Nel mite inverno 2006/2007 sicuramente gennaio è un mese che si ricorderà a lungo nelle nostre regioni nordoccidentali: infatti la monotonia della stagione con le sue temperature minime raramente inferiori a 0°C è stata interrotta da due eventi favonici importanti che hanno permesso a molte località della Lombardia di raggiungere valori termici da record.
A titolo di esempio ecco l'andamento termico registrato nella mia stazione di Valmadrera (LC) nel quale spiccano per l'appunto due picchi termici di +22°C e +24,3°C: rispettivamente i due venerdì del 12 e 19 gennaio.
Andamento termico di gennaio 2007 - Stazione CML di Valmadrera (LC) - a cura di Matteo Dei Cas
L'elemento costante dell'ultimo inverno è stato un vortice polare molto vigoroso caratterizzato da una corrente a getto molto veloce sull'Europa centrale e di conseguenza un anticiclone delle Azzorre in splendida forma: una condizione stabile di NAO positiva che ha ostacolato l'ingresso di perturbazioni atlantiche nel Mediterraneo, mentre su tutto il continente europeo sono praticamente mancati gli scambi meridiani. In alcune circostanze la westerley in Atlantico ha cercato di rallentare affondando verso sud ma il risultato è stato quello di rafforzare ulteriormente la componente subtropicale altopressoria sul Mediterraneo occidentale. Ed è quello che è successo più di una volta nella seconda decade di gennaio: quando il getto ha ripreso vigore sull' Europa centrale al culmine di una omega in stratosfera protesa dal Marocco alla Francia Meridionale.
Tutto questo si è tradotto in media troposfera in un aumento dei geopotenziali con massimi a 500 hPa che sulla Penisola Iberica hanno superato abbondantemente i 5800mt, valore tipico del semestre estivo. La cupola anticiclonica si è alimentata attingendo dal suo bordo occidentale masse d'aria oceanica proveniente addirittura dalle Canarie, che poi scaricava scendendo con un avvitamento dinamico orario dal centro verso i margini della della struttura, fenomeno noto come subsidenza.
Sulla nostra regione le temperature si mantenevano elevate a causa della compressione adiabatica di masse d'aria di per sè già calde, mentre sull' Europa centrale correvano veloci i treni perturbati atlantici verso la Russia.
Il giorno 19 gennaio, seguendo i binari già tracciati una settimana prima, la coda di un fronte "freddo" atlantico (legata alla depressione "Kyrill" centrata sulla Bielorussia) scavalca da WNW le Alpi seguito dal tracimare dai crinali montuosi di aria temperata oceanica con un contributo subtropicale in risalita dai margini occidentali dell' aniticiclone.
La massa d'aria post-frontale si accumula sul versante alpino nord-occidentale, mentre sulla Pianura Padana si crea la classica depressione orografica.
Questa volta il dislivello barico - motore della corrente che scavalca la catena montuosa - è notevole, raggiungendo tra i due versanti uno scarto fino a 10 hPa; anche in quota i geopotenziali seguono un orientamento simile come accade per l'appunto in presenza di un flusso nordoccidentale di elevato spessore.
L' analisi dettagliata GFS non vede il classico "naso" nordalpino tipico della corrente settentrionale pura, ma uno schiacciamento delle isobare verso le Alpi Francesi dai connotati del foehn da WNW.
19 gennaio 2007 - Analisi in dettaglio Europa centrale - situazione al suolo e a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de
Nel pomeriggio arriva il foehn irrompendo sulla Pedemontana Lombarda e Piemontese su un catino di aria stagnante e stabile, sorvolando le inversioni termiche della bassa Pianura Padana.
Si toccano valori record in alcuni capoluoghi dell' alta Lombardia:
Como 24.6 °C
Lecco 23.9°C
Varese 23.1°C
Sondrio 22.8°C
19 gennaio 2007: temperature massime in Lombardia - Elaborazione di Bruno Grillini su base esclusiva dati rete CML
Molte sono quindi le località che superano i 20°C: in prevalenza concentrate sull' alta Pianura, mentre nel Cremonese e nel Mantovano permane nei bassi strati l'inversione termica, come del resto accade il più delle volte con favonio occidentale.
Ma perchè parlo di "favonio occidentale"?
Perchè il favonio non è un vento, ma un effetto locale!
Una massa d'aria che proviene da NW, da Nord o da NE entra in Lombardia scavalcando l' Arco Alpino e subisce più o meno intensamente una compressione durante la discesa e quindi un riscaldamento.
Entrando nei dettagli, prendendo spunto dall' evento del 19 gennaio 2007:
- L'entità del riscaldamenento dipende in primis dall' origine della massa d'aria: in genere nord-atlantica o artico marittima, raramente continentale è stata in questo caso (forse unico) addirittura una mescolanza di aria oceanica temperata e subtropicale.
- L' umidità della massa d'aria costretta a salire impattando l' arco alpino è un serbatoio di energia sottoforma di calore latente che viene liberato durante la condensazione: secondo la teoria classica che spiega il fenomeno stau/foehn più la massa d'aria è vicina alla saturazione meno si raffredda nel raggiungere il top della salita e quindi ancor più si riscalda e perde umidità nella sua discesa sottovento.
Foehn spiegato secondo la classica teoria termodinamica
In questa occasione la massa d'aria oceanica con elevata umidità specifica ha generato un importante stau sui versanti alpini sopravvento - fenomeno ben visibile sul meteosat - che ha contribuito, se pure in modesta misura, ad un ulterriore riscaldamento della massa d'aria.
A conferma dell'elevata umidità della massa d'aria che ci ha interessato durante l'evento, il valore fornito dal radiosondaggio dell' acqua precipitabile è circa di 14mm: valore non eccessivamente basso, dato che in altre situazioni favoniche siamo scesi al di sotto dei 10mm.
- I valori elevati di geopotenziale e la disposizione congruente del flusso da NW a tutte le quote, come sottolineato nel radiosondaggio, lasciano supporre che la massa d'aria abbia un grande spessore e sia quindi in discesa da una grande altezza. La massa d'aria in discesa incontrerà sulla nostra regione una massa d'aria molto più stabile, per cui risentiremo ancora maggiormente degli effetti della compressione adiabatica. A Milano Linate resiste ancora nelle ore più calde una lieve inversione termica limitata a poche decine di metri.
La discesa di una massa d'aria da grandi altezze esalta la compressione della massa d'aria che percorre un cammino verticale più lungo, riscaldandosi ulteriormente con un contributo importante, così come proposto dalla teoria attuale.
A titolo di esempio ecco un' immagine didattica che rappresenta un evento favonico del passato, in cui si evidenzia la dinamica importante di un vento di caduta da grandi altezze.
Il foehn spiegato dalla teoria attuale: l'esempio in Alto Adige del 8/11/1999 - Fonte: GEIER, 2001
Ecco infine alcuni dati numerici del radiosondaggio nel pomeriggio dell' evento:
Si evidenzia un elevato spessore delle superficie isobariche testimoniato dai geopotenziali elevati a tutte le quote, con isoterma a 850 hPa molto elevata per il periodo e zero termico oltre i 3200 mt. Si riscontra un elevato riscaldamento fino a 970 hPa (quota corrispondente alle zone collinari delle Pedemontane) mentre a Linate il riscaldamento è più contenuto, causa lo scivolamento della corrente favonica sopra l'inversione.
Conclusioni:
Effetto locale di straordinario fascino dovuto alla concomitanza di più fattori:
- dislivello barico favorevole al foehn nord-occidentale (frequente)
- massa d'aria in arrivo oceanica a componente subtropicale con ingresso da WNW (raro)
- elevato spessore della massa d'aria in arrivo (poco frequente)
- stabilità della massa d'aria sulla Lombardia precedente alla discesa favonica (frequente)
- forte subsidenza con geopotenziali molto elevati per la stagione (raro)
Matteo Negri - CML "19 Gennaio 2007: sogno di un venerdì di mezza estate"
Daniel Schrott, Werner Verant - Università di Innsbruck: "Il foehn sulle Alpi" - Nimbus 31-32
Si ringraziano tutti gli amici dello Staff CML che mi hanno fornito tempestivamente dati e materiale.