Un giovane uomo stava correndo in un fitto bosco che si trovava poco distante dall’ospedale dove era ricoverato in seguito al manifestarsi dei sintomi di una schizofrenia paranoide sempre piu’ grave. L’ospedale si trovava appena all’esterno di quella che in epoca passata era conosciuta come citta’ di Milano, ma che con il passare del tempo era diventata una metropoli inglobando varie citta’ dell’hinterland e che aveva raggiunto la popolazione di circa 5 milioni di abitanti.
Dal bosco si poteva vedere l' intreccio dei vari livelli autostradali e il fitto via vai delle navicelle spaziali che arrivavano da tutte le direzioni e localita’ sia terrestri che interstellari.
Il giovane uomo di circa 30 anni, capelli neri abbastanza lunghi, lineamenti asiatici con occhi a mandorle di colore scuro e labbra non troppo pronunciate era fuggito dall’istituto, dove era ricoverato, calandosi in una galleria che era riuscito a scavare giorno dopo giorno e con grande pazienza all’interno della sua camera. All’insaputa di medici ed infermieri che gli facevano visita quotidianamente per accertarsi del suo stato di salute sia fisico che psichico aveva scavato un tunnel lungo qualche centinaio di metri, che usciva poco sotto l’alto muro che circondava tutto l’ospedale ed alla cui sommita’ vi era del filo spinato. Il muro era sorvegliato con telecamere e da guardie che indossavano uno speciale fucile laser. I guardiani iniziarono a sparare alcuni raggi laser per immobilizzare il fuggitivo, ma non ebbero fortuna. Soffiava un forte scirocco ed il cielo si stava coprendo di nuvole che minacciavano pioggia. L’uomo era di origini cinesi e si chiamava Yan. Era in cura nell’ospedale psichiatrico di Mimo (cosi’ si chiamava la nuova area metropolitana nata dalla fusione della vecchia Milano con le altre citta’ vicine) da alcuni anni, ma senza alcun miglioramento sostanziale.
All’improvviso davanti all’uomo, mentre trafelato continuava a correre per cercare di sfuggire ai suoi inseguitori, appari’ una forma luminosa abbagliante, somigliante ad una porta. Yan decise di entrare e vedere quello che succedeva, non senza qualche timore. Non appena introdusse uno dei due piedi all’interno della porta venne come risucchiato e prima di rendersi conto di quello che stava succedendo fu catapultato nell’epoca presente dove si vide di fronte il malcapitato Manfredi, che agli occhi di Yan, in preda ad uno stato allucinatorio, causato dalla sua malattia, sembro’ un grande serpente da strangolare con tutte le sue forze. Appena fini’ di uccidere il rettile, o quello che a lui sembrava un animale, il giovane cinese decise di varcare di nuovo la porta spazio-temporale che continuava a seguirlo e si trovo’ cosi' nella sua epoca, il 2200, nello stesso luogo da dove era partito.
Finalmente i guardiani dell’ospedale avevano smesso di cercarlo e poteva tranquillamente cercarsi un rifugio sicuro dove passare la notte e meditare sui suoi prossimi passi.
(9-Continua)