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.: Giovedì 21 novembre 2024
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Matteo Dei Cas & Mauro Corti |
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di Matteo Dei Cas Uno tra i fenomeni più conosciuti sulle Alpi è sicuramente il Föhn, spiegato su tutti i libri di testo secondo la teoria classica termodinamica. In breve, una massa d'aria umida costretta a scavalcare un ostacolo orografico si raffredda fino a raggiungere il punto di rugiada (livello di condensazione); da quel momento in poi, la massa d'aria condensa tutto il proprio vapore acqueo dando origine ad un corpo nuvoloso che si ammassa a ridosso del pendio sopravvento e persiste in situ per molte ore. Si parla in questo caso di Stau, che letteralmente nella lingua tedesca significa "coda". Ora, tralasciando i dettagli fisici associati al fenomeno Stau-Föhn che esulano da questo articolo, concentriamo il nostro interesse sulla nuvolosità e sul tipo di tempo che caratterizza queste particolari condizioni meteorologiche. Le nubi associate allo Stau si addensano formando un vero e proprio sbarramento che si ammassa a ridosso del crinale montuoso, noto come "muro del Föhn"; poi, normalmente, sul lato sottovento le correnti precipitano a valle e la nuvolosità "quasi per magia" si dissolve, lasciando spesso qualche traccia in media troposfera (nubi lenticolari) che denota la presenza di una corrente in alta quota deformatasi nel sorvolare la catena montuosa. Questo è quanto avviene nelle condizioni più tipiche, che rappresentano la stragrande maggioranza dei casi. Ma esistono, come in ogni cosa, le eccezioni che confermano la regola. A volte il muro del Föhn "tracima" oltre lo spartiacque alpino e "sfonda" a Sud nelle vallate interne delle Alpi; più raramente la nuvolosità (ed i fenomeni ad essa associati) si spingono verso le Prealpi, ancora più eccezionalmente verso la Pianura Padana. Se da un lato lo "sfondamento del muro del Föhn" può essere non infrequente in determinate vallate alpine italiane, dall'altra rappresenta un caso più raro e certamente didattico quando queste nubi apportano precipitazioni spingenosi ben lontano verso le nostre pianure. | Föhn e Stau, spiegato secondo la classica teoria termodinamica. FONTE: www.wikipedia.org | In genere il Föhn a Sud delle Alpi è associato al rapido transito di una perturbazione di origine nord-atlantica (o più raramente artica) con direttrice dai quadranti settentrionali. Questo non implica però necessariamente uno sfondamento della nuvolosità, nè tantomeno l'arrivo delle precipitazioni in Pianura Padana: perchè, come vedremo, gli elementi in gioco non sono localizzati in bassa troposfera ed il quadro pertubato nel complesso non è affatto semplice. Il fatto però che una perturbazione valichi rapidamente le Alpi, è quasi sempre associato ad un dislivello di pressione che epiloga nell'ingresso del Föhn sulla nostra Regione, per lo meno limitatamente alle vallate più vicine ai valichi alpini. Il rapido passaggio di "Andrea", la perturbazione associata all'imponente "sfondamento del muro del Föhn" che si è verificato tra il 5 ed il 6 Gennaio 2012, visto così sulla tradizionale mappa sinottica al suolo sembrerebbe una situazione favonica "come tante altre" per la nostra regione. Certo, possiamo notare che le isobare sono molto fitte e quindi dedurre una corrente molto intensa nei bassi strati, ma soltanto con questo elemento non siamo in grado di predirre l'arrivo di nubi e piogge fin sulla Pianura Padana! La soluzione per risolvere questo "problema previsionale", vi anticipo, la troveremo nella meteorologia moderna con lo studio delle condizioni in media ed alta troposfera. | 5 gennaio 2012, ore 00 UTC - Analisi sinottica al suolo - Berlin, Institut für Meteorologie - FONTE: www.met.fu-berlin.de | Le vallate italiane alpine più vicine allo spartiacque sono le zone interessate più spesso dallo sfondamento del muro del Föhn e dalle precipitazioni, un fatto questo che si presenta con una relativa ricorrenza in situazioni perturbate settentrionali. In Lombardia ad esempio sono la Val Chiavenna e la medio-alta Valtellina ad essere interessate dalla nuvolosità, più o meno densa ed estesa, nonchè dalle nevicate che possono insistere per diverse ore sottoforma di rovesci intermittenti e ventati fino a quote relativamente basse. Riferiamoci a questo punto a quanto è avvenuto in Alta Valtellina proprio il 5 Gennaio 2012, in modo non solo da introdurre lo studio del nostro evento meteorologico, ma anche per meglio spiegare "ai non addetti ai lavori" cosa intendiamo esattamente parlando di "sfondamento del muro del Föhn". La fotografia sottostante raffigura l'ingresso del fronte caldo in Lombardia con le nubi medio-alte del tipo Altostratus che "tracimano" lo spartiacque e si spingono verso Sud invadendo i cieli delle Alpi Retiche, poi delle Prealpi e della Pianura Padana. | 5 gennaio 2012, ore 10 - Alta Valtellina (SO) - Il fronte caldo associato alla perturbazione "Andrea" sta per valicare l'Arco Alpino. Si noti la distesa di altostrati che sta per nascondere completamente il sole, mentre verso Sud il cielo è ancora piuttosto chiaro. Le cime delle Alpi Retiche iniziano a scomparire sotto la tipica foschia (virga) associata all'inizio delle nevicate. Veduta dalle torri di Fraele (Valdidentro), 1900 mt. slm. FOTO di Matteo Dei Cas. | Con il trascorrere delle ore la nuvolosità si fa via via più densa. Le nevicate, dapprima deboli o moderate, assumono carattere di rovescio. La visibilità cala con l'aumentare di intensità delle precipitazioni, la neve viene sospinta dal vento e con esso entra anche l'aria fredda che fa "crollare" la colonnina di mercurio. L'avvenuto passaggio del fronte freddo è seguito da una temporanea fase di stanca, seguito abbastanza spesso da una fase post-frontale instabile associata a ad una ripresa delle nevicate. | 5 gennaio 2012, ore 17 - Alta Valtellina (SO) - Ci siamo spostati di pochi chilometri: dalla Valdidentro alla Valfurva, ma il peggioramento è dovuto all'ingresso del fronte freddo. La neve ora cade sottoforma di rovesci e l'accumulo al suolo è cresciuto rapidamente, grazie alle temperature ampiamente negative. Il punto di osservazione è la rinomata stazione sciistica di S. Caterina, mt. 1700 slm. FOTO di Matteo Dei Cas. | Nella stragrande maggioranza dei casi, come però vi ho già anticipato, il muro del Föhn quando sfonda si limita a rimanere circoscritto alle Alpi di confine e/o alle vallate immediatamente adiacenti. I rimanenti casi, come quello del 5/6 Gennaio 2012, rappresentano situazioni del tutto anomale, se non eccezionali. Nella foto sottostante, scattata dalla vetta più elevata del Triangolo Lariano, possiamo scorgere quindi verso Nord il muro del Föhn che si addensa in modo insistente a ridosso delle Alpi. Sopra il nostro Fotografo il cielo è poco nuvoloso per la presenza delle tipiche nubi lenticolari e/o da rotore associate al Föhn, mentre verso la Catena Mesolcina settentrionale ed il valico dello Spluga "si annidano" nubi e precipitazioni: questa è una delle situazioni favoniche più frequenti in Lombardia. In genere sulla nostra regione il tempo è splendido, quasi a rievocare la celebre frase del Manzoni: "...quel ciel di Lombardia così bello, quando è bello". Probabilmente il nostro Scrittore si è ispirato ad una tipica giornata di Föhn alpino. Addentriamoci per questo motivo a studiare un caso meteorologico eccezionale e di elevata valenza didattica, che rappresenta la classica "eccezione alla regola", per nulla infrequente in meteorologia. | 21 Novembre 2009 - Muro del Föhn verso la Mesolcina ed il passo dello slpuga; sopra l'osservatore il cielo è poco nuvoloso e la visibilità è ottima. Veduta dal Monte San Primo (Triangolo Lariano), 1600 mt. slm. FOTO di Stefano Anghileri. | di Mauro Corti Le splendide immagini del Meteosat che vi proponiamo qui sotto danno l'idea dell'estrema dinamicità atmosferica presente quel giorno sul Vecchio Continente, sferzato da intense correnti nord-occidentali in seno alle quali si muovono attivi corpi nuvolosi di origine nord-atlantica. L'animazione prende in considerazione un arco temporale complessivo di ventiquattro ore e mostra in tutta la sua straordinaria bellezza la depressione "Andrea" che si porta rapidamente dalle Isole Britanniche verso le Alpi ed il nostro Nord-Italia. Al mattino presto i primi avamposti del fronte caldo cominciano a velare i cieli delle Alpi. Ben presto gli altostrati, sospinti dalle forti correnti settentrionali, cominciano a "tracimare" dallo spartiacque alpino e a causare le prime deboli nevicate sui rilievi più a nord. In questo caso non si tratta di fenomeni particolarmente significativi. Tuttavia, con il passare delle ore, la nuvolosità tende a portarsi fin verso le zone Prealpine e Pedemontane e le nevicate sui rilievi di confine tendono ad intensificarsi con il sopraggiungere, verso il mezzogiorno, di nuclei precipitativi un poco più intensi originati dallo "sfondamento"di altostrati più spessi e di qualche nembostrato. La situazione resta grossomodo invariata fin verso le ore 16.30, con le deboli nevicate in atto sui rilievi più a nord (Sopraceneri, Valchiavenna, Valtellina Settore Retico ed Alta Valtellina) e la distesa di innocui altocumuli che copre il cielo delle zone più Settentrionali della Regione, fin verso i Grandi Laghi Lombardi. Alle ore 17.00 il fronte freddo valica le Alpi con un'irruenza straordinaria. Le nevicate si intensificano notevolmente su tutto l'Arco Alpino e la fenomenologia precipitativa (come vedremo meglio in seguito) "conquista" quasi tutta la nostra Regione!!! Si tratta di un passaggio rapido, ma davvero incisivo. Verso le ore 22.00 il fronte freddo è già sull'Emilia Romagna e continua la sua corsa verso sud-est sospinto da poderose correnti nord-occidentali. | Giovedì 5 gennaio 2012 - Animazione Meteosat nello spettro infrarosso, scansione ogni due ore - FONTE: www.sat24.comPer visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine | | Grazie a questa fantastica immagine nello spettro del visibile, possiamo ammirare il fronte caldo che si "adagia" a ridosso dell'Arco Alpino il mattino del 5 gennaio. Lo "sfondamento" è già in atto. Gli altostrati coprono tutte le Alpi e guadagnano pian piano terreno raggiungendo le zone prealpine e pedemontane lombarde, dove tuttavia non apportano alcun fenomeno significativo. Anche la Val d'Aosta ed una parte del Piemonte Occidentale si trovano sotto una distesa di nubi compatte ed uniformi. La Valpadana centro-orientale è invece pressochè sgombra da nubi. Infatti, in questa prima fase del peggioramento, l'azione di sfondamento non è contraddistinta da connotati di particolare eccezionalità e la nuvolosità ed i fenomeni si concentrano esclusivamente a ridosso dei rilievi alpini più settentrionali e nelle vallate al confine con la Svizzera e l'Austria. Di notevole interesse è proprio quella distesa di nubi più basse ed irregolari (con buone probabilità stratocumuli), alternate a schiarite, presente a nord delle Alpi, nel settore caldo della perturbazione. Si tratta di una temporanea attenuazione della copertura nuvolosa e dei fenomeni, poco prima dell'arrivo e del transito del fronte freddo. Infine si osservi la nuvolosità medio-alta presente sul nord-est e quella in prevalenza medio-bassa che copre i cieli della Liguria e di buona parte del Centro-Italia, collegate entrambe ad afflussi di masse d'aria più umida di provenienza occidentale e sud-occidentale, a precedere il passaggio del fronte caldo. | Cerchiamo ora di comprendere, avvalendoci dell'analisi sinottica a mesoscala, l'evoluzione meteorologica intercorsa durante il 5 gennaio. Al mattino si nota come la pressione più alta al suolo si trovi proprio immediatamente ad ovest dell'Arco Alpino Occidentale. Lo scarto barico con la Pianura Padana si aggira intorno agli 8 hpa. In quota le correnti sono orientate da ovest-nord-ovest, con la massa d'aria che entra a "stretto giro di boa" dalla Provenza e determina la formazione, intorno a metà mattina, di una stretta saccatura in grado di richiamare, seppur temporaneamente, una ventilazione a componente meridionale (soprattutto dal quadrante di sud-ovest) su buona parte della Valpadana. Si tratta, a tutti gli effetti, di un vero e proprio richiamo prefrontale. Si osservi, inoltre, come non sia presente sulla Svizzera un significativo accumulo di massa, in grado di generare elevato gradiente barico tra i due versanti alpini. Ciò inibisce la genesi di un'importante corrente favonica che risulta decisamente contenuta, se non del tutto assente, fin verso metà pomeriggio. Nel corso della giornata, l'avvicinamento del fronte freddo alla catena alpina, provoca un progressivo e rapido calo della pressione atmosferica che si concretizza con l'approfondimento di una depressione orografica proprio sulla Pianura Padana, con valori pressori di tutto rispetto, di poco inferiori ai 995 hpa. Il passaggio frontale si concretizza tra le ore 17.00 e le ore 21.00 e comporta la definitiva rotazione delle correnti da nord-ovest anche al suolo, come si evince facilmente osservando i "vettori vento"della scansione sinottica trioraria sul territorio lombardo, nonchè il progressivo e rapido aumento della pressione Oltralpe con l'incipiente formazione del cosiddetto "naso favonico". Infine, dalla disposizione delle Isoipse, si evince come le correnti portanti alle alte quote siano rimaste costantemente orientate da nord-ovest verso sud-est. Tuttavia, mentre al mattino la curvatura delle stesse mostra un andamento "convesso" blandamente anticiclonico, nel corso del pomeriggio-sera la concavità cambia, palesando un netto incremento dei parametri ciclonici, in concomitanza al transito dell'asse di saccatura ed all'ingresso di nuclei di vorticità capaci, come vedremo fra poco, di instabilizzare notevolmente la massa d'aria presente sulla nostra Regione e di generare fenomenologia significativa. | 5 gennaio 2012 - Analisi sinottica al suolo Italia di NordOvest, scansione ogni tre ore | Ed ecco il passaggio del fronte freddo la sera del 5 gennaio, immortalato dal radar svizzero Landi tra le ore 17.00 e le ore 20.00. Notiamo innanzitutto come la traiettoria dei nuclei precipitativi segua "fedelmente" la direzione delle correnti in quota prevalenti e cioè da nord-ovest verso sud-est. Il fronte impatta violentemente l'Arco Alpino e provoca uno Stau intenso e persistente sulla Svizzera Nordalpina, nonchè sui versanti alpini esteri francesi ed austriaci, ove sono in atto copiose nevicate. L' intensità della Corrente a Getto che accompagna questa perturbazione contribuisce alla genesi di uno "sfondamento" davvero imponente, con le precipitazioni che superano agevolmente la Chiostra Alpina, in particolar modo attraverso i principali canali vallivi che comunicano direttamente da nord a sud con lo spartiacque alpino, con particolare riferimento al Canton Ticino e alla Valchiavenna. Inoltre, occorre sottolineare come la fenomenologia sia ben presente anche sull'Alta Valtellina, nonchè sul settore Alpino di nord-est; tuttavia il limitato raggio d'azione del Radar, unitamente all'interferenza orografica, non ci permettono di apprezzare appieno la diffusione delle precipitazioni su tutto l'Arco delle Alpi. Focalizziamo ora la nostra attenzione sulla significativa peculiarità di questo evento perturbato. Guardate come le precipitazioni "scavalchino" facilmente i rilievi Alpini più Settentrionali, per "divallare" dapprima sui settori Prealpini e Pedemontani, successivamente sulla Medio-Alta Pianura e, a fine sequenza, persino su alcune zone della Bassa Padana come il Cremonese, il Lodigiano ed il Mantovano!! Un evento davvero raro e di indubbio fascino!! Si tratta in prevalenza di moderati rovesci convettivi sparsi, che colpiscono la nostra Regione "a macchia di leopardo". L'ingresso repentino e "perentorio" del fronte freddo, lo "sfondamento" in seno all'accelerazione della corrente a getto, il transito di nuclei di vorticità in concomitanza al passaggio dell'asse di saccatura ed il brusco calo termico intervenuto alla quota isobarica di 500 hpa (si raggiungeranno i -34°C) incentivano i moti verticali in libera atmosfera contribuendo alla genesi di nubi del tipo cumuliforme, responsabili di siffatta fenomenologia su buona parte del territorio regionale. | Giovedì 5 gennaio 2012; ore 17.00-20.00 locali - Animazione radar precipitazioni Italia Nordoccidentale FONTE: www.landi.ch - Rielaborazione di Matteo Negri, scansione a venti minuti: www.meteolecco.it | La cartina qui sotto ci illustra gli accumuli precipitativi intervenuti sulla Lombardia e nelle zone limitrofe il giorno 5 gennaio, grazie ai preziosissimi dati fornitici dalle 389 Stazioni CML sparse sul nostro territorio regionale. Naturalmente le precipitazioni più importanti (prevalentemente nevose oltre gli 800 metri di quota) si sono avute a ridosso dei rilievi più settentrionali, laddove lo Stau ha provocato fenomeni continui e particolarmente abbondanti (ad esempio nel Sopraceneri dove si superano i 20mm). Quantitativi decisamente significativi anche nel resto del Canton Ticino, in Valchiavenna e nell'Alta Valtellina ove si raggiungono i 10-15 mm grazie ad uno "sfondamento" davvero maestoso, che già tra la tarda mattinata ed il primo pomeriggio ha portato i primi nuclei precipitativi da fronte caldo a valicare lo spartiacque Alpino. Più a sud, ed in particolare su Varesotto, Comasco, Lecchese e Brianza, è interessante osservare come gli accumuli siano determinati da rovesci convettivi collegati al passaggio dell'attivo fronte freddo serale. Si noti come la distribuzione delle precipitazioni si esplichi in Cartina con dei nuclei tondeggianti di colore più scuro, proprio in corrispondenza delle zone geografiche citate, chiaro segnale di fenomenologia sparsa a carattere convettivo. Piovaschi e rovesci più deboli e meno organizzati hanno colpito anche l'Est Milanese, parte del Bergamasco ed in modo più sporadico alcune aree del Bresciano poco a nord del Capoluogo. Si osservi infine la presenza di nuclei precipitativi piuttosto estesi ed omogenei sull'Emilia, in estensione a parte del Cremonese e del Mantovano. In questo caso non si tratta di rovesci, bensì di piogge a carattere debole e diffuso, causate in tarda serata dalla formazione di "Stau appenninico", originato dall'impatto delle correnti settentrionali con i contrafforti montuosi dell'Appennino Tosco-Emiliano. Infine vale la pena sottolineare come il giorno 5 la sola provincia a non essere stata interessata da fenomeni significativi sia stata quella di Pavia, a testimonianza di un evento davvero eccezionale, se consideriamo la provenienza decisamente sfavorevole delle correnti portanti di questa perturbazione, capace invece di interessare, con fenomeni precipitativi, quasi tutta la Lombardia. | 5 gennaio 2012 - Accumuli di precipitazioni in Lombardia - Elaborazione di Bruno Grillini sulla base dei dati rilevati dalla rete di stazioni CML | di Mauro Corti Il giorno successivo la situazione rimane decisamente dinamica e spettacolare. Ne troviamo conferma nell'animazione satellitare che possiamo ammirare qui sotto. Al mattino la perturbazione vera e propria sfila rapidamente verso i Balcani, ma interessa attivamente, con la sua parte fredda, anche le nostre regioni centrali, in particolar modo il Medio Versante Adriatico dove si sviluppano intensi rovesci di pioggia e nevicate sui rilievi Appenninici a quote progressivamente più basse. Il Nord-Italia, invece, si trova alle prese con un'intensa corrente Settentrionale post-frontale ancora decisamente umida, che ammassa nubi molto compatte, foriere di copiose ed estese nevicate su tutto l'Arco Alpino, ad eccezione dei rilievi montuosi più Orientali del Friuli Venezia Giulia. La spinta della corrente a getto è ancora molto significativa e la nuvolosità ed i fenomeni, ancora una volta, "sfondano" lo Spartiacque Alpino e si riversano anche più a Sud verso le nostre Valli più Settentrionali (Val d'Ossola, Valchiavenna, Valtellina, con particolare riferimento al Bormiese ed al Livignasco). Le nubi si spingono fino alle zone Prealpine ed in alcuni casi fin sull'Alta Pianura. Il Föhn interessa buona parte dei settori pianeggianti e non solo quelli Occidentali. Nel corso del pomeriggio si assiste, tuttavia, ad un graduale miglioramento delle condizioni atmosferiche che interessa gradualmente anche i settori montuosi più a Nord. Il Jet Stream Settentrionale si attenua e sposta il suo raggio d'influenza molto più a Sud e ad Est. La pressione comincia ad aumentare a tutte le quote a partire dai settori più occidentali sotto l'incalzare deciso dell'Anticiclone delle Azzorre, che dal vicino Atlantico si espande rapidamente verso Est. La massa d'aria che interessa la nostra Regione, a partire da metà pomeriggio, e soprattutto in serata, diviene così molto più secca, in particolare a causa dei moti di subsidenza impressi dalla subtropicale oceanica in arrivo da Ovest. La sera, la nuvolosità ed i fenomeni cessano ovunque, anche sui rilievi più a Nord. Il Maltempo imperversa invece al Sud, in particolare tra la Sicilia, le Regioni Ioniche e del Basso Adriatico, alle prese con il transito attivo della Saccatura Nord-Atlantica. | Ed ecco una spettacolare "zoomata" sul Nord-Italia ripresa dal Satellite Circumpolare nello spettro del visibile, centrata a metà mattina. Si noti l'attivo fenomeno dello Stau a nord delle Alpi e lo "sfondamento" poderoso che interessa il versante sudalpino fino alla media pianura lombarda. Le correnti sono più decisamente Settentrionali rispetto al giorno precedente, quando invece erano caratterizzate da una componente più occidentale. Quasi tutta la Valpadana è interessata dal Föhn che soffia "incontrastato" da ovest ad est con valori termici in aumento e calo deciso dell'Umidità Relativa. Da notare invece la nuvolosità che si "organizza" sulla Romagna, e ancora più a sud sulle regioni centrali, la cui formazione è incentivata dall'intenso afflusso di aria fredda polare marittima in quota. Essa è capace di generare un notevole gradiente termico verticale, in grado, quest'ultimo, di contribuire alla formazione di nubi cumuloformi, associate a rovesci di pioggia o neve. | L'analisi sinottica relativa al giorno 6 gennaio evidenzia il progressivo e rapido aumento della pressione atmosferica più marcato sulla Svizzera Nordalpina. Il gradiente barico fra i due versanti montuosi si accresce e raggiunge valori intorno ai 12/14 hpa. L'accumulo di massa sul versante settentrionale delle Alpi è responsabile della formazione del classico "naso favonico" e dell'instaurarsi di un'intensa corrente settentrionale a carattere di Föhn che "spazza" l'intera Regione. Si notino, in verde, i valori di Dew Point negativi che si registrano anche nelle province più meridionali lombarde come quelle di Pavia, Cremona e Mantova, non certo così avvezze ad essere interessate dal vento di caduta alpino. Si osservi, infine, come in quota le isoipse si orientino definitivamente da nord verso sud evidenziando al mattino una curvatura ancora ciclonica e poi, nel pomeriggio-sera, una sostanziale neutralità della stessa. Il giorno successivo il peggioramento sarà definitivamente archiviato con l'Anticiclone delle Azzorre ormai ben proteso da ovest a ricoprire tutto il comparto alpino e l'Italia Settentrionale. | 6 gennaio 2012 - Analisi sinottica al suolo dell'Italia di NordOvest, scansione ogni tre ore | Osservando le scansioni Radar che si riferiscono alle primissime ore del mattino del 6 gennaio possiamo osservare come, rispetto al giorno precedente, la traiettoria dei nuclei precipitativi sia decisamente più settentrionale, stante la progressiva e piena meridianizzazione delle correnti portanti. La fenomenologia si rivela comunque meno organizzata rispetto al 5 gennaio in quanto non associata al passaggio di veri e propri sistemi frontali. La massa d'aria che impatta l'Arco Alpino è tuttavia ancora decisamente umida e provoca Stau moderato a nord della cerchia montuosa, soprattutto tra il Sopraceneri e l'Engadina. L'intensità della corrente a getto "stira" le precipitazioni verso sud e consente uno "sfondamento" ancora notevole in grado di raggiungere l'Alta Pianura, con fenomeni nevosi in calo fin verso i 700/800 metri fra il Triangolo Lariano e la Valsassina. Le precipitazioni insistono anche sull'Alta Valtellina, nonostante il Radar, per i motivi già descritti in precedenza, non riesca ad individuarle. Qualche debole piovasco a carattere convettivo si innesca tra il Milanese e la Bassa Padana. Si tratta, comunque, di fenomeni molto deboli, legati alla residua instabilità provocata dall'entrata di aria più fredda alla quota isobarica di 500 hpa. | Venerdì 6 gennaio 2012; ore 03.00-06.00 locali - Animazione radar precipitazioni Italia Nordoccidentale FONTE: www.landi.ch - Rielaborazione di Matteo Negri, scansione a venti minuti: www.meteolecco.it | Gli accumuli precipitativi sulla nostra Regione il 6 gennaio confermano quanto abbiamo visto dall'animazione del Radar Landi. Colpiti ancora una volta i settori nordalpini, con il Sopraceneri e l'Engadina che raggiungono mediamente i 5-10 mm e punte localizzate di 15mm. Stessi quantitativi per l'Alta Valtellina, la Valchiavenna e la Valmasino. Davvero curiosa la striatura di alcuni canali precipitativi, con il Föhn che sospinge i fenomeni nevosi attraverso i valichi alpini (Passo Spluga, Valmasino, Val Poschiavina e Forcola di Livigno). La fenomenologia raggiunge in maniera diffusa l'Alto Varesotto, quasi tutto il Sottoceneri, la bassa Valchiavenna e l'intero fondovalle valtellinese con accumuli tra i 2 ed i 5 mm. Mano a mano che ci si porta verso Sud le precipitazioni si fanno più disorganizzate e gli accumuli non superano mai i 2mm. E' il caso del Triangolo Lariano, della Valsassina, della Val Seriana, della parte più settentrionale della Valcamonica ed in genere dei Rilievi Orobici Centro-Orientali. Piovaschi sporadici e di debole intensità, con accumuli inferiori al millimetro si verificano tra il Comasco, il Lecchese e la Brianza, nonchè tra Bresciano e Mantovano. In queste due ultime province si fa sentire, come abbiamo già accennato in precedenza, l'instabilità post-frontale a carattere freddo ed un parziale "stau appenninico" in via comunque di graduale attenuazione. | 6 gennaio 2012 - Accumuli di precipitazioni in Lombardia - Elaborazione di Bruno Grillini sulla base dei dati rilevati dalla rete di stazioni CML | di Matteo Dei Cas Per potere comprendere l'entità dello sfondamento del muro del Föhn nel corso di questo evento, nonchè l'estensione e la tipologia delle precipitazioni associate al passaggio dei corpi nuvolosi, è necessario riesaminare brevemente le condizioni sinottiche in alta e media troposfera. E' particolarmente importante ricostrutire innanzitutto l'andamento delle linee di flusso ai livelli più alti della troposfera, nel nostro caso alla isosuperficie di 300 hPa, che corrisponde a circa 9000 metri di quota. A queste altitudini nei mesi invernali possiamo trovare le correnti d'aria più intense, dell'ordine di oltre 150-180 nodi in corrispondenza ad esempio dei punti di accelerazione della corrente a getto (Jet Stream). La scoperta della corrente a getto nel secondo dopoguerra ha letteralmente rivoluzionato la meteorologia sinottica: da quel momento si è infatti capito che gran parte dei fenomeni osservabili nei bassi strati, come lo sviluppo di un temporale estivo o l'approfondimento di una depressione, trovano una fonte di innesco dall'alto. Il passaggio della corrente a getto può perturbare quindi gli strati alti della troposfera: "alleggerendola", e quindi richiamando aria dai bassi strati (ciclogenesi); o al contrario "apppesantendola", e propagando massa verso il suolo (moti anticiclonici). Nel nostro caso specifico l'accelerazione della corrente a getto ha amplificato sensibilmente il trasferimento di massa dal Continente Europeo verso il Bacino del Mediterraneo, con effetti apprezzabili a tutti i livelli della troposfera. Alle quote medio-alte ad esempio la corrente a getto ha agito direttamente sospingendo aria molto umida sopra i crinali delle Alpi, "stirando" i corpi nuvolosi al punto da "tracimare" per diverse decine di chilometri verso la Pianura Padana. Alle quote sottostanti la corrente a getto ha favorito una propagazione verticale della quantità di moto, comportando una ulteriore accelerazione dei moti discendenti e quindi del vento orizzontale che fuoriesce dagli strati bassi della colonna (verso anticiclonico). In altre parole l'ingresso della corrente a getto è stata la principale resposabile dello sfondamento della nuvolosità frontale, del muro del Föhn ed anche dei venti di caduta che hanno raggiunto le quote di pianura con raffiche oltre i 70-80 km/h. La sottostante immagine animata ricostruisce "l'andamento probabile" delle linee di flusso a 300 hPa sull'Europa, nella finestra temporale compresa tra il 5 ed il 6 gennaio. Il protagonista assoluto è il ramo polare della corrente a getto (quasi sempre coinvolto nella genesi delle depressione alle medie latitudini), ed in particolare il punto dove la medesima corrente presenta il massimo relativo di velocità (Jet Streak, indicato nelle immagini con l'acronimo JS). La corrente a getto, inizialmente (12Z del 5 gennaio), presenta una componente più occidentale che settentrionale, quindi meglio favorevole all'ingresso perturbato. Possiamo infatti ipotizzare che quando un sistema frontale non impatta troppo perpendicolarmente le Alpi, la nuvolosità ad esso associata tende a sfaldarsi meno facilmente, conservandosi invece più integra. In altre parole, sembrerebbe che il fronte caldo abbia potuto sorvolare la nostra Regione seguendo una traiettoria tra WNW e NW, e quindi matenendo una componente occidentale che "avrebbe attutito" l'impatto della corrente contro la Catena Alpina. L'avvicinamento della corrente a getto in serata (accelerazione del vento in quota) avrebbe invece sospinto energicamente l'aria fredda, umida ed instabile ben oltre la nostra barriera montuosa: il fronte freddo ha potuto quindi "scavalcare" lo spartiacque alpino apportando fenomeni apprezzabili fino in Pianura Padana. Con il traslare verso est dell'onda anticiclonica (O. di Rossby) la corrente a getto ha assunto una componente più nettamente meridiana, tanto che il giorno 6 gennaio ha sorvolato da nord a sud la nostra Regione, facendo letteralmente "tracimare" l'aria umida che continuava ad ammassarsi a ridosso dei versanti esteri delle Alpi. L'intensità delle correnti ha quindi "stirato" verso sud una nuvolosità non tanto attribuibile ad un vero e proprio passaggio perturbato, quanto alla presenza di una residua instabalità post-frontale. In serata la pulsazione della corrente a getto ha raggiunto il Tirreno Meridionale, scemando di intensità sulle Alpi; l'aumento rapido di pressione a tutte le quote a nord delle Alpi ha permesso al Föhn, ormai "più chiaro", di scendere con la massima intensità sulle nostre zone pianura. Il lento traslare dell'onda altopressoria verso est da una parte ha indotto una decelerazione del flusso in quota, dall'altra ha favorito l'avvezione di aria più secca sulla nostra regione: entrambi i fattori hanno letteralmente spento lo Stau nord-alpino, dando luogo a partire dalla tarda serata del 6 Gennaio ad un generale miglioramento del tempo. | 5-7 gennaio 2012: Analisi GFS linee di flusso a 300 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas | La sottostante sequenza animata, ricavata dai quadri sinottici al suolo ed alle condizioni in media troposfera, evidenzia l'irruzione fredda che ha colpito tutto il nostro Paese, direttamente interessato da una massa d'aria polare marittima (mPk, di natura nord-atlantica) con un contributo più marginale di aria artica marittima (mA, dalla lontana origine islandese). La massa d'aria fredda, particolarmente apprezzabile in quota (isoterme di -30/-31°C a circa 5300 metri) avrebbe instabilizzato gli strati intermedi della troposfera, creando un "terreno fertile" allo sviluppo dei sistemi nuvolosi convettivi che hanno interessato la Pianura Padana nella serata del 5 gennaio, in corrispondenza del passaggio del fronte freddo. Altrettanto importante poi, sempre nella tarda serata, l'avvezione di vorticità positiva che ha accompagnato l'impulso freddo, creando un vero e proprio fattore di "innesco" dall'alto che certamente amplificato l'instabilità sulle nostre pianure, dove i sistemi convettivi si sono sviluppati in situ. In altre parole l'ingresso di aria fredda ed umida alle quote intermedie avrebbe instabilizzato dall'alto la colonna d'aria, mentra l'avvezione di vorticità avrebbe "risucchiato" masse d'aria dai bassi strati alimentando una circolazione ciclonica di origine inizialmente orografica. L'evento perturbato del 5/6 gennaio 2012 è calato nel contesto di un inverno meteorologico (almeno nella sua prima parte) caratterizzato da una configurazione stabile, che ha visto protagonista un anticiclone delle Azzorre (HP) piuttosto invadente sull'area euroemediterranea ed un Vortice Polare (VP) molto compatto: assetto definito dagli "addetti ai lavori" di NAO positiva. Una situazione, che per l'appunto in questi primi giorni dell'anno, è sembrata in parte destabilizzarsi: possiamo infatti notare un tentativo di "bilobazione" del Vortice Polare, con il comparto scandinavo che scende di latitudine in direzione dei Balcani, tanto da lambire marginalmente la regione Alpina centro-orientale ed i versanti adriatici italiani. Assetto di relativa instabilità, che presto ha ritrovato la sua consueta situazione di equilibrio con la spinta da ovest di una nuova rimonta alto-pressoria di matrice azzorriana, tale da riconquistare tutto il nostro Paese. | 5-7 Gennaio 2012: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas | di Matteo Dei Cas Lo "sfondamento del muro del Föhn" rappresenta un particolare tipo di tempo osservabile con una certa ricorrenza sui settori alpini della nostra Regione; anzi nelle "vallate di confine" (come l'Alta Valchiavenna e l'Alta Valtellina) una buona parte delle nevicate è rappresentata per l'appunto dai fenomeni di sfondamento, specie nelle annate caratterizzate da un inverno meteorologico da NAO positiva, nel complesso mite ed avaro di precipitazioni per le zone di pianura. Questo è quanto avvenuto ad esempio nel bimestre Dicembre 2011/Gennaio 2012, quando la costante ed "incomoda" presenza dell'anticiclone delle Azzorre ha impedito l'ingresso di perturbazioni atlantiche nel Mediterraneo, tali da favorire quelle configurazioni invernali "pro-pianura", mentre al contrario le Alpi sono state spesso interessate da alcuni passaggi perturbati. Rararmente un fenomeno di sfondamento riesce a raggiungere la pianura, per cui questo evento di per sè ha acquistato un elevato valore didattico, spiegabile in particolare dalla meteorologia moderna, che approfondisce lo studio dei parametri sinottici in media ed alta troposfera. Ecco dunque schematicamente come e quando potremmo attenderci in futuro un buon fenomeno di sfondamento, tale da raggiungere la pianura. Fase di ingresso dei fronti perturbati - Traiettoria di ingresso della perturbazione: non troppo perpendicolare alla Alpi, meglio con una componente nordoccidentale - Fronte caldo molto esteso, in grado di apportare una vasta nuvolosità media stratiforme sorvolando le Alpi fino a raggiungere la pianura - Fronte freddo sostenuto da una buona vorticità ciclonica (saccatura piuttosto stretta) e seguito da aria piuttosto fredda in quota in grado di instabilizzare la colonna d'aria dall'alto e dare origine a fenomeni convettivi Fase post-frontale - Aria fredda, ma soprattutto particolarmente umida e tale da dare origine ad un'intensa nuvolosità da sbarramento - Caratteri di persistenza dell'afflusso umido che impatta le Alpi, favorito dal ritardo della rimonta anticiclonica in quota che avvetta aria più calda e secca ed attenua l'intensità del corpo nuvoloso. Tecnicamente una lenta traslazione verso est dell'onda altropressoria di Rossby (che segue il passaggio dell'asse della saccatura) ritarda l'attenuazione del fenomeno Ruolo cruciale: la corrente a getto Senza di essa non dovremmo mai assistere (se non in rari casi, sempre possibili in meteorologia) a fenomeni importanti di sfondamento. - Sospinge aria umida contro i versanti esteri delle Alpi - Permette al muro del Föhn di "tracimare" oltre le creste dello spartiacque - "Stira" verso sud la nuvolosità che ha tracimato dalle Alpi di confine L'indebolimento della corrente a getto (o il suo spostamento) concomitante ad una rimonta altopressoria in quota determina la graduale attenuazione dello sfondamento del muro del Föhn (ed ovviamente anche dello Stau sopravvento) sia in termini di estensione della nuvolosità, che di intensità dei fenomeni; le precipitazioni a loro volta tornano a limitarsi alle vallate più vicine alle creste di confine, mentre si indeboliscono gradualmente. Al cessare delle nevicate il tempo sulle Alpi si stabilizza ed il clima torna repentinamente ad essere più mite, quando nel frattempo in pianura con l'attenuazione dei venti di caduta l'aria tende rapidamente a raffreddarsi. Si ristabiliscono quindi le inversioni termiche tipiche delle "invernate tranquille" ...che come abbiamo visto, seppure apparentemente statiche, in realtà non annoiano mai "la schiera dei veri meteoappassionati"! |
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