Passo’ piu’ di una settimana dall’ultimo delitto e le indagini continuavano a brancolare nel buio. Tutto era ad un punto morto. Anche le analisi tossicologiche piu’ approfondite ordinate dal commissario Luca Rossi non avevano chiarito le cause esatte dei due decessi. Fu autorizzato per entrambi i corpi il permesso alle esequie e alla sepoltura. Il commissario si sentiva frustrato e non sapeva che cosa pensare. Ritorno’ a casa quella sera piu’ triste del solito. Aveva deciso di fare il poliziotto per quel suo senso di giustizia innata che gli apparteneva e quando non riusciva a catturare uno o piu’ deliquenti diventava di pessimo umore.
Una mattina dello stesso mese un ragazzo dall’apparente eta’ di 21 anni, capelli neri corti, occhi verdi, corporatura magra era appena uscito dalla fermata della metroplitana due Piola/Citta’ Studi. Indossava occhiali da sole Ray Ban, un giubbotto in pelle ed un paio di jeans “sbiancati”. Ai piedi portava un paio di sneakers. Si dirigeva abbastanza di fretta, dato che come al solito era in ritardo, verso piazza Leonardo da Vinci. All’altezza del teatro Leonardo attraverso’ la strada e fece di corsa tutto il piazzale davanti al Politecnico. Era una giornata nuvolosa, ma fredda. Imbocco’ via Celoria e poi giunse finalmente al dipartimento di scienze geologiche di via Mangiagalli. Qui sali’ al primo piano ed entro’ nell’aula Stoppani per seguire la lezione di paleontologia. Il ragazzo, studente di geologia al secondo anno, si chiamava Christian. All’improvviso dalle Alpi inizio’ a scendere in modo impetuoso il föhn, che raggiunse in circa un’ora la grande metropoli lombarda. Iniziarono a sollevarsi forti ed impetuose raffiche di vento che ben presto superarono i 50 km/h. L’aria si riscaldo’ all’improvviso e l’umidita’ inizio’ a diminuire. Si raggiunsero i 20 gradi in pieno inverno. Si diffuse nell’atmosfera una leggera carica elettrica. Christian osservo’ dalle finestre dell’aula della facolta’ di geologia alcune foglie sollevarsi e formare un piccolo mulinello, roteare in aria per alcuni minuti e poi ricadere a terra. Senti’ un calore percorrerlo per tutto il corpo. Si senti’ bruciare da dentro ed avverti’ come una sorta di scossa elettrica percorrerlo da capo a piedi. Gli altri studenti presenti nell’aula iniziarono ad accorgersi che il povero ragazzo stava letteralmente bruciando vivo ed in breve divento’ una torcia umana. Il professore interruppe la lezione e fece uscire tutti gli studenti di corsa, inoltre chiamo’ soccorso. Nei corridoi della facolta’ si sentirono alcune grida di dolore. Ma quando pompieri, polizia ed ambulanza giunsero sul luogo dell’incidente, ormai Christian era un cadavere carbonizzato ed orribile alla vista. L’aula fu sigillata ed il commissario Rossi giunse ancora una volta sul luogo del delitto, ma dopo aver raccolto i primi dati della scientifica non sapeva come rispondere alla solita ed assillante domanda: “Come poteva essere successa una cosa del genere?”.
Non c’erano tracce di combustibile e a quanto sembrava ad una prima analisi della polizia scientifica si poteva classificare il fenomeno come una sorta di autocombustione. Ma le origini erano del tutto sconosciute in mancanza di segni evidenti di un combustibile. Infatti come gli aveva riferito il tecnico della scientifica affinche' qualcosa bruci ci vuole un combustibile (si pensi alla benzina), un comburente (il legno per esempio) e all’ossigeno presente dovunque nell’aria. Se manca uno di questi ingredienti, il cosidetto triangolo del fuoco, nessun incendio puo’ nascere o prendere vita. Nel caso accaduto mancava il combustibile e quindi da un punto di vista prettamente fisico non poteva avvenire un fenomeno del genere ed in cosi’ poco tempo. Tutto cio’ infittiva di piu’ il mistero.
(5-Continua)