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.: Lunedì 25 novembre 2024
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Matteo Dei Cas |
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L'estate lombarda dell'anno 2010 non è ufficialmente decollata - nel rispetto dell'astronomia - con il giorno del solstizio; al contrario la seconda decade di Giugno è terminata all'insegna di un tipo di tempo spiccatamente instabile e soprattutto da un ritorno repentino e sensibile del freddo. Nell'arco delle poche di ore a cavallo tra Sabato 19 e Domenica 20 Giugno, la nostra Regione ha assistito ad un brusco cambio di stagione, passando dall'afa e dai temporali in Pianura, alla neve sulle Alpi a quote relativamente basse! Due volti contrapposti del tempo, rispettivamente in due fasi distinte e molto ravvicinate del peggioramento - come rappresentato dall'accostamento fotografico sottostante - forse più tipiche delle sterminate regioni del continente americano, che non di un "minuscolo fazzoletto di terra" come la Lombardia! Questo coinvolgente dinamismo meteorologico - calato in un microclima molto complesso come il nostro - ritrova l'elemento chiave in una poderosa irruzione di aria fredda proveniente dalle latitudini artiche: un tipo di tempo che usualmente si presenta però nella prima parte della primavera, ed in quanto tale lascia trasparire - alla vigilia del solstizio estivo - il fascino dell'eccezionalità! | I due volti contrapposti dell'ondata di maltempo: sembra uno scorcio americano, tra le sterminate Pianure dell'Arkansas e le nordiche foreste del Canada. Sabato 19 Giugno 2010 - Cella temporalesca grandinigena nel Pavese: Zeme Lomellina (PV) - FONTE: www.meteomezzana.it Domenica 20 Giugno 2010 - Nevicata "estiva" a bassa quota sulle Orobie: Val Gerola, loc. Pescegallo (SO) mt. 1400 - AUTORE: Virgilio Rava | La tradizione popolare svizzera conosce bene il ritorno improvviso del freddo nella seconda metà di Giugno, soprattutto sulle Alpi, dove l'attività di allevamento del bestiame può subire anche un pesante coltraccolpo. Si tratta del "freddo delle pecore" che sorprende i greggi di ovini sui pascoli a quote relativamente basse: gli animali hanno giustamente subito all'inizio del mese la tosatura della lana, per cui l'irrigidirsi del clima può costituire un serio pericolo per la loro salute. I pastori hanno dovuto imparare necessariamente un po' di meteorologia per salvaguardare la loro economia. L'aria fredda proveniente dal "Grande Nord" si fa sentire soprattutto nella Svizzera d'Oltralpe che non in Canton Ticino o sulle montagne lombarde, dato che a Sud delle Alpi i venti di Föhn mitigano inevitabilmente l'aria, rendendo spesso il freddo più sopportabile. Ma ancora una volta esistono eccezioni che confermano la regola, tipi di tempo molto più rari: quasi un escamotage che consente all'aria fredda di aggirare l'ostacolo orografico fino a colpire in pieno la nostra Regione. Tutto quanto, come vedremo, è accaduto proprio in questa circostanza. | Domenica 20 Giugno 2010: la neve in estate a Livigno - come del resto nella Svizzera d'Oltralpe - è rara, ma non propriamente eccezionale, specialmente quando sopraggiungono massiccie irruzioni di aria fredda dal Nord Europa. L'immagine sovrastante vorrebbe raffigurare il trazionale "freddo delle Pecore" - FONTE: http://livigno.livignese.it | Le temperature registrate il 20 Giugno 2010 se da una parte si possono definire "rare" nelle nostre località alpine, tanto più sono da considerarsi "eccezionali" alle quote di pianura. Volendo confrontare nel modo più accurato possibile un'anomalia termica in una data Regione, la grandezza migliore risulta essere la temperatura media estrapolata da un numero elevato (in teoria tendente all'infinito) di campionamenti nell'arco di un'intera giornata. Il dato ottenuto deve poi essere confrontato con i "valori normali" estrapolati da una serie storica il più possibile consistente. A tale scopo abbiamo ritenuto rappresentativa la stazione meteo di Brignano Gera d'Adda, adagiata nella pianura bergamasca "al centro" della Lombardia, in servizio ormai da una decina di anni. L'andamento termico del Giugno 2010 evidenzia una prima quindicina di giorni costantemente sopra la media calcolata sulla base dei dati raccolti nell'ultimo decennio, quindi bruscamente interrotta in prossimità dell'evento perturbato oggetto di questa analisi. Il giorno 20 Giugno - per l'appunto - è stata registrata una temperatura record di 13.5°C, circa una decina di gradi più bassa rispetto alla media calcolata nel decennio 2001-2010. Anche l'estremo massimo della temperatura registrato nella medesima stazione rappresenta un record mai verificatosi nella serie storica: si pensi che addirittura non sono stati superati i 14.6°C come in una fredda giornata di Ottobre, complice sicuramente il cielo coperto e le piogge a carattere continuo. | Stazione meteo di Brignano Gera d'Adda (BG) - Rete CML: temperatura media giornaliera di Giugno 2010 (calcolata sulla base di 270 campionamenti nelle 24 ore) con riferimento alla serie storica dell'ultimo decennio. Evidente anomalia termica in corrispondenza del giorno 20 Giugno. Dati ed elaborazione grafica a cura Antonio Marioni. | La temperatura record registrata nella nostra stazione meteo bergamasca è solo un "campione random" che testimonia il raffreddamento che ha coinvolto il Nord Italia, dato che in tutta la Pianura Padana sono stati riscontrati valori insolitamente bassi per il periodo in atto. Il confronto della temperatura massima registrata il 20 Giugno 2010 con la media relativa alla serie storica trentennale (periodo 1971-2000) rilevata "ufficialmente" delle Stazioni meteorologiche dell'aeronautica militare e civile depone favorevolmente alla definizione di un evento del tutto eccezionale. Osservando la tabella sottostante possiamo apprezzare i valori massimi diffusi di 15/16°C che si discostano generalmente di 10/11°C in difetto dalla media storica. Inoltre l'estremo massimo è stato quasi ovunque perfino sovrapponibile alla media del valore minimo, se non addirittura inferiore. Il dato da considerare come "record assoluto" spetta a Piacenza: 14.4°C che risultano di ben 11.8°C in difetto rispetto alla media trentennale delle temperature massime; altrettanto interessante è il valore di 14.8°C registrato a Brescia, addirittura con uno scarto negativo di 0.6°C rispetto alla media trentennale dei valori minimi di Giugno. In altre parole, quasi ovunque in Lombardia i valori massimi registrati alla vigilia del Solstizio di Estate hanno coinciso con i valori minimi che mediamente si sono registrati nel mese di Giugno tra gli anni settanta e l'inizio del nuovo millennio. | Stazioni meteo AM-ENAV della Lombardia e zone limitrofre: confronto tra la temperatura massima del 20 Giugno 2010 e le medie trentennali degli estremi minimi e massimi del periodo 1971-2000. FONTE: www.meteoam.it Per un quadro completo delle temperature registrate dalla Rete CML si rimanda invece alla Pagina Archivio. | La distribuzione pluviometrica relativa al 19-21 Giugno 2010 presenta grosse peculiarità, dato che in genere nel corso dell'estate la bassa Pianura Padana - specialmente l'area sudorientale - risulta il settore meno piovoso della Regione. In genere l'estate lombarda contempla una maggiore piovosità concentrata tra la Fascia Pedemontana, le Prealpi e le Alpi: queste zone sono infatti per lo più interessate da fenomeni convettivi di natura prettamente orografica. I passaggi perturbati in genere provengono dall'Atlantico e sono poco profondi, tanto da limitarsi a lambire i settori settentrionali della Lombardia, con fenomeni prevalentemente temporaleschi che solo occasionalmente si spingono verso la medio-bassa pianura. Nel nostro caso specifico ritroviamo invece una "Lombardia alla rovescia" con il massimo di piovosità proprio sul Mantovano, dove sono stati raggiunti accumuli abbondantemente a tre cifre in poco più di quarantotto ore: questo - tengo a sottolinearlo - in estate accade molto raramente. Del tutto insolita all'opposto la piovosità sulle Alpi, nell'angolo nordoccidentale lombardo ed aree limitrofe al Piemonte con accumuli scarsi, se non del tutto irrisori. Fenomeni pressoché assenti nelle vallate incassate tra le Alpi, come in particolare l'Alta Valtellina ed il Sopraceneri. Gli accumuli irregolari registrati tra la Pedemontana, le Prealpi (ad esempio i 50 mm isolati registrati nel Lecchese, i 100 mm superati nelle Orobie) ed anche il Pavese Occidentale sono da attribuire a fenomeni di stampo temporalesco che, come vedremo, hanno invece caratterizzato la prima fase del peggioramento. Ciò che risulta comunque di maggiore importanza sono le precipitazioni "distribuite generosamente" nel Mantovano, Basso Bresciano, Cremonese, Lodigiano ed in genere su tutta l'Emilia Romagna: questo disegno delle isoiete è tipico di una configurazione perturbata del semestre freddo, associata allo sviluppo sul Mediterraneo di un minimo di pressione chiuso e piuttosto basso di latitudine. Ecco quindi la necessità di ricostruire in dettaglio la dinamica del peggioramento, per meglio classificare il "tipo di tempo" che ha interessato la nostra Regione proprio nei giorni che dovrebbero essere quelli più radiosi dell'anno. | 19-21 Giugno 2010 - Accumulo pluviometrico complessivo in Lombardia - Elaborazione di Bruno Grillini - FONTE: dati rilevati della Rete di stazioni CML a cura di Roberto Meda La situazione generale nel comparto Euro-Atlantico, tra fine Maggio ed inizio Giugno ha risentito ancora, come occorso durante tutta la Primavera, delle anomalie indotte dal Niño, sia per quanto riguarda le la temperatura superficiale delle acque (SST) atlantiche, sia per i conseguenti regimi circolatori. Nella prima decade del mese si è assistito ad una situazione già sperimentata per gran parte della Primavera: le diffuse anomalie negative situate nel Medio Atlantico (vedi figura sotto) hanno contribuito a rendere ancora piuttosto tesa la corrente a getto (JS) alle medie latitudini. Vista la stagione avanzata, la JS non è riuscita ad entrare nel bacino del Mediterraneo, ma i suoi rallentamenti in pieno oceano hanno sviluppato una serie di depressioni mobili, foriere di tempo instabile al NordOvest Italiano, intervallate da promontori anticiclonici responsabili di fasi più stabili ed aumento termico. A partire dal 4-5 Giugno, a livello della circolazione polare, si è instaurato uno stabile pattern caratterizzato dalla presenza di geopotenziali elevati sul comparto centro-occidentale del nord Atlantico, favorito anche dalla persistenza di anomalie SST positive in loco, come da schema classico da NAO- (tripolo Atlantico), sempre conseguente alla fase ENSO+. La circolazione a livello polare, dovendo necessariamente compiere una rotazione oraria attorno a quella zona alto-pressoria, ha mantenuto un regime prevalente di Scandinavian pattern negativo (SCAND-) e quindi condizioni di geopotenziali e di temperature insolitamente basse nel Nord Europa, che si sono protratte anche nel corso della seconda decade del mese. Le forti anomalie negative presenti nelle acque superficiali del medio atlantico in prossimità degli States non hanno consentito una franca risalita della cintura altopressoria subtropicale, come normale a questo punto della stagione, ma solo delle pulsazioni, tipo "onde" nel momento in cui le correnti a getto si attenuavano. Ecco allora che attorno al 17/18 Giugno si è verificato il congiungimento tra l'onda subtropicale che si è sviluppata verso nord dove il getto era meno forte (e cioè in Est-Atlantico) e l'alta nordica sopra descritta. Questa poderosa risalita di aria calda in atlantico ha provocato quindi il 19-20 Giugno un forte scambio meridiano, con avvezione di aria artica verso latitudini insolitamente basse e geopotenziali record in sede mediterranea. | 6 Giugno 2010: anomalia delle SST - Importante l'anomalia negativa in medio Atlantico, al largo degli States - FONTE: www.weather.unisys.com | Non dobbiamo "spulciare" troppe mappe per inquadrare nella sua completezza la sinottica continentale nel quale è calato questo "peggioramento di inizio estate": infatti l'intero atto - prologo ed epilogo compresi - si è consumato in poco più di 72 ore. Questo ha permesso in un certo senso di ricostruire agevolmente un'analisi retrospettiva, anche se in sede di previsione la dinamica dell'evento è risultata difficile da delineare, presentando notevoli incertezze anche nel breve termine. L'assenza di un dominio anticiclonico stabile aveva già caratterizzato il tempo della seconda decade di Giugno sul nostro Paese, permettendo pochi giorni prima la risalita verso le Alpi di una perturbazione mediterranea piuttosto organizzata. Osservando il primo quadro, quello relativo a Venerdì 18 Giugno, possiamo osservare una saccatura residua che si estende tra l'Europa Centrale e la Penisola Iberica: un vero e proprio "punto vulnerabile" all'attacco di nuove incursioni meridiane. La spinta verso NordEst dell'alta pressione delle Azzorre, a dire il vero abbastanza anomala per la stagione in atto, ha quindi forzato la discesa di una colata di aria molto fredda verso le nostre latitudini. Al termine della giornata di Sabato 19 Giugno l'affondo artico ha raggiunto il Mediterraneo Centrale, dando origine ad una profonda depressione che ha coinvolto quasi tutta la nostra Penisola. Nel corso delle ventiquattro ore successive (Domenica 20 Giugno) l'alta pressione oceanica si è però ricongiunta ad est con "la collega" presente sull'Europa Orientale e questo ha determinato un taglio netto (Cut-Off) della saccatura, con l'isolamento di una goccia fredda che si è estinta piuttosto lentamente, migrando verso SudEst. Soltanto nella giornata di Lunedì 21 Giugno - solstizio d'Estate - il tempo è migliorato in modo decisivo a partire dai settori occidentali; nubi e fenomeni si sono trasferiti lungo i versanti adriatici, ancora lambiti dal vortice freddo presente in quota. Il quadro sinottico indubbiamente non appartiene alla normale climatologia estiva, risultando invece tipico del semestre freddo, in particolare del periodo compreso tra l'inverno e la primavera, quando gli scambi meridiani riescono a penetrare con una certa frequenza nelle acque del Mediterraneo. | 18-21 Giugno 2010: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas Un breve sguardo alle basse quote ci permette di individuare la natura dell'incursione fredda in base alla sua provenienza: si è trattato indubbiamente di aria Artica marittima (mA) originatasi dalle latitudini settentrionali dell'Oceano Atlantico, nel settore compreso tra la Groenlandia e le Isole Svalbard. Un corridoio di isoterme negative ha letteralmente tagliato l'Europa in due, come una lama nel burro. Seguendo l'andamento delle isoipse possiamo già intuire la via di ingresso della discesa artica nel Mediterraneo, approssimativamente compresa tra i Pirenei e le Alpi. Uno spostamento ad Est dell'impianto depressionario - anche solo 100/200 km - avrebbe "schiantato" il blocco di aria gelida contro la Barriera Alpina, dando origine ad un tipo di tempo decisamente più asciutto (venti di caduta) su buona parte delle nostre regioni settentrionali. | 19 Giugno 2010: Analisi GFS isoterme e geopoteziali ad 850 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas Esaminando la sequenza delle mappe sinottiche tradizionali con i fronti al suolo, possiamo osservare il vero e proprio sviluppo di una depressione mediterranea secondaria alla discesa di un sistema perturbato di origine nordatlantica. L'afflusso artico-marittimo che ha seguito la discesa del fronte freddo annesso alle depressione "Friederike" è entrato nel Mediterraneo attraverso la porta del Rodano, dando origine nella notte di Domenica 20 Giugno ad una depressione sul Mar Ligure particolarmente attiva. Il continuo afflusso freddo ha alimentato per altre 24-36 ore la nuova perturbazione (battezzata con il nome "Gudrun") che si è invorticata a lungo sulla nostra Penisola, determinando condizioni di maltempo diffuso e persistente. La via percorsa attraverso il Golfo del Leone (nel gergo dei meteorologi si parla di "Rodanata") ha permesso alla colata artica di infilarsi nel Catino Padano attraverso il Mar Ligure, senza quindi essere costretta ad elevarsi al di sopra delle Alpi e ruzzolare sulla pianura. Durante la fase di occlusione della depressione l'aria fredda si è rovesciata al suolo con le precipitazioni, mantenendo in questo modo "i suoi connotati nordici originari", che altrimenti avrebbe per buona parte perduto, se fosse scesa già all'inizio sottoforma di Föhn. | 18-21 Giugno 2010: Analisi sinottica al suolo - Berlin, Institut für Meteorologie - FONTE: www.met.fu-berlin.de Un valido approccio per ricostruire la dinamica del peggioramento a scala locale è offerto dal riesame della scansione satellitare sull'Italia: possiamo riconoscere con facilità due fasi del tutto distinte, anche se temporalmente molto ravvicinate. La prima animazione, relativa alla giornata di Sabato, descrive la discesa del fronte freddo nordatlantico che ha abbordato le nostre regioni con nubi alte e sottili, che nel corso della mattinata hanno sorvolato le Alpi. Il moto del sistema frontale è però stato ostacolato dalla barriera alpina, tanto da rallentare e deformarsi al punto da spezzarsi in due tronconi. In realtà l'accumulo dell'aria fredda post-frontale a Nord delle Alpi non ha fatto altro che approfondire (per la legge di conservazione di massa) una depressione orografica tra il Mar Ligure e la Pianura Padana. In questo modo si è intensificato un richiamo di aria mite ed instabile in direzione delle Alpi: ecco che quindi nel pomeriggio si è accesa la convezione su tutta la Pianura Padana. Diverse celle temporalesche, delle quali alcune anche grandinigene, "sono letteralmente esplose" sui settori sudoccidentali della nostra Regione. Ancora una volta ci siamo quindi trovati nel pieno della "fase prefrontale", quella che sul Piemonte e sulla Lombardia Centro-Occidentale dà origine ai temporali più vistosi, che sfruttano l'elevato potenziale convettivo fornito dall'umidità e dal calore accumulato prima dell'ingresso del fronte freddo. I sistemi temporaleschi si sono spostati rapidamente verso Est - nel letto delle correnti di media troposfera - fino a conquistare il Veneto, dove le spinte ascensionali hanno assunto addirittura un carattere rotante, tale da imprimere alla struttura una tipologia supercellulare; in serata un tornado si è abbattuto nel Veneziano (non lontano da Mestre), mentre non molto lontano è stata la grandine a creare i danni più ingenti. | 19 Giugno 2010 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine Nelle prime ore della notte di Domenica il fronte freddo ha superato la Dorsale Corso-Sarda, mentre in parte è riuscito a scavalcare le Alpi Occidentali, smembrando il corpo nuvoloso sottovento sul Piemonte, dove si è osservata qualche schiarita. Nel frattempo si è innescata la ciclogenesi sul Mar Ligure, con l'aria fredda post-frontale che ha iniziato ad irrompere attraverso la Porta del Rodano. Il corpo nuvoloso ha cominciato quindi ad invorticarsi su se stesso con verso ciclonico: la depressione si è approfondita ulteriormente, fin tanto che l'aria fredda ha continuato ad alimentarla, colmandola. Nel corso della mattinata il fronte occluso è risalito da SudEst attraversando la Pianura Padana, con piogge persistenti e diffuse; l'aria fredda si è propagata al suolo con le precipitazioni e nelle conche più fredde delle Alpi - come abbiamo accennato prima - la neve è caduta fino a quote relativamente basse per la stagione. Il Retour del fronte occluso è proseguito per tutta la giornata, nonostante la ventilazione dominante al suolo fosse costantemente orientata da Nord: come vedremo più avanti, si è trattato di una "vera e propria battaglia" tra il richiamo settentrionale al suolo, che in genere inibisce le precipitazioni a partire dalle Prealpi, ed il rientro da SudEst del corpo nuvoloso e dei nuclei di precipitazioni ad esso associati. L'ingresso dell'aria fredda ha quindi preso il sopravvento smorzando del tutto il potenziale energetico convettivo, per cui le piogge ovviamente hanno continuato a cadere con un carattere omogeneo sotto una vasta distesa di nembostrati, proprio come accade più tipicamente nelle giornate autunnali. | 20 Giugno 2010 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine Proviamo a questo punto a quantificare la distribuzione della pressione al suolo, avvalendoci della ricostruzione animata delle mappe sinottiche relative all'Italia. Possiamo riconoscere nei primi due scatti la fase prefrontale, con lo sviluppo iniziale della depressione orografica tra la Pianura Padana ed il Mar Ligure. Nelle ore tardo-pomeridiane e serali la depressione si è ulteriormente complicata, assumendo una "forma ad occhiale", ovvero contraddistinta dalla presenza contemporanea di due minimi relativi. Accanto al centro motore principale - quello sul Mar Ligure - alimentato dal continuo afflusso di aria fredda, se ne è sviluppato uno secondario sul Veneto, probabilmente per la medesima azione di convergenza dinamica delle correnti nei bassi strati che ha dato origine ai temporali a supercella. Domenica notte i due minimi si sono fusi in un unico centro depressionario che si è attardato tra l'Emilia Romagna e l'Alta Toscana fino al tardo pomeriggio; la posizione stazionaria della depressione ha fatto sì che la Bassa Pianura Padana Centro-Orientale (in Lombardia le provincie di Mantova e Cremona) rimanesse per diverse ore al di sotto della parte più attiva della perturbazione, ricevendo i maggiori quantitativi pluviometrici. Il tempo è migliorato ovviamente con l'allontanamento della depressione al suolo, mentre la pressione ha iniziato ad aumentare a Nord delle Alpi, grazie alla progressiva spinta da Ovest dell'anticiclone delle Azzorre. E' altrettanto interessante osservare il costante dislivello di pressione a cavallo dell'Arco Alpino, tale da giustificare la presenza insistente di un richiamo settentrionale al suolo; il "naso altopressorio" a Nord delle Alpi e la depressione presente sulla Pianura Padana avrebbe indotto a prevedere un ingresso del Föhn già nella giornata di Domenica. In realtà, nonostante l'effettiva presenza di un vento sostenuto da Nord, la pioggia ha continuato a cadere "nebulizzata" per diverse ore anche sulla fascia pedemontana. Il richiamo settentrionale, pur relativamente mitigato ed impoverito di vapore per caduta e compressione, non è riuscito a "sfondare" ripulendo il cielo come usualmente accade sull'Alta Pianura: potremmo dire impropriamente che l'azione energica di Retour del fronte occluso ha ritardato l'ingresso vero e proprio del Föhn, ma per comprenderne pienamente il meccanismo è indispensabile ricostruire la dinamica in media troposfera. | Secondo l'ipotesi proposta dai Modelli ad Area Limitata (LAM) il vortice freddo avrebbe sorvolato le Alpi ad Ovest, scendendo verso il Mar Ligure in direzione del Medio Tirreno. Fin tanto che la depressione in quota si è a grosso modo mantenuta ad Ovest del meridiano passante per la Corsica, le correnti portanti (Level Guide) sulla nostra Regione sono rimaste orientate da SudEst con andamento ciclonico. Ecco quindi spiegare perché, nonostante la presenza del vento da Nord nei bassi strati, il fronte perturbato ed i nuclei di precipitazioni hanno continuato a risalire indisturbati verso le Prealpi. In altre parole la componente in quota è risultata determinante rispetto alla barica al suolo: soltanto con l'allontanamento della goccia fredda il tempo è migliorato in modo decisivo sui settori nordoccidentali, mentre l'ampia ritornante del fronte occluso "ha continuato ad abbracciare" i settori sudorientali della Pianura Padana. Nel corso della mattinata di Lunedì 21 Giugno le isoipse si sono gradualmente orientate da NordEst, per cui la ventilazione ha potuto mantenere la medesima direzione sia nei bassi strati che in quota: ecco dunque che la corrente ha iniziato a scavalcare lo spartiacque alpino, cadendo da altezze maggiori sottoforma di un "Föhn sempre più pulito". | 19-21 Giugno 2010: ricostruzione verosimile andamento T e gpt a 500 hPa su base previsione BOLAM - FONTE: www.meteoliguria.it Di conseguenza, in base all'analisi comparata della sinottica e della dinamica in quota, ripercorriamo come verifica le soluzioni proposte dai LAM. Molto verosimilmente nel corso del pomeriggio di Domenica il vento al suolo ha spirato da Nord su tutta la Regione, penetrando - seguendo il gradiente barico - attraverso i valichi più bassi dello spartiacque alpino. Un rientro più umido da Est avrebbe invece contrastato con i venti di caduta più secchi, dando origine ad una linea di convergenza più o meno riconoscibile in prossimità del corso idrografico del Mincio. Questa azione di scontro potrebbe avere contribuito a rigenerare i nuclei di precipitazioni sul Mantovano. | 20 Giugno 2010 ore 15Z: ricostruzione verosimile campi vento e temperatura al suolo su base previsione MOLOCH - FONTE: www.meteoliguria.it La isosuperficie di 700 hPa è utilizzata dai meteorologi per identificare la struttura e l'estensione dei principali sistemi nuvolosi, maggiormente correlati ai nuclei di precipitazioni. Possiamo quindi riconoscere nitidamente il richiamo umido sudorientale annesso alla risalita del fronte occluso; le correnti avrebbero impattato le Prealpi Lombarde scaricando buona parte del vapore specifico sulla Lombardia, per poi ripiegare da Nord/NordEst scendendo verso il Piemonte. Aria relativamente più secca sarebbe quindi affluita a quote medie sulla Lombardia occidentale, laddove effettivamente è stato registrato il minore accumulo pluviometrico su scala regionale. | 20 Giugno 2010 ore 15Z: ricostruzione verosimile campi vento ed umidità a 700 hPa su base previsione MOLOCH - FONTE: www.meteoliguria.it Comparsa repentina del freddo e maltempo diffuso in Italia? Certamente sì: in quel fine settimana di Giugno le cronache hanno parlato addirittura di un "ritorno dell'inverno", ma probabilmente la maggior parte delle persone non ricorderanno a lungo questa sfuriata estiva, dato che fortunatamente non ha portato con sé - se non in rari casi sul Veneto - fenomeni di estrema violenza, tali da generare danni e distruzioni. Il 19-20 Giugno 2010 non sarà comunque cancellato dalla mente degli appassionati di meteorologia, dei professionisti e degli studiosi del clima, perché quanto accaduto costituisce certamente un fatto più unico che raro. Se da una parte non è del tutto infrequente un'irruzione di aria artica sull'Europa Centrale anche in estate, è invece tanto più difficile che la suddetta colata di aria fredda riesca a penetrare sulla Pianura Padana attraverso il Golfo del Leone ed il Mar Ligure. Nel gergo meteorologico si parla di "Rodanata" proprio per designare questo tipo di tempo, che talvolta in Inverno spazza letteralmente le coste dell'Alto Tirreno portando neve a bassa quota sull'Emilia, sul Triveneto, sulla Toscana e più raramente sul Lazio. Nelle suddette zone ha piovuto più che altrove anche in questa circostanza e la neve ovviamente - data la stagione - è caduta solo in montagna, ma a quote davvero basse per il mese di Giugno. A tutti gli effetti questo "tipo di tempo" ha quindi moltissime similitudini con le "Rodanate" invernali e beno poco da spartire invece con le classiche perturbazioni estive, che in genere non sono associate ad una depressione mediterranea, ma transitano rapidamente lambendo con un cavo d'onda la Regione Alpina e Prealpina. Qualche volta potrà verificarsi anche in estate una discesa di aria artica, ma questa con maggiore probabilità andrà ad infrangersi contro la Barriera Alpina, senza raffreddare più di tanto la nostra Regione; ma quanti anni potranno invece trascorrere prima di potere assistere di nuovo ad una "Rodanata estiva" come questa? Ecco spiegare quindi come è nata l'idea di scrivere questo articolo. |
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