Il risultato del test tossicologico arrivo’ sul tavolo del commissario Rossi dopo due giorni dall’accaduto, ma non risolse il mistero della morte di Manfredi, dato che l’analisi del sangue aveva dato risultato negativo. Nel corpo del ragazzo non c’era nessuna sostanza tossica che poteva indurre un soffocamento od almeno non era rilevabile dai normali test. Fu rilevata solamente una piccola quantita' di sostanza stupefacente riconducibile probabilmente a qualche canna fumata in precedenza, ma nulla di piu'. Fu ordinato dallo stesso commissario di fare analisi piu’ approfondite per cercare di risolvere il mistero. Nel frattempo anche i colloqui con i familiari, gli amici ed i parenti non portarono alla luce particolari utili all’indagine. Il ragazzo conduceva una vita da studente tranquilla quasi anonima nella grande metropoli lombarda.
Nello stesso giorno verso le 22 il cielo si schiari’ all’improvviso ed un alito di vento caldo inizio’ a scendere dalle Alpi per poi propagarsi fino alla Brianza e da Monza giunse sul capoluogo lombardo. Alla stessa ora due persone, un ragazzo ed una ragazza stavano chiaccherando piacevolmente ed nello stesso tempo mangiando in un ristorante in una traversa di corso Italia. I due sembravano divertirsi molto quella sera. Il ragazzo era alto 1 metro e 85, capelli non corti biondi, occhi azzurri, labbra sottili, bei lineamenti del viso. L’ambiente era moderno ed anche i camerieri erano molto gentili. Si respirava un’atmosfera tranquilla, piacevole e rilassata. A quell’ora nonostante fosse tardi c’erano ancora molti clienti nel ristorante. I due ragazzi erano di Milano e fidanzati da piu’ di un anno. Avevano deciso di uscire quella sera d’inverno per spezzare la routine lavorativa quotidiana a meta’ settimana. Poco prima avevano assistito ad un film in un cinema vicino a via Torino, dopodiche’ a piedi si erano recati nel ristorante. Era scesa una pioggia debole mentre facevano il percorso da via Torino al ristorante ed infatti come due pulcini sotto la pioggia erano giunti nel locale con i cappotti un po’ bagnati perche’ per la fretta avevano dimenticato, una volta usciti di casa, di prendere l’ombrello. All’improvviso la ragazza senti’ un calore improvviso avvolgerla. Il suo nome era Laura, aveva 27 anni e lavorava come cassiera presso una banca italiana situata proprio nelle vicinanze di corso Italia. Aveva capelli lunghi neri che gli arrivavano fino alle spalle, occhi verdi, labbra sottili, era alta 1 metro e 75. I lineamenti del volto erano gentili e delicati il che la facevano apparire piu’ giovane dell’eta’ anagrafica. Si senti’ soffocare, smise di parlare con il suo fidanzato che ammutoli’ all’improvviso vedendola cadere per terra. Laura divenne cianotica e blu. E perse i sensi. Subito furono chiamati i soccorsi, ma nulla fu possibile per rianimarla. Per oltre 30 minuti i paramedici tentarono di riportarla in vita, ma anche il medico giunto sul posto non pote’ far altro che constatare il decesso. Nel frattempo tutti i clienti presenti nel ristorante presi dalla paura lasciarono il locale. Fu informata la polizia ed il magistrato di turno dell’accaduto ed entrambi giunsero sul posto.
Il commissario Rossi noto’ le analogie con la morte di Manfredi di alcuni giorni prima. Il medico legale disse che si poteva trattare di un avvelenamento alimentare, ma era ancora presto per dire qualcosa di definitivo, quindi avrebbe rimandato le conclusioni al giorno dopo. Il commissario ebbe la sensazione di essere alla caccia di un fantasma. Infatti chi poteva agire cosi’ indisturbato e senza essere visto?Senza lasciare neppure una traccia? In un locale pubblico o in una strada affollata...questi pensieri tormentarono per tutta la notte il commissario che alla fine non riusci' a chiudere occhio e l'indomani si sveglio' a pezzi, come se un rullo compressore l'avesse schiacciato.
(2- Continua)