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Un esempio: le suggestioni e le potenzialità fotografiche di un pomeriggio di nubi basse   Inserito il› 30/07/2011 11.51.38

 

 
UN ESEMPIO: LE SUGGESTIONI E POTENZIALITA' DI UN POMERIGGIO DI NUBI BASSE


In questa puntata di Meteofotografia abbandonerò temporaneamente la teoria per mostrarvi un'applicazione diretta di quanto visto nell'articolo su nebbia e nubi basse. Vi racconterò cosa successe il pomeriggio del 18 Novembre 2008, data che certamente non rimarrà negli annali di meteorologia, ma che non dimenticherò per quello che ha saputo offrire. Saranno esaminate situazioni “pratiche” e spiegato come riconoscerle.

 

Il contesto meteorologico

Il 18 Novembre 2008 iniziò come umida e grigia giornata con deboli piogge da stau confinate sulla pedemontana e Prealpi, come mostra questa mappa delle ore 06z.

 
 

 

Carta delle precipitazioni previste per le ore 06z dal modello BOLAM per il 18 Novembre 2008. Evidente risalità di umidità dal golfo ligure e stau sui primi rilievi prealpini.

 
 
 
 
Un fronte molto esteso, ma in via di dissoluzione, portava tempo uggioso in risalita dal Mar Ligure per le nostre zone.
 
Questo “fiume umido”, scorreva al di sopra di una debole avvezione fredda orientale collegata ad una depressione scandinava che arrivava in Pianura Padana dopo un lungo tragitto.
 
Man mano che il piccolo minimo è traslato verso Sud Est, le correnti in alta Lombardia a 700hPa hanno ruotato in senso orario, passando da Sud-Ovest a Nord pieno e divenendo via via più secche, mentre il contributo da Est nella bassa atmosfera continuava, sempre più debole. Questo ha portato ad un veloce miglioramento al di sopra dello strato umido orientale (sopra i 1500m) e ristagno di umidità e nubi basse al di sotto.
Immagine satellitare delle 13.24 del 18 Novembre 2008
 
 
 
 
 
 

Da questa mappa BOLAM dei vettori di vento a 10m per le ore 15z si vedono molto bene il piccolo minimo sul ligure e la coesistente avvezione orientale




Animazione dei vettori di vento in relazione all'umidità specifica della massa d'aria alla quota di 700hPa dalle 12z del 18 Novembre 2008 alle 00z del 19 Novembre 2008. Si può notare come i venti subiscano rotazione oraria passando da SudOvest a Nord e come questo movimento produca perdita di umidità nella massa d'aria in arrivo.
 
 


Questo è invece quello che avvenne al suolo: ventilazione orientale nel pomeriggio fino a calma di vento in pianura (e debole ventilazione settentrionale sulle Alpi più settentrionali della Lombardia). Ricordiamo che lo spessore di una massa d'aria umida orientale è sempre molto contenuto, raramente supera i 1500m, quindi questo spiega la circolazione a due strati presente nella seconda parte della giornata del 18 Novembre 2008.
 
 

Nonostante la situazione non certo emozionante dal punto di vista sinottico, questa è stata una ghiotta occasione per scattare fotografie dalle atmosfere insolite e dai contrasti vividi.

 
 
 

Il reportage
 
Le condizioni erano senz’altro interessanti per immortalare lo strato umido alla luce del tramonto, ma i dubbi erano parecchi: il miglioramento sarebbe arrivato prima della scomparsa del Sole alle 17.47? A quale quota sarebbe stato necessario recarsi per sbucare dalla coltre nuvolosa? Ci sarebbe effettivamente stata una coltre nuvolosa di separazione con un così debole rientro da Est seppur aiutato dalle condizioni di saturazione preesistenti?
L’isoterma +1°C a 850hPa faceva ipotizzare un piccolo accumulo di neve al suolo laddove vi erano state precipitazioni, cioè praticamente solo sui primi contrafforti prealpini e forse le alture del Lago di Como.
Il tocco magico che la neve fresca dona al paesaggio alla prima luce del Sole dopo il passaggio della precipitazione era sicuramente qualcosa per cui valeva la pena rischiare di tornare a casa senza foto decenti.

Essendo partito sotto la pioggia, non erano graditi lunghi tragitti a piedi. Era necessario un luogo raggiungibile con la macchina alla quota più elevata possibile. Alla fine decisi per l’Alpe Giumello, sopra Bellano (LC) a metà del Lario, che permette di raggiungere i 1550m in macchina.
La prima cosa che notai, una volta giunto in zona, è che la neve era presente al suolo e sugli alberi già ad una quota di 1000m. 


 

 

 

 
 
 

Una delle cose che il meteofotografo deve sempre tenere a mente è che la neve, come simbolo dell’Inverno, contrasta benissimo con i caldi toni autunnali, donando alle immagini un tocco insolito. Inoltre, le migliori foto paesaggistiche con la neve sono quelle dove gli alberi sono imbiancati, venendo così anch’essi a far parte del gelido candore invernale. Scattare un’immagine interessante senza alberi imbiancati è molto più difficile. Altro elemento che ha un impatto notevole sul risultato finale di una fotografia invernale è la luce del Sole. Gli alberi innevati devono essere illuminati dal Sole. In questo modo vengono massimizzati i contrasti tra il bianco della neve e i toni scuri di tutto il resto che doneranno un migliore effetto tridimensionale.

A quel punto aveva smesso di nevicare e questo era il primo timido segnale che la situazione in quota era in via di miglioramento. Avevo ancora circa 100 minuti: ce l’avrei fatta a vedere disperse le nubi dello strato superiore in così poco tempo? Di solito, in situazioni simili, è così: quando le correnti cominciano a prendere componente da Nord-Ovest e quindi a favonizzarsi e seccarsi, basta molto poco per veder scomparire le nubi medie. Altro discorso per le nubi alte, che possono non essere collegate ad alcun meccanismo favonizzante.

Al mio arrivo all’Alpe Giumello, una veloce occhiata al cielo mi strappò un sorriso: guardando in alto, esattamente perpendicolarmente alla mia testa, il cielo si faceva più chiaro. Questo è il primo segnale che appare all’escursionista che cammina nella nebbia per indicare che con un piccolo dislivello (di solito inferiore ai 400m, ma dipende da quanto sono dense le nuvole), potrà sbucare dal tappeto di nubi. Guardando in verticale, infatti, si punta nella direzione di minore spessore della coltre nuvolosa sopra la nostra testa, ed è quindi possibile avvistare più facilmente un’interfaccia tra due diverse condizioni. Se il tempo è stabile, guardando in verticale, si vedrà l’azzurro del cielo soprastante.

In questo caso avvistai un tono di bianco più brillante, come se appartenesse a Strati o Cirrostrati a quota elevata. A quel punto sapevo che salendo di poco la visibilità sarebbe molto migliorata. Rimaneva l’incognita dell’altitudine dello strato nuvoloso. La cima del Monte Muggio a 1799m sarebbe stata una quota abbastanza elevata? E, inoltre, quegli Strati non avrebbero impedito di vedere il tramonto?

Bastarono 50m di dislivello perché apparisse un flebile Sole: la situazione in quota migliorava molto rapidamente e la distanza dalla cima dello strato nuvoloso non sembrava molto grande.

L’atmosfera era onirica: Inverno e Autunno coesistevano nella chioma di una betulla:

 
 
 
 
 
 
 
Come in un'ovazione silenziosa, apparve la Grigna:

 
 

Questo significava che l’altitudine del Monte Muggio era stata sufficiente per raggiungere la cima dello strato. A medie quote la situazione era in veloce evoluzione: a breve i profili della montagna sarebbero diventati nitidi, ma la preoccupazione ora era che il Sole sparisse dietro i densi strati nella parte destra dell’immagine e non riapparisse più per il tramonto.


 
 
 
 

Molti a questo punto sarebbero tornati indietro perché tali nubi non sarebbero mai state penetrate dalla luce del Sole, tanto più quella debole del tramonto. Sarebbe stato un errore. Va infatti detto che, soprattutto nelle stagioni fredde e con copertura nuvolosa alta, è possibile avvistare il cielo della Francia dietro le Alpi piemontesi anche se sotto un angolo molto piccolo. Le Alpi sono un’ottima barriera per le nubi tanto che, molto spesso, i due versanti italiano e francese hanno condizioni meteorologiche molto diverse. Quando un fronte risale dal Mar Ligure e rende i cieli del Nord Italia grigi, molto spesso a Occidente delle Alpi splende già il Sole.

Anche se in città tutto sembra uggioso ed uniforme, dalle montagne, al tramonto, è possibile scorgere una piccola finestra di cielo libera da nubi che corrisponde all’area compresa tra il punto in cui il Sole inizia ad avere un’elevazione inferiore a quella dello strato delle nubi e il punto in cui il Sole è completamente nascosto dalla superficie terrestre. E’ una finestra di pochi gradi, attraversata dal Sole in pochi minuti, ma che permette di vedere il tramonto.

  
 
 
 
 
 

Iniziò a soffiare una leggera brezza Nord-Occidentale che rese ancora più nitidi i contorni delle montagne al di sopra dello strato umido e la temperatura scese in breve tempo a -5°C. Tutto diventò ancora più congelato di quanto non fosse prima. In questi momenti di attesa è fondamentale essere molto ben coperti e non bagnati.


 
 
 

Finalmente la luce del Sole diretta! In quel momento solo la natura avrebbe potuto dire quanto meraviglioso sarebbe stato lo spettacolo dei pochi (6) minuti successivi!

 
  
 
 
 

Il colore del Sole mutò velocemente, passando da arancione a fucsia! I colori erano saturi e incredibili perché le precipitazioni erano cessate da pochissimo e l’umidità nell’aria li rendeva ancora più vividi.


 

 
Come spesso accade, appena dopo il tramonto, il tappeto di nubi, non ricevendo più alcuna energia dal Sole, scese di quota, in questo caso spinto ulteriormente verso il basso dalla brezza Nord-occidentale sempre più convinta. 
 
 
 
 
 

Concludendo, non sempre solo le situazioni meteorologicamente più emozionanti possono poi tradursi in qualcosa di interessante da fotografare, anzi, la maggior parte delle volte non è così. Molte volte bisogna saper trovare il bello letteralmente sopra le nuvole e andarselo a prendere anche quando tutto sembra grigio sulla base delle conoscenze di meteorologia "pratica" che uno possiede.


 Stefano Anghileri


 


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