LA NEVICATA IN LOMBARDIA
La neve è caduta sulla nostra regione in modo irregolare a “macchia di leopardo” durante la quasi totalità dell’evento. A titolo di esempio ecco la sequenza del radar svizzero Landi relativa alla tarda serata del 3 gennaio.
3 gennaio 2008 ore 22 locali - Radar LANDI - FONTE: www.landi.ch
Nuclei sparsi di precipitazioni deboli (occasionalmente moderate) risalgono dal Mar Ligure lasciando molti lacune. Infatti sui settori settentrionali della regione la neve è apparsa come intermittente, minuta e rada. Le temperature al suolo tra 0 ed 1°C unite allo scarso apporto precipitativo non hanno permesso in molti casi un accumulo nevoso apprezzabile. Le aree più penalizzate sono state quelle a Nord e a NordOvest di Milano. E’ comunque evidente dalla dinamica del radar che i nuclei nevosi anzicchè intensificarsi per stau in pedemontana tendevano invece ad indebolirsi nel risalire verso Nord. Pertanto durante la "prevista apoteosi" la neve, a dispetto della tradizione padana, ha privilegiato i settori a Sud e ad Est di Milano. Nella mattinata del 4 gennaio, mentre a Malpensa iniziava a piovere, all’aeroporto di Linate continuava a nevicare abbondantemente. Pertanto, oltre al fatto che le precipitazioni facevano fatica a superare Milano in direzione Nord, il cuscino freddo sembrava resistere “alla rovescia” consumandosi ad Ovest prima del previsto. Spostandosi verso la Pianura Piemontese questo trend rimaneva costante. Torino capitolava con la pioggia prima del capoluogo lombardo. Probabilmente un fattore di disturbo locale estraneo al previsto richiamo sciroccale stava riscaldando e seccando la colonna d’aria a partire da NordOvest. E’ più che mai evidente l’irregolare distribuzione dell’accumulo nevoso in Lombardia a fine evento. Avvalendosi esclusivamente dei dati trasmessi dalle nostre stazioni B. Grillini ha potuto riassumere graficamente i quantitativi della nevicata nelle seguenti mappe.
Come potete vedere dalla mappa relativa al 3 gennaio la neve, ad eccezione di alcune località lacustri, ha imbiancato la quasi totalità della Lombardia. Questo è accaduto grazie alle condizioni termiche createsi con il debole ingresso freddo orientale. I quantitativi sono comunque mediamente al di sotto dei 5 centimetri, fatta eccezione del pavese e del lodigiano ove le precipitazioni nel corso della giornata hanno avuto un carattere più continuo.
3 gennaio 2008: accumuli nevosi in Lombardia - Dati in esclusiva della rete CML - Elaborazione di Bruno Grillini
Nella notte e nella mattinata del 4 gennaio ha proseguto a nevicare in modo importante in Lomellina, nel pavese e nelle aree a SudEst di Milano. Qui gli accumuli nevosi superano diffusamente i 10 centimetri con punte ovviamente più alte sull’Appennino. Nelle prime ore della notte inizia a piovere su mantovano, cremonese e bresciano; questo era prevedibile in ragione della conosciuta esposizione al richiamo caldo sudorientale. E’ stato invece inaspettato quanto è avvenuto sul varesotto e sul comasco: qui nelle tipiche nevicate da raddolcimento il cuscino freddo viene eroso più lentamente. Questa volta sul NordOvest lombardo la pioggia ha invece preso il sopravvento prima del previsto. In tarda mattinata con l’innalzamento dello zero termico la nevicata ha quindi gradualmente assunto importanza con la quota altimetrica. Buono quindi l’innevamento sulle Orobie e sulle Alpi Retiche, più scarso invece sui fondovalle.
4 gennaio 2008: accumuli nevosi in Lombardia - Dati in esclusiva della rete CML - Elaborazione di Bruno Grillini
Nel successivo weekend dell’Epifania la pioggia è tornata più diffusa in pianura e le nevicate hanno interessato le zone montuose con accumuli in genere oltre gli 800-1000 metri di quota. Questo grazie all’ingresso più deciso di una perturbazione atlantica. Si è aperto così un periodo felice per le nostre montagne con un innevamento garantito da un vivace flusso occidentale perturbato.
La mappa con l’accumulo nivometrico complessivo rende onore alla neve caduta generosamente su tutti i settori di Alpi e Prealpi nonché all’importante accumulo pavese del 3-4 gennaio.
1-7 gennaio 2008: accumulo nevoso complessivo in Lombardia - Dati in esclusiva della rete CML - Elaborazione di Bruno Grillini
La mappa con l’equivalente pluviometrico complessivo conferma il massimo precipitativo a Sud di Milano che corrisponde alla nevicata del 3- 4 gennaio. E’ apprezzabile anche l’accumulo sulle zone montuose, dovuto principalmente alle successive nevicate altimetriche “provenienti dall’Atlantico”.
1-7 gennaio 2008: equivalente pluviometrico complessivo in Lombardia - Dati in esclusiva della rete CML - Elaborazione di Bruno Grillini
Possiamo quindi affermare che la vera occasione per una diffusa nevicata è giunta quando ormai la colonna d’aria era "termicamente compromessa”. La fase più fredda ha quindi coinciso con il minimo pluviometrico. Le precipitazioni apprezzabili si sono verificate solo con l’inesorabile rialzo termico che ha accompagnato il cambio di circolazione.
BREVE REPORTAGE FOTOGRAFICO
Tra le numerose fotografie apparse sul forum CML nei giorni della nevicata ne ho selezionate quattro allo scopo di documentare il diverso innevamento tra il capoluogo lombardo ed il comasco.
Ecco il “Cuore” di una Milano innevata all’alba del 4 gennaio. L’accumulo è importante a dispetto dell’isola di calore della metropoli. L’innevamento, pur con temperatura vicina a +1°C, è stato possibile grazie all’intensificazione della nevicata durante la notte.
E' ovvio aspettarsi che gli accumuli crescano spostandosi verso la periferia. Dato che in Pianura Padana la nevosità cresce procedendo verso occidente è solito osservare accumuli più abbondanti ad Ovest di Milano. Questa volta invece è accaduto l’opposto: ecco Melzo con non meno di 15 cm di neve all’alba del 4 gennaio.
4 gennaio 2008 - mattina - Melzo (MI) - FONTE: Luka - forum CML
Spostandosi verso Como è calato vistosamente l’accumulo nevoso. Nelle campagne attorno ad Olgiate Comasco la neve è comparsa tra il 3 ed il 4 gennaio regalando poco più di una spolverata.
4 gennaio 2008 - mattina - Olgiate Comasco (CO) - FONTE: Renato64 - forum CML
Nel Triangolo Lariano (ed in genere sulle Prealpi) la nevicata ha assunto caratteri altimetrici, ossia è stata favorita con la quota. Salendo di altitudine si assottiglia lo strato d’aria a temperatura positiva, quindi la nevicata può continuare per altre ore. E’ alquanto significativa la foto scatta a Torno intorno a mezzogiorno del 4 gennaio: si notano i tetti imbiancati anche solo una cinquantina di metri sopra le case in riva al lago.
4 gennaio 2008 - mezzogiorno - Torno (CO) - FONTE: Maribor70 - forum CML
ANALISI TERMODINAMICA
Questo evento su scala locale è particolarmente difficile da descrivere e da analizzare. Sono davvero tante le differenze microclimatiche dovute principalmente all’orografia e all’esposizione alle correnti. In caso di “nevicate al limite” più che mai emergono queste diversità.
Iniziamo l’analisi dal comune elemento di partenza: quasi ovunque qualche fiocco di neve ha cominciato a cadere con temperature di poco sopra lo 0°C. Questo potrebbe trarre in inganno lasciando pensare all’assenza del cuscino freddo. In effetti fino alla soleggiata giornata di Capodanno le temperature diurne superavano diffusamente in pianura i +7°C. Eppure “una sorta di cuscino” si è creato proprio con un afflusso orientale freddo quasi concomitante allo scorrimento mite in quota. In poche ore il cielo si è coperto ostacolando l’irraggiamento notturno. Il freddo, meglio avvertibile in quota, si sarebbe propagato al suolo grazie al raffreddamento evaporativo delle prime precipitazioni. Si è trattato quindi di una nevicata “ibrida”: l'ingresso freddo e secco, quasi inavvertito in pianura, ha creato in quota le condizioni favorevoli inizialmente ad una nevicata altimetrica. Quindi, grazie all'avvezione umida in quota, la nevicata è diventata più tipicamente da scorrimento. Con questo tipo di nevicate l'andamento termico è caratteristico. Quando le precipitazioni iniziano ad intensificarsi la temperatura al suolo raggiunge un minimo dovuto all’approssimarsi al punto si saturazione; poi ha inizia un costante ed inesorabile aumento. In quota il riscaldamento dovuto all’afflusso caldo meridionale che scorre sopra il cuscinetto freddo è marcato e può raggiungere anche i 2 o 4°C in 24 ore. Il sondaggio di Milano Linate è rappresentativo delle condizioni termodinamiche avutesi sulla pianura padana centro-occidentale durante la nevicata. Come potete osservare il 3 gennaio la colonna d’aria è stata pienamente favorevole alle caduta di neve in pianura. La temperatura risulta infatti negativa a tutte le quote grazie al raffreddamento dovuto alla sottrazione di calore all’ambiente nell’intensificarsi della nevicata. Diversamente nelle successive 24 ore si è registrato il previsto riscaldamento. In una colonna d’aria prossima alla saturazione non ha più senso valutare le temperature di rugiada (DP) o meglio di bulbo bagnato (WB) dato che non si discostano molto dalla temperatura. Per favorire ulteriori nevicate in pianura è però necessario uno zero termico non superiore a 600-700 metri, specie se le precipitazioni sono di debole intensità. Per questa ragione non è sufficiente valutare le isoterme ad 850 hPa, ma si deve scendere all’analisi dello strato di 925 hPa o meglio più in basso.
Nel radiosondaggio relativo al 4 gennaio si nota un riscaldamento medio di 3-4°C con isoterme ancora favorevoli a nuove nevicate a quote collinari, ma “al limite” con la pioggia in pianura. In questo caso il radiosondaggio purtroppo non ha registrato la temperatura tra gli 800 e i 200 metri di quota, per cui l’interpretazione della quota neve non è precisa. Si può comunque apprezzare la rotazione ciclonica dei venti: orientale e fredda tra gli 800-1500 metri, al di sopra del quale prende sopravvento lo scirocco e l’ostro. Negli strati più bassi è invece presente qualche sbuffo debole di vento da Nord-NordOvest. Questo non è un particolare da sottovalutare, anzi è di cruciale importanza per spiegare come mai la neve non sia caduta così abbondantemente lungo le fasce pedemontane. In queste località, non essendo disponibile il radiosondaggio, dobbiamo avvalerci del tracciato di due nostre stazioni della rete del CML in provincia di Lecco. La stazione in quota si trova al M.te Cornizzolo a circa 1100 metri di altitudine. Questa località è pienamente esposta al richiamo meridionale. Il grafico conferma sia il calo termico del 1-2 gennaio che la graduale lenta ripresa iniziata nel tardo pomeriggio del 3 gennaio. La temperatura infatti, dopo avere raggiunto i -5°C, risale a 0°C in poco più di 24 ore per l'intensificarsi dello scirocco.
1-5 gennaio 2008 - Andamento termico alla stazione CML del M.te Cornizzolo (LC) - A cura di Matteo Negri
Il grafico relativo al vento evidenzia un'intensificazione del richiamo sudorientale a partire dal tardo pomeriggio del 3 gennaio. Questo rende ragione dell'inesorabile innalzamento della temperatura in quota. Lo scirocco ha continuato a spirare costantemente anche nelle 24 ore successive raggiungendo raffiche oltre i 40 km/h.
3-4 gennaio 2008 - Tracciato del vento alla stazione CML del M.te Cornizzolo (LC) - A cura di Matteo Negri
In quelle ore la circolazione nei bassi strati della fascia pedemontana era radicalmente diversa da quella in quota. Questo è dimostrato dall'andamento del vento relativo alla stazione urbana di Lecco centro. Si può osservare infatti che verso sera il vento, che aveva soffiato debolmente per tutto il giorno da SudSudEst, si orienta da Nord e si intensifica in modo apprezzabile. Con il cambio di circolazione smetteva anche di cadere la neve, o meglio cadeva una debole pioviggine.
3-4 gennaio 2008 - Tracciato del vento alla stazione CML di Lecco centro - A cura di Matteo Negri
Il vento da Nord ha innalzato lievemente le temperature anche nei bassi strati, pur mantenendo i livelli di umidità relativi prossimi alla saturazione. La costante ventilazione settentrionale ha pesantemente ridotto l'intensità delle precipitazioni che nelle successive ore della notte si sono presentate deboli ed occasionali.
L'accumulo nevoso di 4 centimetri caduti nella vicina stazione semiurbana di Valmadrera viene cancellato già nelle prime ore del giorno 4 gennaio.
ANALISI DINAMICA
E’ verosimile che nella notte a cavallo tra il 3 ed il 4 gennaio una imprevista ventilazione settentrionale nei bassi strati abbia ostacolato la diffusione delle nevicate verso NordOvest.
Un lieve effetto favonico avrebbe innalzato le temperature tra i 200 e gli 800 metri mantenendo elevata l’umidità a causa dell’ evaporazione delle precipitazioni in corso. In questo modo, grazie ad un riscaldamento nei bassi strati, i nuclei nevosi in risalita verso le Prealpi si dissolvevano. Ecco perché avrebbe iniziato a piovere in mattinata a Como, Varese, Novara e Torino mentre sui settori sudorientali continuava a nevicare. Nel primo pomeriggio lo scirocco che spirava da alcune ore sopra i 1000 metri è riuscito a rimescolare gli strati più bassi. A questo punto pioviggini e nebbie avrebbero conquistato quasi tutta la Lombardia eccetto alcune località del Pavese e del Basso Piemonte. La seguente mappa del vento al suolo supporta questa ipotesi. Lungo lo spartiacque alpino sembra coicidere la linea di origine dei moti catabatici. E’ presente un “foehn alto” a Nord delle Alpi dovuto all’intenso flusso meridionale in quota. E’ però anche osservabile un “effetto favonico basso” a Sud delle Alpi dovuto alla convergenza della massa d’aria in una depressione orografica creatasi sul cuneese.
Alla superficie di 850 hPa i venti di Ostro e Scirocco avvettavano aria gradualmente più mite destintata a scorrere sopra il cuscino freddo. Si nota la convergenza delle correnti attorno ad un minimo depressionario sulla Liguria.
4 gennaio 2008 - Previsione BOLAM: Vento e Temperatura Potenziale Equivalente a 850 hPa - FONTE: www.meteoliguria.it
Una circolazione simile si è mantenuta anche alla quota di 700 hPa come avviene nelle masse d’aria subtropicali che sono caratterizzate da uno spessore elevato.
Anche in questa mappa si nota una convergenza orientata verso il minimo depressionario principale che ha stazionato per molte ore ad Ovest della Corsica. E’ tuttavia costante anche la posizione del minimo secondario di natura orografica, punto di convergenza del richiamo settentrionale in discesa dalle Alpi. Tale vortice avrebbe ostacolato il previsto effetto di sbarramento orografico lungo le Prealpi.
4 gennaio 2008 - Previsione BOLAM: Vento e Umidità Specifica a 700 hPa - FONTE: www.meteoliguria.it
A quote medio basse i moti vorticosi associati alla nuvolosità più intensa si sono quindi concentrati tra il Cuneese-Alessandrino-Pavese. La mappa successiva individua il nocciolo di vorticità potenziale proprio in corrispondenza delle zone maggiormente interessate dalla nevicata.
4 gennaio 2008 - Previsione BOLAM: Temperatura e Vorticità Potenziale a 850 hPa - FONTE: www.meteoliguria.it
La posizione del minimo orografico sul basso Piemonte è dovuta alla particolare forma della chiostra montuosa che in quel punto delimita la pianura padana. Il flusso settentrionale richiamato dal minimo principale ad Ovest della Corsica si sarebbe quindi invorticato incontrando l’ostacolo montuoso.
CONCLUSIONI
Un insieme di variabili forse non del tutto valutate ha dato un risultato globale impreciso ai quantitativi pluviometrici previsti dai LAM.
Gli elementi principali sono da ricercare a scala continentale:
- posizione della depressione tra le Baleari e la Corsica quindi un po’ troppo spostata a SudOvest.
- minimo di bassa pressione stazionario per diverse ore senza progressione verso Est
- cut-off della depressione ed allontanamento a Sud del minimo chiuso
- ripresa posticipata del flusso oceanico con ingresso di una perturbazione atlantica a situazione termica compromessa per la caduta di neve in pianura
Con i conseguenti effetti a scala locale:
- ingresso orientale poco deciso e formazione di un debole cuscino freddo concomitante allo scorrimento mite. Ne consegue l’assenza di temperature negative al suolo con accumulo affidato quindi all’intensità della nevicata.
- formazione di un minimo secondario orografico sul basso Piemonte e convergenza delle correnti da nord nei bassi strati. In questo modo si potrebbe spiegare il richiamo settentrionale a bassa quota con locale riscaldamento favonico mascherato dall’evaporazione precipitativa
- movimenti vorticosi localizzati attorno al minimo orografico. Quindi debole spinta delle correnti umide dal mar Ligure e scorrimento verso NordOvest pesantemente limitato.
FONTI CONSULTATE