 2009, Ore 10.25 Z - Satellite circumpolare, immagine nello spettro del visibile - FONTE: www.rapidfire.sci.gsfc.nasa.gov
Elaborazione in falsi colori: l'innevamento è stato evidenziato con il colore rosso
Nei giorni successivi la nebbia si è gradualmente limitata nella sua estensione, riducendo la sua presenza nelle ore diurne alla Pianura Centro-Occidentale. La seguente immagine satellitare, relativa al 4 Gennaio, lascia intravedere i segni della nevicata di Capodanno che per l'appunto aveva abbondantemente imbiancato la Pianura Veneta fino al Friuli.
Nonostante la riduzione delle nebbie, le temperature diurne sono risultate davvero contenute e questo grazie ad un nuovo lieve apporto di aria fredda continentale proveniente dai Balcani.
4 Gennaio 2009, Ore 10.15 Z - Satellite circumpolare, immagine nello spettro del visibile - FONTE: www.rapidfire.sci.gsfc.nasa.gov
Elaborazione in falsi colori: l'innevamento è stato evidenziato con il colore rosso
Il ritorno della nebbia è stato accompagnato da gelate diffuse su tutto la Pianura Padana e dalla galaverna, un fenomeno raro ed affascinante.
Questa particolare idrometeora è costituita dall'apposizione progressiva delle goccioline sopraffuse della nebbia su oggetti e superficie tanto fredde da permetterne il congelamento, che avviene sottoforma di scaglie di ghiaccio. La presenza di una lieve brezza favorisce l'accumulo sulla vegetazione di uno strato ghiacciato piuttosto friabile che può raggiungere uno spessore dell'ordine di alcuni millimetri.
La galaverna si forma in condizioni di tempo stabile e freddo, caratterizzato da nebbie che in diversi casi non si dissolvono nemmeno nelle ore centrali della giornata. Lo scarso soleggiamento ostacola la risalita delle temperature che rimangono sotto lo zero, fino a costituire una serie di "giornate di ghiaccio".
La fotografia sottostante rappresenta uno scorcio anonimo della nostra campagna pavese, ovattata dalla nebbia ed arabescata dalla galaverna anche in pieno giorno. Buona parte della Pianura Padana ha vissuto alcune giornate in questa atmosfera, riportando la memoria ad antichi inverni.
4 Gennaio 2009, ore 11.30 - Mezzana Bigli (PV) - Galaverna in campagna - Foto di Giovanni Vecchio
Il binomio nebbia-galaverna si è esteso questa volta anche fino all'Alta Pianura e perfino nei contesti urbani.
La fotografia sottostante è stata scattata a Bollate, nel NordOvest Milanese a testimonianza di un fenomeno che acquisito maggiore intensità con il trascorrere dei giorni, fino a sconfiggere l'isola di calore delle città.
Il paesaggio tradisce l'occhio di un osservatore poco attento, che potrebbe scambiare l'accumulo bianco con una lieve spolverata di neve fresca: non fosse per i particolari dei rami degli alberi, del tutto ricamati dal ghiaccio!
5 Gennaio 2009, ore 8.30 - Bollate (MI) - Galaverna in città - Foto di Guido Ciucci
Riesaminando i dati delle temperature delle nostre stazioni e dalle mappe dei modelli possiamo affermare l'esistenza di un "cuscino freddo padano" che si è consolidato nell'arco di pochi giorni e ha dato origine a condizioni favorevoli al verificarsi di un'abbondante nevicata.
LA NEVICATA DELL'EPIFANIA 2009
Senza ombra di dubbio l’evento nevoso consumatosi a cavallo della festività dell’Epifania deve essere considerato, per quanto riguarda la nostra Regione, quello più significativo dell'inverno 2008/09. Si è trattato di una "nevicata da raddolcimento" o da "scorrimento su cuscino" che ha favorito soprattutto la Lombardia Occidentale. Ovviamente si denotano zone nelle quali le precipitazioni sono state più abbondanti, in particolare a NordOvest di Pavia e sul NordEst del Varesotto, ai confini del territorio elvetico. Trovare la motivazione per giustificare tali episodi può essere alquanto complicato, dato che queste sono da attribuire principalmente alle caratteristiche morfologiche delle zone sopra elencate.
Facciamo un passo indietro, vi torneremo comunque nel corso dell’analisi, ed osserviamo come il giorno 6 Gennaio sia nevicato senza eclatanti eccezioni anche sul centro-est della Regione. Il giorno successivo la neve è continuata a cadere, come era nelle nostre attese, sino al tardo pomeriggio-sera su alcune aree geografiche della Lombardia. Questo è quanto accaduto in provincia di Pavia e soprattutto nelle aree extraurbane, dove in serata il manto nevoso ha superato localmente lo spessore di mezzo metro.
7 Gennaio 2009, ore 14 - Corteleona (PV) - Accumulo di 45 cm di neve - Foto di Simone Lodola
La presenza di accumuli significativi anche nei centri urbani di medie-grandi dimensioni è indice di un "cuscino freddo" davvero solido, che in alcune zone della Pianura Padana si è conservato quasi intatto fino al termine della fase perturbata.
8 Gennaio 2009, ore 17 - Vigevano (PV), Piazza Ducale - Foto di Alessio Mesiano
In Lombardia la differente nevosità è stata in primo luogo determinata dalla posizione "bassa" del minimo depressionario, quindi dall'esposizione o dal riparo alle correnti in relazione alla morfologia del nostro Territorio.
Grazie alle misurazioni pervenute dai nostri Collaboratori è stato possibile effettuare una interpolazione dei dati che ci ha consentito di valutare la distribuzione della precipitazione nevosa la nostra Regione. La seguente mappa, rielaborata da Bruno Grillini, quantifica l'accumulo nevoso corrispondente alla somma delle misure registrate nelle due giornate.
Come è facile osservare le zone maggiormente interessate dai fenomeni si sono concentrate in particolare sul settore sud-occidentale della regione. In particolare si segnalano le precipitazioni tra i 40 e 50 cm sul medio-basso Milanese, Pavese, medio-basso Lodigiano e sull’alto Bergamasco occidentale. I maggiori nuclei di precipitazioni si sono localizzati a NNW di Pavia e sull’alto Varesotto orientale, mentre su gran parte della Regione il manto nevoso ha raggiunto mediamente i 20-30 cm. Le zone "più penalizzate" sono state il Bresciano e soprattutto il Mantovano, essendo queste più lontane dal minimo di pressione e comunque più esposte al richiamo mite.
Circa la tempistica, è doveroso ricordare che il 6 Gennaio, grazie alle temperature diffusamente negative, la neve si è presentata ovunque di qualità farinosa e quindi con una "buona resa" in termini di accumuli. Questo è accaduto con la sola eccezione delle pianure del SudEst, dove nonostante le termiche favorevoli il fattore limitante è stato proprio il minore "quantitativo equivalente" di precipitazioni.
La vera svolta, quella determinante sull'accumulo complessivo, è sopraggiunta a partire dal mattino del 7 Gennaio grazie al deterioramento del "cuscino freddo". Il limite della nevicata non si è solo spostato - come accade tradizionalmente - da Est verso Ovest, ma anche da Nord verso Sud. La Pedemontana Prealpina (Varesotto, Comasco e Lecchese) ha capitolato in pioggia in tarda mattinata, il Milanese a metà pomeriggio; soltanto nel Pavese resistevano le condizioni propizie ad una nevicata che ha indugiato in effetti fino a tarda sera.
6-7 Gennaio 2009 - Accumuli di neve in Lombardia - Elaborazione di Bruno Grillini sulla base dei dati della rete stazioni CML
Possiamo rivedere preliminarmente un outlook della dinamica della fase perturbata attraverso le mappe di previsione LAMMA GFS relative alla barica al suolo, tenendo conto del verosimile sviluppo del peggioramento confermato in sede di nowcasting.
La seguente animazione evidenzia l'ingresso o meglio ancora l'avvicinamento di due distinti sistemi di bassa pressione.
Il primo di questi, quello meno profondo, si è sviluppato nella notte dell'Epifania sul Mar Ligure apportando un vero e proprio scorrimento umido (fronte caldo) in condizioni termiche favorevoli ad una diffusa "nevicata secca" in pianura.
Il secondo minimo depressionario si è invece formato sulle Baleari nel tardo pomeriggio della Festività per muoversi in direzione della Costa Azzurra, dove si è approfondito rimanendo sul posto per diverse ore. La seconda fase del peggioramento è stata caratterizzata, come vedremo in seguito, da un aumento del dislivello di pressione e quindi da un rinforzo della ventilazione. La maggiore dinamicità delle correnti ha quindi indotto, a partire dalla mattinata del 7 Gennaio, una diversa risposta della nevosità in rapporto alla complessa morfologia della nostra Regione.
Presentiamo ora il supporto offerto in sede di Nowcasting dalle mappe a mesoscala e dall'analisi dei radiosondaggi.
SINOTTICA AL SUOLO
Si possono distinguere due fasi sinottiche determinate dalla posizione e dalla profondità dei minimi di bassa pressione.
La prima, quella del 6 gennaio, è stata caratterizzata da un minimo poco profondo sul Mar Ligure associato a ventilazione scarsa determinata da un basso dislivello barico. Infatti la pressione al suolo è risultata quasi livellata. Deboli correnti da Est hanno continuato ad affluire sulla Pianura Padana a causa della pressione atmosferica più elevata sulla vicina Slovenia. Il quadro, stante il cuscino freddo creatosi nei giorni precedenti ed il sopraggiungere di correnti più caldo-umide era ottimale per avere precipitazioni nevose.
La seconda fase, quella del 7 Gennaio, è stata caratterizzata da un minimo pressorio in approfondimento sulle Baleari che ha stazionato per diverse ore sulla Costa Azzurra per colmarsi poi in direzione dell'Alta Toscana. La traiettoria non ha favorito la neve sui settori a Nord di Milano e sul centro-est della regione, questo per la maggiore distanza dal sistema frontale, ma anche per il cosiddetto“Borino erosivo”. Questo nomignolo è attribuito al mite e debole vento di gradiente che discende dalle Prealpi verso l'Alta Pianura.
La mappa non presenta invece evidenze certe di venti di puro scirocco, che si sarebbe limitato a soffiare sulle Coste dell'Alta Toscana e del Levante Ligure.
Le correnti settentrionali, alle ore 15Z del 7 gennaio, hanno interessato in modo considerevole il Nord della Lombardia, determinando la fine delle precipitazioni nevose e l’inizio di quelle piovose o miste. Le stesse correnti saranno responsabili anche del divario tra Nord e Sud della Regione circa la successiva fase di gelo, che verrà analizzata nella terza ed ultima parte dell’articolo.
ANALISI DELLA TEMPERATURA E DEI VENTI ALLA QUOTA DI 950 hPa
La seguente analisi è basata su mappe di previsione che dovrebbero spiegare in modo del tutto verosimile l'evoluzione termica nello "strato critico" che ha determinato le nevicate in pianura.
La giornata nevosa
E' bene evidente la distribuzione del "cuscino freddo" a circa 500 mt di quota alle ore 16 dell’Epifania che ha interessato in particolare il Piemonte e la Lombardia centro-occidentale, garantendo precipitazioni a carattere nevoso su gran parte della Pianura Padana Lombarda.
Come si può ben osservare, sul settore nordorientale della Regione ed in particolare sulla Valtellina le isoterme sono risultate più elevate. Questo fatto è risultato di difficile comprensione, a meno che non sia stato attribuibile alla presenza di venti di caduta come pure al limitato spessore dello “strato freddo”.
6 Gennaio 2009, ore 15Z - WRF: Previsione temperature e vento a 950 hPa - FONTE: www.meteoriccione.it
L'erosione del "cuscino freddo"
La mappa relativa al 7 Gennaio (ore 15 Z) dimostra che il cuscino è stato eroso principalmente da Est grazie al richiamo delle correnti sudorientali.
Ma questo non è tutto: Milano per esempio ha capitolato in pioggia nel primo pomeriggio, mentre Como e Varese prima di mezzogiorno. Infatti, sulla fascia Prealpina è entrato il vento di gradiente da Nord (quello soprannominato "Borino") mitigato dal riscaldamento adiabatico per caduta.
L'aria fredda è rimasta racchiusa sul SudOvest della Regione, fino a quasi sembrare "schiacciata" a ridosso dell'Appennino Pavese/Piacentino. Questo ha consentito il proseguimento delle precipitazioni nevose sino alla serata.
Il Pavese, il Cuneese e l’Alessandrino hanno quindi resistito molto bene alle correnti miti provenienti dal quadrante sudorientale, grazie alla protezione orografica offerta dall'Appennino. Le stesse zone allo stesso tempo non hanno nemmeno risentito della brezza mitigata per caduta che ha invece caratterizzato l'Alta Pianura.
7 Gennaio 2009, ore 15Z - WRF: Previsione temperature e vento a 950 hPa - FONTE: www.meteoriccione.it
ANALISI DEI RADIOSONDAGGI DI MILANO LINATE
L’erosione del "cuscino padano" viene confermata dal confronto dei radiosondaggi relativi alle ore centrali di giorni 6 e 7 Gennaio.
Il primo preso in analisi, registra condizioni ottimali per determinare una fase nevosa. Infatti, per ogni quota, si hanno temperature negative e decrescenti. Il dewpoint (DP) è leggermente più ballerino, ma in maniera coerente con il variare dell'umidità relativa.
Il secondo radiosondaggio, relativo alle 12Z del giorno 7 Gennaio, invece evidenzia una omotermia, ovvero uno strato all’interno del quale le temperature rimangono sostanzialmente invariate, grazie al “cuscino” di cui abbiamo già fatto accenno più volte. La sezione riportata del radiosondaggio rappresenta una situazione favorevole a precipitazione a carattere nevoso (temperatura e DP negativi) ma con l’avanzare delle ore il cosiddetto “cuscino” si è assottigliato fino a raggiungere la "condizione critica" di passaggio alla pioggia. Osservando con attenzione le diverse variabili del radiosondaggio si può osservare come le variabili TEMP C e DWPT, all’aumentare della quota, non hanno progressioni (in valore assoluto) uniformi. Questo fa pensare all’azione di correnti più calde a specifiche quote, una variabile determinante circa la tipologia della precipitazione al suolo.
6-7 Gennaio 2009 - Milano Linate - Radiosondaggi ore 12Z - FONTE: www.weather.uwyo.edu
Nelle stesse zone dove è nevicato di più, il freddo allo stesso modo si farà sentire in modo pungente, mantenendo intatto per diversi giorni il manto nevoso. La Lombardia tornerà ancora una volta ad essere divisa in due e questa volta lo sarà sul piano termico, ma le variabili in gioco - come vedremo - hanno avuto un denominatore comune.