La scientifica prosegui’ le rilevazioni per tutta la notte, ma non trovo’ la minima traccia biologica o materiale del colpevole o dei colpevoli. Solo impronte digitali riconducibili, come fu poi accertato, agli ospiti del ristorante o al fidanzato della ragazza o ai camerieri. Il locale fu completamente messo a soqquadro da cima a fondo ed analizzato in ogni minimo dettaglio, ma nulla di nulla. Tutti gli ospiti, i camerieri e i proprietari furono interrogati ma tutti furono concordi nel dire che non avevano visto nulla di insolito o strano. Nessuno si era avvicinato al tavolo, nessuno aveva visto nulla. Solo i camerieri avevano preso le ordinazioni e portato da bere e da mangiare.
L’indomani mattina arrivo’ sul tavolo del commissario Rossi il risultato dell’autopsia di Laura Dionisi, cosi’ era il nome completo della ragazza deceduta la sera prima nel ristorante di via Maddalena. “Cazzo!”, esclamo’ Luca, questo era il nome del commissario. “Punto e a capo!Siamo al punto di partenza!Nulla di chiaro anche da questa autopsia: morte per soffocamento, ma cause ignote!”. Luca chiamo’ con il telefono interno il tenente Spagnuolo nell’ufficio di fianco al suo. “Spagnuolo, chiama l’ufficio del medico legale e di’ di fare analisi tossicologiche piu’ approfondite anche per questo caso”. “Si’, signor commissario!Vuole un caffe’?” disse il tenente Spagnuolo. “No, grazie!Preferisco uscire”. Luca si incammino’ dalla questura in via Fatebenefratelli fin verso il quartiere Isola-Garibaldi. Chiese al suo superiore di avere una giornata libera, dato che la notte precedente non aveva chiuso occhio e gli fu accordato. Aveva bisogno di una lunga e rilassante camminata per riflettere su quello che stava succedendo e schiarirsi le idee. Percorse tutta via Fatebenefratelli fin verso la chiesa di San Marco, qui imbocco’ via San Marco fino ad arrivare in via della Moscova, dove nei pressi della fermata della metropolitana si fermo’ ad un bar sull’angolo per prendere un caffe’.
Su uno dei piu’ letti quotidiani del capoluogo un titolo a tutta prima pagina e a grossi caratteri, irrito’ ulteriormente Luca, gia’ di pessimo umore, quando lo acquisto’ in un’edicola vicino al bar in cui si era fermato. Recitava: “Misteriosi omicidi a Milano. La polizia brancola nel buio”.
Anche i risultati piu’ approfonditi dei test tossicologici sul corpo di Manfredi non avevano portato a nulla. Luca ebbe la sensazione di trovarsi in un vicolo cieco o meglio in un labirinto in cui si e’ persa ogni traccia dell’uscita. Il commissario non era dell’umore migliore quella mattina, decisamente no.
Era un giorno molto freddo, il cielo era sereno e dopo l’inusuale caldo della notte e di parte della mattina, nel pomeriggio la temperatura inizio’ a calare.
Il commissario Rossi si incammino’ verso corso Garibaldi in direzione del centro, imbocco’ un vicolo in zona Brera e dopo poco fu in piazza Duomo. Come ogni giorno la piazza era affollata da turisti e persone di ogni genere. Alcuni piccioni si sollevarono in contemporanea ed andarono a posarsi sulle guglie della facciata del Duomo. Luca attraverso’ la piazza e si diresse in via Torino, dove si fermo' in una trattoria per il pranzo. Dopo pranzo si reco' verso corso Italia. Ruppe i sigilli che erano stati apposti all’entrata del ristorante giapponese di via Maddalena ed entro’ nel locale, dove si sedette ad un tavolo ed inizio’ a pensare. Qui alla fine per la stanchezza si addormento’ fin verso sera, quando all’improvviso fu svegliato da due agenti che si erano recati li’ per sorvegliare il luogo del delitto. Alla fine il commissario Rossi decise di rientrare a casa per riposarsi. Abitava in via Varese in un piccolo appartamento che aveva acquistato qualche anno prima grazie ai risparmi messi da parte con il suo lavoro. Non appena tocco’ il cuscino, Luca si addormento’ profondamente.
(3-Continua)