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.: Venerdì 22 novembre 2024
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Matteo Negri |
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Nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 ottobre - dalle ore 23 alle ore 02 locali - la zona del Basso Varesotto è stata interessata da un evento temporalesco importante, con attività elettrica estremamente intensa, precipitazioni localmente abbondanti e grandine (seppur di piccole dimensioni). Il sistema convettivo, a cella isolata rigenerante, ha presentato caratteri di marcata stazionarietà, insistendo sulle medesime aree per circa tre ore consecutive. La dinamica di questo episodio, molto particolare sia per genesi che per fenomenologia associata, è oggetto di analisi nel presente articolo. Nonostante si tratti di un caso particolarmente complesso, che una trattazione analitica - per quanto esaustiva - assai difficilmente può risolvere, cercheremo di inquadrare le condizioni che ne hanno favorito lo sviluppo.
ANALISI SINOTTICA
Per prima cosa è bene evidenziare che, nonostante si parli di un temporale, l’evento ha luogo in una situazione troposferica che, in Lombardia, si presenta apparentemente statica. Questo fattore complica l’analisi, in quanto le forzanti in gioco, a una prima osservazione, risultano poco evidenti. Per la stessa ragione, episodi simili rappresentano un rischio meteorologico importante, dal momento che si tende a sottovalutarne gli effetti per mero "disinteresse" previsionale.
Nel comparto europeo centro-occidentale si nota una moderata rimonta dell’Anticiclone delle Azzorre, proteso coi suoi massimi al suolo in direzione dell’Alta scandinava.
Risulta ben visibile l’effetto indotto dalla catena alpina, che, ostacolando l’afflusso d’aria da ovest in bassa troposfera, tende a preservare una massa d’aria più mite e umida in Valpadana, esaltando il gradiente di pressione tra il versante oltralpe e quello italiano. Tale promontorio anticiclonico, tuttavia, trova debole riscontro in quota dal momento che, sull’Europa nord-occidentale (in particolare su Inghilterra e Francia), staziona da giorni aria fresca e instabile, frutto di ripetuti impulsi perturbati nord-atlantici. Alle medio-basse latitudini è attivo un discreto flusso zonale (westerlies), con una blanda ondulazione disposta lungo i paralleli e corrente a getto che taglia a metà il Mediterraneo.
Il Nord Italia, alle ore 00 UTC di giovedì 8 ottobre, viene interessato dal transito di una linea di discontinuità in medio-alta troposfera. A un’attenta osservazione del campo termo-igrometrico a 500hPa, non sfuggirà la presenza di un’avvezione frontale fredda e secca in quota, tra l’altro palesata dal minimo relativo di -18/-19°C. Meteorologicamente parlando si tratta di una situazione “subdola”, in quanto è una massa d’aria potenzialmente in grado di incanalare instabilità in mezzo a un tessuto anticiclonico, in modo subordinato all’energia disponibile in bassa troposfera. La seguente rianalisi (GFS) illustra nel dettaglio la situazione:
E’ ben visibile uno stretto cavo d’onda in transito sulle Alpi, responsabile di una blanda avvezione di vorticità positiva sulla Lombardia nord-occidentale. In realtà va chiarito un concetto molto importante: la ventilazione in quota sull’Italia settentrionale è nel complesso molto debole (se non quasi nulla). Il picco di vorticità e divergenza su lato avanzante (ascendente) del cavetto d’onda risulta essere un fenomeno del tutto locale, che trova ragion d’essere nella curvatura estremamente pronunciata delle correnti in medio-alta troposfer
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